Le
streghe di Salem. Ovvero, ritorno al passato.
La
storia del processo alle streghe avvenuto nel 1692 a Salem in Massachusetts,
raccontata in un film che ho avuto l'occasione di rivedere alla televisione,
mi ha fatto riflettere, non solamente per l'ottusità e l'insensibilità
degli inquisitori, ma anche per l'atteggiamento degli abitanti di Salem
nel condannare e pretendere la morte per impiccagione degli accusati.
Una comunità che l'ignoranza e la superstizione ha unito rendendola
isterica e spietata nei confronti di loro concittadini, stoltamente
sospettati di stregoneria.
Urlare giustizia e condannare facendosi scudo della folla è una
pratica umana da sempre, come da sempre la folla giudica spesso senza
sapere e, colpa ancora peggiore, senza pensare liberamente, travolta
e schiava di quella sensazione di potere e impunità che provoca
la moltitudine.
Guardando il film, il pensiero spontaneo per comprendere i fatti è
che si era nel milleseicento e la gente poco istruita e piena di pregiudizi.
Superstizione e fanatismo religioso erano sentimenti comuni e la mancanza
d'istruzione caratterizzava la popolazione. Clero e governo assieme
imponevano Leggi che pochi contribuivano a creare e le pene erano crudeli,
come spesso era crudele la vita che si conduceva. Liberalismo e democrazia
erano concetti nuovi e ancora da diffondere, nonostante la Rivoluzione
Francese e poi quella Americana. Oltre a ciò, l'informazione
era scarsissima e negata alla gran parte della gente dei ceti inferiori.
L'interpretazione delle Sacre Scritture eccedeva spesso nell'integralismo
e credo religioso e potere cavalcavano assieme, mentre le comunità
erano tenute al guinzaglio con la paura, le torture e la morte.
Ora,
nel terzo millennio, c'è da chiedersi cosa è cambiato?
Ci sono ancora tribunali e folle che condannano le streghe come a Salem?
La gente che urla "a morte", quel tribunale, sono solo un
infelice ricordo della nostra storia, oppure nulla è cambiato
se non nella forma?
Oggi, salvo casi estremi, tortura e roghi sono scomparsi, ma l'animo
della folla, No.
Ancora si grida all'untore e si vuole fare giustizia sommaria. Ancora
oggi funzionano i tribunali del popolo dove giudizi affrettati e ambigui
processi condannano coloro che si macchiano di essere diversi, di emergere
troppo dalla massa, si censurano le loro idee, si rifiutano i pareri
diversi e gli atteggiamenti che non sono compresi. Ancora oggi, inquisitori
trinaricciuti, come avrebbe scritto Guareschi sul Candido, per interessi
di parte aizzano le menti semplici per assemblare le gogne della finta
morale, del falso interesse comune, dove additare i colpevoli di appartenere
ad altre religioni, altre razze o, vergognosamente, ad altri partiti.
Articoli di giornali, cartelli nei cortei e dichiarazioni pubbliche
sono a volte i pezzi di legno con cui costruire nuove berline dove distruggere
la credibilità degli avversari. E la folla spesso li asseconda,
pronta ad unirsi al coro e a ripetere come un pappagallo slogan e accuse,
malanimo e voglia di giustizia: quella chiesta dall'inquisitore del
momento.
Ma non capita purtroppo solamente nei Paesi più arretrati, succede
anche nella nostra civile democrazia occidentale, dove assistiamo sempre
più spesso ad immagini di folle che bruciano bandiere e pupazzi,
che potrebbero un giorno appartenere ad esseri vivi e morire così,
straziati dall'odio della folla, perché la linea che separa la
simulazione dalla realtà è fragile quando le coscienze
sono offuscate dagli animi eccitati.
Pensiamo
che questo spettacolo non ci appartiene, abituati ai nostri tribunali,
al rispetto dei diritti di tutti, alle accuse che dovrebbero essere
provate, prima della condanna. Anche sulle condanne siamo sempre più
morbidi nella convinzione che tutti hanno diritto al pentimento e alla
redenzione.
In certi casi, però, falsità, calunnia e giudizio viaggiano
assieme e la gente si lascia influenzare anche per un solo "si
dice" o per un sospetto abilmente diffuso da chi non ha scrupoli
pur di ottenere ciò che vuole, perché l'opinione pubblica
è influenzabile e c'è sempre la possibilità che
possa essere "gestita" da chi intende condizionarla a proprio
vantaggio.
E'
accaduto ai Cristiani durante l'Impero Romano, ai Protestanti e agli
Ebrei sotto la Chiesa Cattolica, alle streghe e a qualche illustre mente
di scienziato come Galileo, oggi capita agli extracomunitari e ancora
agli Ebrei, a qualche personaggio "preso di mira", come è
accaduto ad Enzo Tortora, oppure ai nostri stessi rappresentanti del
Governo, se non addirittura ad un'intera Nazione come l'America.
Odio e livore riempiono giornali e trasmissioni televisive, cortei e
manifestazioni, e riescono addirittura a trovare spazio alla Camera,
appena, appena dissimulati sotto l'atteggiamento formale di qualche
Parlamentare. Odio, livore e rancore che a cinquanta anni di distanza
non permettono ancora di accettare che se ora siamo qui a parlare e
scrivere liberamente, lo dobbiamo anche alle migliaia di giovani che
hanno attraversato l'oceano per venire a restituirci la libertà
e per molti di loro anche a morire.
Condannare a parole è facilissimo e non è punibile e certe
campagne di sdegno e denuncia sembrano più campagne elettorali
che nobili azioni a difesa della Libertà e della Giustizia.
Ma anche questo fa parte della nostra democrazia, che è giustamente
imperfetta perché rispetta le idee ed i diritti di tutti. Ma
ha pure le qualità che la rendono unica, come la possibilità
di migliorarsi e di fare autocritica ed è aperta e visibile per
chiunque la voglia conoscere o vivere. Per ultimo, permette a tutti
di partecipare alla scelta di chi dovrà governare e legiferare.
Quindi, non c'è da meravigliarsi se anche nelle democrazie, ogni
tanto si processano le streghe come a Salem. Tutto sta nel cercare di
mantenere processo, condanna o assoluzione, nei limiti della vera Giustizia
e delle Leggi che ci siamo dati. Ma per conservare questo nostro libero,
anche se imperfetto modo di vivere, dobbiamo cercare ad ogni costo di
non perdere mai il senso della misura, quelle caratteristiche che fanno
della Democrazia il mondo migliore dove vivere, il mondo che anche i
più accaniti oppositori e contestatori denigrano, ma non abbandonerebbero
mai per andare a vivere in altri Paesi dove in galera si finisce facilmente
anche per morirci, dove la lapidazione e la forca sono reali, dove le
urne sono quelle cinerarie e non elettorali, dove le opinioni sono uniche
e imposte e dove la vita umana si può spezzare impunemente anche
per solo scopo propagandistico.
Perché è proprio in quei Paesi che i processi alle streghe
non sono cambiati affatto, ma sono rimasti cruenti e ingiusti come a
Salem e, dopo gli ultimi assassini compiuti dai terroristi in Iraq,
ancora peggiori di quanto noi Occidentali avremmo mai potuto immaginare.
Credo che i nostri sbagli e i nostri difetti, per quanto odiosi e turpi
siano, devono essere sempre corretti e puniti da noi stessi e nel seno
della nostra civile democrazia che deve essere difesa ad ogni costo,
perché, dio ce ne scampi, ci può capitare di tornare indietro
nel tempo e ritrovarci in quel mondo dove le folle circondano i roghi
per bruciare gli eretici infedeli e che ancora oggi ci mostrano la loro
crudeltà "giustiziando" un uomo innocente davanti ad
una telecamera, come tremila anni fa si sacrificava un capretto per
appagare la sete di sangue di un dio di pietra.
paolo
carbonaio
Pubblicato
nella rubrica "Sottocoperta"
del settimanale on line |
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