Il
silenzio della ragione.
Navighiamo
tra gli scogli di una libertà immaginaria, caro Filippo, tanto
che dobbiamo misurare le parole, almeno finché qualcuno non deciderà
che dovremo anche misurare il pensiero e adattare le nostre opinioni
a quelle di coloro che, codici alla mano, hanno deciso che certe riflessioni
non si possono fare e, di conseguenza, non si possono esprimere.
Anche se l'Umanità viaggia ormai nell'Universo, manda sonde su
Marte, Eschimesi e Bantù dialogano tra loro su Internet e la
tecnica permetterà presto ai cani di avvertire il padrone con
il cellulare se scappa loro la pipì, il Mondo, purtroppo, si
contrae e fa di tutto per tornare indietro ai tempi oscuri. Tempi in
cui il Sapere e la Verità erano riconosciuti solamente al clero
ed ha poca importanza se questo "clero" rappresentava il dio
cristiano, musulmano o qualsiasi altro a cui piaccia credere, tanto,
non era altro che il Potere di pochi adornato di panni divini.
Come già si era discusso tra noi, amico mio, la logica dell'Inquisizione
non è mai finita, come l'antisemitismo, la pedofilia, l'integralismo
religioso, le ossessioni omicide di chi pretende di governare i corpi
e le menti, l'usura e la droga. Si annida anche sotto i sassi che sono
duri e inumani, come a volte capita a certe Leggi.
L'operato dell'eterno ed infaticabile Torquemada di turno si traveste
di moralismo, ergendosi falsamente a difesa di sentimenti religiosi
che, proprio perché sentimenti, dovrebbero interagire solamente
con le proprie più intime convinzioni e non diventare uno stendardo
da far sventolare sui bastioni di pietra di templi che invece di raccogliere
preghiere e avvicinare l'Uomo a Dio, racchiudono spesso odio e intolleranza
che con Dio hanno ben poco a che fare.
Capita pure che certi soggetti, pronti a gettare con sprezzo un simbolo
religioso altrui dalla finestra, indossino poi i panni della vittima
offesa, alla ricerca di una Giustizia che dovrebbe dimostrare quanto
sia intoccabile più di tutti il loro Credo. Tanto intoccabile,
da costringere la Magistratura ad occuparsene, togliendo tempo e denaro
ad altri reati da perseguire ed alle vere vittime della violenza e della
disonestà costrette a mendicare un po' di Giustizia.
C'è una cosa, tuttavia, che devi ricordare, caro il mio gatto:
il debole è colui che ha paura delle parole e non ne ha di sue
per ribatterle, per sbugiardare il loro messaggio con fatti e prove,
mentre il forte è colui che ha il coraggio di esprimerle e lasciare
alla coscienza di ognuno di giudicarle, pronto anche a difenderle come
a rettificarle, se il caso.
Ora, voler "disciplinare" le opinioni è il modo più
subdolo per riuscire poi a gestire la gente comune, quella che, vedendo
il rogo acceso per il Savonarola di turno, non solo si guarderà
bene dall'esprimere il suo pensiero ma, a lungo andare, finirà
con l'atrofizzare sentimenti e scelte individuali. In pratica, il soffocamento
di quella Libertà che permette ad ognuno di credersi e comportarsi
da lupo per costringerlo, infine, ad un'esistenza da pecora tra pecore.
Vuoi per paura, vuoi per quieto vivere, se non per opportunismo.
Che Libertà è quella che ti lascia credere di poter pensare
come vuoi ma ti mette anche in guardia dall'esprimerlo, minacciandoti
prima con delle regole e accusandoti poi a pensiero espresso. Null'altro
che una Libertà apparente, un'illusione.
Bruciare un libro, pensando che con esso brucino anche le parole con
cui è stato scritto, è uno dei più vecchi e inutili
metodi di chi vuole negare una verità scomoda, oppure la libertà
di espressione dell'autore. Ci hanno provato in tanti, da secoli e,
a parte tanto fumo, le parole alla fine sono rimaste e non è
servito nemmeno bruciare pure l'autore.
Processi, torture, roghi, l'imposizione del pensiero a chi la pensa
diversamente, come le minacce o il confino, sono bavagli inutili che
qualcuno crede di poter usare ancora.
Ma non fare quel muso triste, Filippo, ancora nessuno ci spegne i pensieri,
nemmeno se spegnesse questo computer e ci spezzasse in due la penna.
E' impossibile, finché riusciremo a pensare come individui liberi,
rifiutando qualsiasi condizionamento, sia esso imposto con la forza,
sia che ci venga subdolamente propinato come un'accomodata verità
da coloro che hanno l'interesse personale a farla passare per genuina.
paolo
carbonaio |