Il
Grande Cellulare
Filippo,
hai visto il mio telefonino? E' più di un'ora che lo cerco disperatamente
e non lo trovo più. Ho guardato nelle tasche della giacca, in
quelle dei pantaloni, anche tra la biancheria da lavare nel cesto in
bagno, ho controllato nei cassetti e negli armadi, ho vuotato il borsello
e lo zainetto, mi sono messo gattoni e ho perlustrato sotto tutti i
mobili di casa. Non ho tralasciato nemmeno di guardare nel forno, eppure:
nulla. Sembra svanito come una bolla di sapone. Ho rivoltato l'intero
appartamento come un calzino e sono disperato.
Con la storia che sono sempre reperibile grazie ad esso, non lo lascio
mai e me lo porto ovunque, anche per tutta la casa, tanto che ormai
fa parte di me, è diventato il mio terzo orecchio, la mia seconda
bocca, una protesi insostituibile, irrinunciabile.
Dio mio, speriamo che non mi sia caduto di tasca mentre portavo a passeggio
Alice, forse mentre raccoglievo i suoi ricordini. Mai avuto un cane
come lei, tanto costante in questa sua attività da farmi girare
con le tasche piene di sacchetti come la cassa di un supermercato. Secondo
me, quel cane dentro ha solamente un lungo tubo: da una parte entra
e dall'altra esce. Ma quando trova il tempo di digerire? Mah!
Insomma, Filippo, vuoi smetterla di poltrire sul divano e darmi una
mano a cercarlo? Non ti rendi conto della mia angoscia? Pensa se qualcuno
mi sta cercando? Qualche amico, parente o, peggio, un editore che mi
vuole pubblicare! E se fosse un produttore cinematografico, un regista
della Rai, di Mediaset? Sarebbe un dramma scoprire un giorno che mi
sono perso l'occasione di essere l'autore di un romanzo scelto da Spilberg
per il suo prossimo film da Oscar. Coi tempi che corrono, quando tutti
sembrano vivere col pepe nel popò, potrebbe andare di fretta
e non trovandomi, rinunciare e cercarsi un altro autore. Uno col telefonino
a disposizione, non come me che me lo perdo. Ma dove ho la testa!
Te l'immagini? Un'occasione così, svanita perché sono
irreperibile. Da strozzarmi da solo.
Oltre a tutto, tu non lo sai, ma da questa mattina il mio server è
in tilt e non riesco a collegarmi alla posta elettronica. Morale, non
posso nemmeno scoprire se qualcuno mi ha scritto! E intanto le e-mail
si accumulano ed io non le posso leggere. E' pazzesco! Oggi ne esco
matto! Almeno avessi accettato la clausola della segreteria telefonica,
oppure il trasferimento di chiamata! Tutto per risparmiare… Che
situazione insopportabile!
Mi sento uno escluso dal mondo. Un paria, un emarginato dalla società.
Un naufrago sulla zattera del Medusa. L'ultimo rimasto, prossima preda
degli squali dell'indifferenza. La tua. Sì, perché mi
chiedo come fai ad essere così insensibile? Non vedi in che stato
di agitazione mi trovo? E pensare che verso di te ho un amore quasi
paterno, sei il mio gatto preferito e tu lo sai bene e, nonostante ciò,
te ne stai in panciolle a guardarmi mentre mi dispero. E poi dicono
che avere un animale per amico è la cosa più bella che
possa capitare ad un umano. Evidentemente si riferivano ai cani, certamente
non ai gatti come te.
Intanto il tempo passa ed io sono senza cellulare. Ma sarà così
anche per gli altri o sono solo io preda della MCC, il Morbo della Comunicazione
Continua? A guardarci attorno, non c'è persona senza il telefonino
e si vive tra musichette continue e tipi che parlano da soli e gesticolano.
Il Grande Cellulare ci guida dall'alto delle sue Antenne. Domina la
nostra Vita. A Lui ci rivolgiamo, offerti in voto, fedeli ascoltatori
del suo Verbo. Un Verbo dai mille toni, quelli degli amici, dei parenti,
dei contatti d'affari, che dispensa miliardi di parole, trilli e melodie.
Il Grande Cellulare Onnipresente anche con i suoi messaggini. Lui, il
Tutto ormai, Internet compresa.
E se improvvisamente l'aria di questo nostro pianeta si opponesse e
riconquistasse la sua libertà? Quella di propagare solo il canto
degli uccelli, il sospiro del vento, il frusciare della pioggia, il
ruggito dei temporali. Basta con la propagazione di onde radio, elettromagnetiche.
Solo suoni originali, naturali. E basta anche con i rumori molesti dei
motori delle auto e delle moto. Basta voci dai televisori e dalle radio.
Basta tutto.
Il mondo ammutolirebbe e se ne rimarrebbe congelato a bocca aperta,
lo sguardo perso. Ognuno solo e abbandonato a se stesso ad ascoltare
il proprio respiro. Fantascienza. E intanto io non trovo questo dannato
telefonino!
Aspetta un momento, amico mio. Mi è venuta un'idea: ora chiamo
il mio cellulare dal telefono fisso e così lo rintraccio grazie
alla sua suoneria. Se è in casa, a forza di girarla, lo sentirò
certamente. Fatto, ho composto il numero e adesso questa angoscia finirà.
Sì, lo sento, sento il suo trillo smorzato, come se fosse sepolto
sotto un materasso. Lo sento appena ma lo sento ed è qui vicino,
anche se non lo vedo. Il suono viene dalle tue parti, Filippo, dal divano
e dalla tua espressione felice sembra che qualcuno ti stia solleticando
il pelo vero? Una dolce vibrazione che ti rilassa, diabolico gatto!
La vibrazione del vibrocall del mio telefonino sepolto sotto al tuo
popò da pelandrone! Sparisci gatto infido, prima che ti vendo
ad un domatore di pulci per fare da camper ai suoi atleti quando va
in giro per le piazze dei paesi! Sparisci e non farti più vedere!
Ma poteva capitarmi un gatto più balordo?
paolo
carbonaio |