Gli
untori dell'ultima Era
Mi
sembra che la gente - non tutta per fortuna - spesso perde la sua individualità
di pensiero, d'opinione, per fondersi assieme diventando un tutto uno.
Una voce indistinta nel coro di quelli che più gridano più
si convincono d'avere ragione. Gli basta udire "dalli all'untore"
per sentirsi immediatamente parte ed approvarne la caccia se non addirittura
farla propria.
Non servono ragionamenti, prove contrarie, spesso evidenti a spiegare
che non tutti sono untori, che la colpa di certi avvenimenti non è
generale e non appartiene a tutti quelli che la pensano diversamente
da loro e nemmeno ad una sola delle parti in causa. Non serve ora, come
non è mai servito nel passato.
Ben vengano, allora, quelli che buttano il cervello nel mucchio per
certi individui che così possono manipolarli, ergersi a condottieri,
sfruttarli per i propri interessi economici, politici e anche religiosi.
Possono contare su di un esercito fedele, pronto ad accettare qualsiasi
dottrina e facile da convincere perché gli va bene in ogni caso
ciò che gli è detto.
E' un seguito che in realtà non vuole pensare e ben venga chi
lo fa al posto suo. Pronto a giudicare e condannare spesso senza conoscere
la storia, l'origine dei fatti, le motivazioni che li hanno creati.
Come giurati che entrano la prima volta in aula il giorno in cui si
deve decidere il verdetto, senza aver ascoltato l'intero dibattimento.
A volte si agitano in rabbiose dimostrazioni eccitandosi a vicenda,
urlano slogan e, se interpellati sui motivi della loro protesta, non
sanno nemmeno spiegarla arroccandosi dietro un "perché sì",
come padri che non sanno dare una risposta alle domande dei figli. Incrollabili
sostenitori di chi li guida, negano anche l'evidenza pur di non ammetter
d'aver riposto male la loro fiducia e di non sapere nemmeno perché
lo fanno.
Nascono così le guerre di religione e di conquista, le prese
di potere, la xenofobia, le pulizie etniche. Nascono da quei pochi che
gridano all'untore e da quei tanti che ci credono. Perché non
c'è condottiero senza esercito, come non c'è esercito
senza condottiero. E non c'è più pericoloso sordo di chi
non vuole ascoltare se non quello che gli conviene.
Una volta era sufficiente conquistare un castello, una città
e farla propria per diventarne principe ed esigere i balzelli, far fare
agli altri quello che si voleva. Oggi, al contrario, nell'era della
comunicazione, l'importante e farsi udire, leggere, vedere ed il grido
può raggiungere chiunque e trovare facilmente un seguito di fedeli.
Trascinare le masse, condizionarne il pensiero, e a volte istigarne
l'odio e la violenza è sempre più facile, è sufficiente
avere una certa comunicabilità ed i mezzi per farlo. Radio, televisioni
ed Internet sono diventati i pulpiti dai quali gridare, sapendo di avere
un auditorio di milioni di persone e tra queste tantissime pronte a
bersi di tutto.
E quello che sta accadendo nel mondo dopo i fatti dell'undici settembre,
ne è un'ulteriore prova, vedendo tanta gente pronta a schierarsi
in ogni caso, anche se non ha le idee chiare e poco sa se non quello
che gli è detto. La fonte è presa lo stesso per buona
ed i concetti, buoni o cattivi, come un eco planetario si diffondono
coinvolgendo milioni di persone.
Dell'Islam pochi sanno e dubito che molti s'informino ed è quindi
preso in toto ed in toto giudicato nel bene o nel male e così
i fatti della Palestina, più di cinquant'anni di storia che per
tanti inizia appena adesso, oppure sull'immigrazione, sulla globalizzazione,
sulle grandi potenze.
Slogan con accuse o difese alimentano odi che con maggior conoscenza
non ci sarebbero, se non dopo un'accurata distinzione tra uomini negativi
e interi popoli.
E' triste vedere come pochi, con le parole più che con i fatti,
sono in grado di manipolare la gente, di fomentare l'odio, di fare delle
loro teorie una verità assoluta. Sono teorie quasi sempre prive
di una giusta valutazione a monte, di un calmo ragionamento e le soluzioni
sono radicali. Ne sono la prova personaggi come Hitler e, come lui,
tutti i dittatori, siano stati dell'una o dell'altra fazione estrema.
Ho sempre rifiutato ogni estremismo così come ho sempre guardato
con scetticismo e timore coloro che hanno la soluzione pronta, definitiva,
assoluta e ne ho trovati tanti ultimamente. Uomini che rifiutano il
dialogo e con la massima facilità e certezza giudicano e condannano.
Ogni cultura ha i suoi radicalismi e vanno sempre presi per quello che
sono: normalmente privi di buon senso, di tolleranza e di quella comprensione
necessaria ad accettare gli altri, diversi o no che siano.
Allora c'è chi è pronto a ributtare a mare ogni immigrato,
a fare di tutti gli islamici dei terroristi, oppure ad aprire le porte
a tutti, a giustificare la morte d'innocenti causata da altri che diventano
a quel punto martiri e si finisce così per distinguere i morti
dai morti. Quelli buoni e quelli cattivi, le morti giuste da quelle
ingiuste.
Libertà, sopravvivenza, sono di ognuna delle parti che ne ha
uguale diritto, ma questa è teoria perché il mondo non
è retto dal buon senso, ma da interessi enormi che viaggiano
ben sopra le teste della gente e se ne fregano di diritti e libertà,
di fame e povertà. I loro generali sono quegli "aizzapopoli"
che gridano all'untore e sono essi stessi untori, che sparano giudizi,
che si fanno porta vessilli, che creano martiri e vittime.
Questi interessi tengono i nostri fili per potersi gestire il potere
e non hanno sulla bandiera stelle e strisce o la mezzaluna, la falce
e il martello o la stella di Davide, ma il motto: divide et impera.
paolo
carbonaio |