La
pace o la guerra
C'è
odore di guerra nell'aria, Filippo, e non si parla d'altro. Ogni momento
siamo bombardati da notizie e commenti che ci sballottano da una possibilità
all'altra e ci coinvolgono moralmente in una scelta che, come la pallina
di un flipper, saltella dalla certezza, alla quasi certezza, dalla supposizione,
al sospetto.
Ma tu, amico mio, che ne dici? Saddam le armi di distruzione di massa
le ha oppure no? E se le ha, dove diavolo le tiene? Forse nel frigo
bar del suo ufficio presidenziale. Già, sarebbe un'angosciante
possibilità se è vero che una sola fialetta di micidiali
bacilli può sterminare una città o peggio. Altro che bomba
atomica che per piccola che sia richiede almeno una borsa da ginnastica!
Il baffuto personaggio che tutti considerano un crudele dittatore, potrebbe
tenersi la fialetta assassina addosso, in un astuccio ermetico, come
noi portiamo in tasca il portamonete traboccante di centesimi di Euro.
Te lo immagini tu, mentre dalla finestra osserva ridendo sotto i baffi,
gli ispettori dell'O.N.U. che girano per il paese come topolini in gabbia
alla ricerca di quello che lui custodisce nelle mutande?
E te lo immagini come salterebbe la mosca al naso a Bush se, nonostante
le sudate che si sono fatte gli agenti della C.I.A., i satelliti spia
e tutti i fantascientifici marchingegni che controllano il Rais, si
venisse a scoprire l'esistenza della fialetta grazie alla lavanderia
dove Saddam ha mandato a lavare la biancheria, dimenticando in un momento
di distrazione di togliere la fiala per rimetterla nel cambio nuovo?
Te lo vedi come esulterebbe soddisfatto poi, proclamando al mondo che
la dimostrazione delle sue certezze è saltata fuori dallo sportello
di una lavatrice?
E allora guerra! Un sano bombardamento con bombe intelligenti che scelgono
il bersaglio - questo sì, quello no, un pelino a destra tanto
per evitare un ospedale, un pelino a sinistra giusto per cadere sulla
zucca di quel generale che si trascina sotto il peso delle medaglie
che si è meritato per aver gasato qualche migliaio di civili
curdi.
Dici che non è così? Che le uniche bombe intelligenti
sono quelle che non esplodono? Hai ragione, ma allora che si fa se uno
come Saddam può riempirsi impunemente le mutande di morte e minacciare
il mondo?
Che si fa contro certi individui e il nostro non è nemmeno l'unico,
quando uccidono, torturano e schiavizzano i loro popoli, ridendosela
bellamente dei diritti umani e, non ultimo, della democrazia?
Gli mandiamo una lettera di sfratto, raccomandata naturalmente. Gli
diciamo, nella forma di rito, che ha tre mesi di tempo per liberare
il paese e restituirlo nello stato in cui l'ha trovato, altrimenti adiremo
a vie legali e lo sfratto diventerà esecutivo. Con tanto d'intervento
del fabbro e alla presenza delle forze dell'ordine. Che diamine! E'
così semplice. Abbiamo la legge dalla nostra. Quella dell'O.N.U.
Immagina. Davanti alla residenza presidenziale a Bagdad, Saddam che
se n'esce, valigia in una mano e gabbia col canarino nell'altra. Mogio,
mogio, riempie il portabagagli della sua auto, mentre sul marciapiedi
di fronte, noi, mondo libero, aspettiamo, orologio sotto il naso, di
mandare dentro la ditta che dovrà ritinteggiare il palazzo per
il nuovo inquilino. Fantasia, quasi fantascienza.
Allora Filippo? Tu che ne pensi? Aspettiamo che il Rais se ne vada,
"armi" e bagagli, oppure ascoltiamo quelli che lo vogliono
sbattere fuori a calci nel sedere, a suon di bombe?
Capisco, tu sei a favore della non violenza e della diplomazia. Secondo
te la forza non è mai giustificata e la ragione va ottenuta con
il convincimento e l'applicazione delle leggi, quelle internazionali
in questo caso. E se non se ne va? Se veramente è uno che nasconde
armi micidiali e non avrebbe scrupoli ad utilizzarle? E se è
veramente uno che il terrorismo lo finanzia e lo rifornisce dei mezzi
necessari a fare qualche nuova strage di gente innocente? Aspettiamo
per vedere cosa succede? Che gli ispettori riescano finalmente a controllargli
anche le mutande?
Insomma, rimaniamo nel dubbio, un altro dubbio come il fatto che Osama
sia ancora vivo, oppure morto e qualcun'altro lo tenga in vita artificiosamente
tramite al Jazira, tanto per mantenere viva la paura.
E' giusto che nessuno dovrebbe morire per colpa di un tiranno, tanto
meno chi lo subisce come il suo popolo, così com'è giusto,
però, che l'umanità si liberi di certi cancri che ne condizionano
la vita e invece di doversi difendere investano denaro e fatica nel
migliorare l'esistenza delle popolazioni meno fortunate, quelle che
faticano a vivere e sono spesso sfruttate.
Certo, non è un problema facile da risolvere ed una decisione
sbagliata potrebbe diventare uno scontro planetario che oltre all'Iraq
coinvolgerebbe tutti. D'altronde, ci sono delle leggi e alcune di queste
sono dettate da accordi internazionali, create da un'assemblea di Nazioni
come l'O.N.U. a cui tutti dovrebbero sottostare, sia l'America, sia
l'Iraq, quando ne fanno parte.
Tu dici che le Leggi sono le regole che gli uomini armati impongono
a quelli disarmati. E' vero, me ne rendo conto, ma senza le leggi sarebbe
il caos e allora sbucherebbero Saddam dappertutto, gente che si crede
Hitler e invece di governare con giustizia applicherebbe regole sue
al solo scopo di soddisfare la sete di potere ed accumulare immense
ricchezze nelle banche estere.
Quindi, caro gatto, se le leggi ci sono e sono state approvate da una
assemblea di Nazioni al fine di mantenere una pacifica convivenza tra
loro e sui loro stessi territori, vanno applicate e Saddam ne è
fuori come ha già dimostrato nei confronti dell'Iran, del Quwait
e delle sue stesse popolazioni ed etnie.
Resta il problema della guerra che, alla fine, non dipende né
da te, né da me, che siamo qui a discuterne come milioni e milioni
di altri, mentre le decisioni, quelle reali, sono prese altrove, in
salotti privati tra politici, produttori di petrolio e di armi e nelle
grotte e rifugi segreti dove altri bisbigliano di attentati, prese di
potere, rivoluzioni, vendette, il tutto ammantato di fede religiosa,
oppure credi politici che hanno fatto il loro tempo e non illudono più
nessuno.
Perché siamo pratici, amico mio, noi non contiamo nulla, nemmeno
se sfiliamo in piazza con la bandiera della pace, o quella della guerra,
se scegliamo di armarci di un ramo d'ulivo oppure di bruciare un pupazzo
con le sembianze di Bush.
Altri pensano e agiscono per noi e da loro dipenderà sia la nostra
vita sia il suo costo, ma quello che sono certo condividi con me, è
che, mentre stiamo qui a "decidere" il futuro di un pazzo,
milioni di altri si stanno battendo per superare vivi la giornata, per
trovare un po' d'acqua e di cibo.
paolo
carbonaio |