La
politica incompresa
Non
pretendo di veder scorrere il sangue e nemmeno nasi ammaccati e occhi
neri, figuriamoci, mi aspetto invece un dibattito civile, un confronto
magari duro ma soprattutto chiarificatore, che mi darà l'opportunità
di capire, farmi un'opinione. Invece No. Questi confronti televisivi
tra candidati alle elezioni, alla fine mi lasciano in bocca il sapore
indefinibile di una zuppa riscaldata e allungata con l'acqua e mi sento
come un'automobile a cui hanno acceso il motore lasciandolo in folle
e poi l'hanno dimenticata in un parcheggio.
Ve li ricordate Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef nella scena
del duello finale del film "Il buono, il brutto, il cattivo",
quella del cimitero? Che tensione! Beh, non voglio arrivare a tanto,
rinuncio volentieri anche alla colonna sonora, ma da noi, in questi
caotici confronti, sembra piuttosto di vedere di fronte, ad affrontarsi
armati dei loro programmi simili a fucili caricati a tappi, Buster Keaton,
Bertoldo, quello con Bertoldino e Cacasenno, e Olivia, assieme a Braccio
di ferro. Una parodia dei film di Stanlio e Ollio. Già, perché
dopo continui scambi d'accuse gravide di rancori mai assopiti, commenti
gettati lì come torte in faccia, più per sviare la domanda
del conduttore e far passare la serata, che per battagliare, alla fine
i progetti restano fumosi, paroloni più che fatti. Deludenti
davvero. D'altronde, in un Paese dove in politica ci sono cavalieri
mascarati, celoduristi, mortadelle, ranocchi e cicogne, c'è poco
da meravigliarsi, caso mai pretendere d'avere anche il Grillo Parlante
per sentire qualcosa di buon senso e mi riferisco a quello di Pinocchio,
naturalmente.
Certi programmi politici se ci sono, sono vaghi e indefinibili, che
dicono e non dicono, mostrano e non mostrano, come attempate zitelle
vergini con un filo di speranza per l'ultima opportunità. Ti
confondono mostrandoti un futuro da casa regnante, ma in realtà
non c'è nulla che faccia il botto, nulla che illumini veramente.
E li chiamano "faccia a faccia"! Direi piuttosto "manifesto
a manifesto", perché questi non sono confronti reali, ma
manifesti elettorali dove gli stereotipi sorrisi restano fissi e inanimati
da qui all'eternità. Espressioni fatte con lo stampino e viene
voglia di disegnare un paio di baffi anche sullo schermo della TV, come
sui manifesti nelle strade.
E questa è la parte tranquilla dello spettacolo, quella sonnacchiosa.
Ci sono poi quei momenti in cui parlano tutti assieme e si scambiano
reciproche accuse di incompetenza e citrullaggine, tanto che il filo
del discorso si perde e con lui il soggetto della discussione. Trasmissioni
in cui io spettatore non conto nulla e, tanto meno, conta far sapere
al mondo di programmi ed d'intenzioni, perché ciò che
importa è zittire l'avversario, interromperlo, e come minimo
farlo passare per inaffidabile.
Per non parlare di certi conduttori e intervistatori, talmente occupati
a difendere e diffondere le loro idee politiche che, con certi politici,
quelli della loro parte, si comportano come i fidanzatini di Peynet,
tutto sorrisi e ammiccamenti, toni pacati e, soprattutto, domande mirate
ad esaltare il loro partito politico che è assolutamente da preferire,
mentre con quelli della parte avversa, i "cattivi", fanno
sembrare l'intervista un tribunale speciale, di staliniana memoria e
se la risposta non gli garba, l'interrompono e saltano ad un altro argomento,
mostrano filmatini confezionati ad hoc o, addirittura, interrompono
per la pubblicità. Giornalisti e conduttori che confondono l'informazione
con la propaganda, l'intervista con l'inquisizione e sono capaci di
far passare un disobbediente assatanato per San Francesco d'Assisi,
oppure un moderato professore universitario per Lucifero a caccia delle
anime degli elettori da traviare.
Forse sono troppo esigente, incontentabile, direte voi, pretendo in
pochi minuti di trasmissione di capire tutto e, convinto e deciso come
un Savonarola, prendere posizione senza più cambiarla fino al
seggio elettorale, oppure al rogo. Dal pulpito al rogo. Sarò
così, che ci posso fare. Sono un elettore difficile. Ne va del
mio domani.
Dopo tutto, non chiedo molto, vorrei almeno sapere se chi voterò
ha le idee chiare sul futuro mio e del mio Paese, se cambiare schieramento
sarà positivo o negativo. Non mi accontento di un generico "bla
bla", ma voglio sapere di cose concrete, e anche quando le avrò.
Non pretendo la data esatta, per carità, ma almeno indicativamente
i tempi e non arrotondati al secolo. Voglio sapere di progetti che si
attueranno e non m'interessa sentire o leggere che trasformeranno il
Paese in un perfetto mondo dell'anno tremila e passa dove tutti saranno
sazi e felici e si ameranno a prescindere dalle proprie credenze religiose,
sarebbe come se mi promettessero di fare del Sahara una regione verde
e ubertosa come l'Umbria.
Mi accontento di cose più a portata di uomo che di dio, un costo
della vita accessibile a tutti, meno progetti faraonici ma più
modesti ed attuabili in tempi adeguati alla durata della vita umana,
per esempio, un traffico di merci e di auto scorrevole e intelligente
e aria meno inquinata, magari più navi e treni che TIR. Voglio
sapere se nella sanità essere curato sarà una casualità
da roulette russa, oppure una certezza, se, a lungo andare, saremo una
landa desolata da Day After e se perderemo la nostra identità
di civiltà occidentale. Voglio la garanzia che tarda età
e indigenza la smettano di andare a braccetto. Ma, più di tutto,
sono stufo di sentir demonizzare gli avversari e dichiarare che il Governo
uscente ha trascorso l'intera Legislatura a far danni peggio di Tornado
e che il Paese agonizza in fin di vita. Non voglio Salvatori e tanto
meno maghi e nemmeno preveggenti di catastrofi, mi basta gente dalle
idee chiare e dai progetti unanimi, che non litighino continuamente
tra loro ad ogni occasione.
In parole povere, un domani meno incerto anche per chi nasce oggi. Non
m'interessano i personaggi da film o cartoni animati, ma fatti reali,
parole chiare, perché non vivo a Hollywood o Cinecittà,
il mio mondo non è di celluloide, ma vero e tempi e opportunità
ci scorrono tra le dita come la sabbia in una clessidra e non serve
a nulla se, elezioni dopo elezioni, la mano della politica continua
a girarcela. Voglio essere certo che assieme ai granelli di sabbia non
scorra via di nuovo anche l'ultima opportunità di ottenere una
vita migliore meno violenta e meno cara per tutti e se c'è la
volontà reale di migliorare anche la vita dei diseredati dei
Paesi poveri senza attendere che affrontino le onde del mare per venire
qui e scoprire che, ben che vada, laveranno i parabrezza delle auto
o venderanno merci contraffatte nelle vie delle nostre città.
paolo
carbonaio |