Ogni giorno, giornali, tivù e la rete con i suoi social, ci prendono per mano e ci portano a fare quattro passi nel delirio. Notizie serie, raramente piacevoli, fatti di cronaca ci tengono aggiornati su quanto avviene nel mondo.
Tutti possono dire la loro e navighiamo tra infinite opinioni e conseguentemente ce ne facciamo anche noi una tutta nostra. C’è chi si indigna, chi si diverte, chi rimane scioccato e incredulo. Comunichiamo a faccine, e simboletti vari per esprimerci, se proprio non ce la sentiamo di scrivere un commento vero e proprio. Ultimamente e tantissimi lo hanno riportato, un personaggio politico, si fa per dire, ci ha spiegato che la tolleranza è soprattutto il rispetto delle idee altrui, delle altre fedi.
Il che non è sbagliato se il fatto avviene “cum grano salis” (fonte Plinio il vecchio) ma anche in forma reciproca, aggiungerei io. Insomma, tanto per farla breve, sarebbe giusto secondo questo personaggio, ma non solo lui (anzi lei) che nei cimiteri si montassero delle tendine, abbassabili alla bisogna, per coprire le croci, così da non urtare la sensibilità di coloro che non sono cristiani.
Partendo da questo presupposto si potrebbe arrivare ad oscurare tutte le croci che svettano sulle guglie delle chiese, sui monumenti, sulle cime dei monti e, perché no, appese al collo di coloro che si azzardassero ad indossarle tenendole in bella vista. Insomma un futuro di oscurantismo imposto che, tuttavia, otterrebbe per contro la felicità e la ricchezza delle le ditte specializzate nel confezionare tende, come ad esempio la rinomata ditta Arquati.
Io non sono certamente un uomo religioso, anzi tutt’altro. Sono stato battezzato nella chiesetta di San Silvestro a Trieste, della Comunità Evangelica, e quel giorno molto lontano è terminato il mio percorso di fedele protestante. E’ iniziato invece pochi anni dopo, con la scuola il mio coinvolgimento alla possibile esistenza di Dio e mio padre, vedendomi perplesso se credere o no in un essere supremo, mi ha dato la sua personale lezione di religione. Mi ha toccato la fronte e poi il petto all’altezza del cuore con il dito dicendomi: se cerchi Dio lo trovi qui e qui, sempre, almeno finché ti comporterai da persona giusta e leale. Molti anni dopo, leggendo un’intervista fatta da Oriana Fallaci a Papa Ratzinger, al quale la mia giornalista preferita aveva spiegato di essere atea mi ha colpito la risposta del Papa: Non importa se lei sia atea, l’importante è che si comporti come se Dio esistesse.
Fu quel giorno che mi ricordai della lezione di mio padre. Due lezioni indimenticabili, due ragionamenti che non facevano una grinza.
Ma torniamo alle tendine. Smettiamola con queste pagliacciate e cerchiamo di rispettare la nostra cultura, più che la nostra fede che è assolutamente individuale e personale e parliamo di cose serie. Facciamola rispettare perché è nostra e ne siamo parte assoluta come coloro che ci hanno preceduto, secolo dopo secolo. Rispettiamo anche quella degli altri ma a condizione che il rispetto sia reciproco e senza “se” e senza “ma” e questo vale per tutto, dalla religione alla famiglia, dall’arte alla storia passata.
paolo
carbonaio |