Un
gatto innamorato
Ancora
con quello sguardo sognante, Filippo, la tipica espressione da gatto
innamorato, cotto a puntino e pronto da servire sull'altare dell'amore
e del matrimonio. Muso serio, occhi alla zuava persi nel nulla, sdraiato
sulla mia poltrona a pensare alla tua bella, la gatta del piano di sopra,
l'amore della tua vita.
Finirà che così ti ammalerai. Mangi appena da sopravvivere,
piluccando svogliato dalla tua ciotola, per tornare subito sulla poltrona
ad ammirare il soffitto in estasi, come se d'improvviso ne dovesse discendere
la tua micia trasportata da due cupidi alati.
Cosa ci vuoi fare, amico mio, è parte della Vita. Quando uno
è innamorato, gli sembra di viaggiare su di una nuvola, leggero
come una piuma, i rumori attorno sono melodie e anche le cose più
interessanti e coinvolgenti, perdono il loro interesse, annebbiate dall'immagine
divinizzata di lei.
Ti puoi imporre di pensare ad altro, di fare le solite faccende quotidiane
come se nulla fosse, ma non è così, perché ogni
cosa che vedi, ogni azione che compi, anche la più banale, sembra
che ha farla sia un altro, una tua copia clonata e creata per questo,
per non farti distrarre e lasciarti sognare solamente il tuo amore.
Dimenticarlo anche per un solo momento sarebbe un atto di tradimento
inconcepibile che lei, meraviglia dei tuoi sogni, non merita.
Tutto è diverso per l'innamorato che vive in un'altra dimensione,
fatta d'attese, sospiri, momenti di totale imbambolamento e il tutto
sotto il continuo cruccio: ma lei mi ama come l'amo io? sta pensando
a me in questo momento, come io sto pensando a lei? che cosa starà
facendo adesso?
Il telefono, la cassetta della posta in portone, quella elettronica
del computer, diventano piccoli tabernacoli dove, momento dopo momento,
si va a sbirciare nella speranza che dentro ci sia un messaggio di lei,
le sue parole, la sua voce, contatti dove si spera di trovare qualcosa
che ci avvicini al nostro amore come fosse una sacra reliquia che, appena
avuta, ci fa sentire in paradiso senza nemmeno dover attendere il giorno
del giudizio.
E poi parlano di pene d'amore, quelle degli amori delusi, traditi. Non
è così. Le pene d'amore iniziano subito, basta un leggero
ritardo di cinque minuti all'appuntamento dove tu sei arrivato mezz'ora
prima e sei già in ansia. Il silenzio del telefono, inoltre,
diventa un assordante rumore che farebbe impallidire quello del vulcano
di Krakatoa che esplode.
Una sua lacrimuccia diventa una tragedia di proporzioni immani che deve
essere subito riparata con un regalo ed una sfilza di sorrisi da incantare
un intero collegio femminile.
Qualunque cosa le scrivi, la leggi e rileggi cento volte, sia per impreziosirla
ancora di più di frasi amorose, sia per non fare la figura dell'ignorante
e, alla fine, un attimo dopo averla spedita, la vorresti immediatamente
fermare perché ti sei dimenticato di aggiungere un altro "ti
amo" alla sequela che precede la tua firma. Se poi la lettera è
sua, la consumi e ingiallisci con gli occhi a forza di leggerla che
sembra tu l'abbia lasciata un'intera estate sulla spiaggia sotto il
sole.
E sì, Filippo, l'amore ti travolge, ti accelera i battiti del
cuore tanto da far impazzire un elettrocardiogramma e ti manda allo
sballo il respiro per l'aria che inghiotti ogni volta che le parli al
telefono e ti inciampi nelle parole scivolando in banalità e
frasi strozzate, come se camminassi su di un pavimento cosparso di biglie.
In verità, vorresti ascoltarla parlare, dissetarti con la sua
voce d'ambrosia, ma non sei capace di tacere e continui a parlare tu,
finché, alla fine della telefonata, ti sembra di aver sostenuto
un soliloquio.
L'amore ti fa poeta, Filippo, e nei momenti di maggior tensione ti verrebbe
istintivo parlare in rima e assumere l'atteggiamento di un menestrello
che canta la sua adorazione sotto il balcone della sua bella. Ti prende
la passione dell'immagine, la sua, e scatti migliaia di foto tra le
quali passi ore a scegliere la più bella che non troverai mai
perché la più bella è la realtà e il suo
sorriso, alla fine, sul cartoncino lucido sembra innaturale, forzato,
come il cartellone pubblicitario di un dentifricio. Ma che te ne importa,
ciò che conta è avere una sua immagine da conservare sul
cuore, da ammirare nei momenti di solitudine e adorare come fosse un
santino.
Ah, l'amore, Filippo, ti trasforma, ti rende ricco, ti riempie l'anima
e ti colora il mondo coi colori della bandiera della pace dei pacifisti.
Filippo. Filippo! Ma mi stai ascoltando? Hai sentito quello che ti ho
appena detto? Filippo, santa pazienza, scuotiti!
Ho capito, sei proprio cotto amico mio. E' meglio che ti lascio in pace
sul divano a fissare il telefono. Chiamerà? Non chiamerà?
Me ne vado, vado via, sta tranquillo, me ne vado e ti lascio solo e
non occorre che mi mostri le unghie e rizzi il pelo! Me ne vado e ti
lascio a sognarla nell'attesa che ti chiami!
Ma guarda che carattere questo gatto! Speriamo che la sua gatta telefoni
altrimenti prevedo la serata tesa come una corda di violino. E tutti
zitti col muso lungo.
paolo
carbonaio |