Forse
sono troppo apprensivo
I
Buddha giganti di Bamiyan, al centro dell'Afghanistan, me li sono persi
definitivamente. Chissà, forse un giorno sarei potuto andare
ad ammirarli dal vivo. Forse. Invece non ci sono più, sono stati
distrutti completamente dai Talebani.
I motivi uno potrebbe anche tentare di comprenderli, accettare una giustificazione
se la loro esistenza rappresentava un pericolo, una minaccia alla vita
di questa gente, ma motivi non ci sono. Rappresentavano una divinità
che non è la loro, ma stavano lì da 1500 anni a testimoniare
una religione, una cultura di tutto rispetto. Una cultura assai diversa
da quella dei nuovi barbari del ventunesimo secolo.
Chissà quante altre cose mi sono perse e non solo io, cancellate
dall'intolleranza e dalla rabbia ossessiva di questi guerrieri integralisti
che dell'interpretazione del Corano ne hanno fatto una questione talmente
personale ed estrema, da coinvolgere intere popolazioni e, non dimentichiamolo,
anche noi occidentali. E non mi riferisco solamente alle vittime degli
attentati di al Qaeda e delle altre organizzazioni terroristiche, mi
riferisco ai tanti poveracci "giustiziati" nel mondo islamico,
alle donne, lapidate e ancora da lapidare e mi fermo qua, perché
in questi ultimi tempi di fatti ne abbiamo conosciuti anche troppi ed
è inutile stare ad elencarli di nuovo.
Fascisti, nazisti e comunisti bruciavano i libri sul rogo per cancellare
il pensiero degli altri, proibivano di ascoltare la radio, guardare
i film, hanno persino modificato termini stranieri e i cognomi della
gente. Lo sappiamo. Ma siamo riusciti a cambiare, a capire, ed ora sono
"vergogne" superate, da non dimenticare, ma superate, si spera.
Fattacci dei secoli scorsi. Storia passata, anche se ancora oggi ci
sono tra noi dei cretini che bruciano bandiere, esaltano il terrorismo
e in qualche posto c'è ancora qualcuno al quale non dispiacerebbe
liberare il suo Paese con una bella pulizia etnica, eppure negare l'esistenza
di uno Stato sovrano e democratico come Israele. Anche il cattolicesimo
ha avuto un momento discutibile quando ha voluto imporsi con la brutalità
dell'inquisizione, lo sappiamo, e pure questi avvenimenti fanno parte
della nostra memoria. La stragrande maggioranza, per fortuna, non ritornerebbe
mai indietro perché concetti come libertà e tolleranza
sono oggi ben radicati nelle nostre comunità. Siamo maturati,
grazie a Dio. Ma perché ricordare i Buddha di Bamiyan? Perché
è un fatto eclatante che mi ricorda anche le altre forme di violenta
prepotenza e di intolleranza come la condizione delle donne, per fare
un esempio, il rifiuto assoluto di condividere altre culture, conoscenze,
altre religioni o, addirittura, proibire di cambiare fede, atto che
merita addirittura la pena di morte. Insomma, nel mondo talebano e fondamentalista
non c'è spazio che per se stesso, il resto non esiste e, mi pare
anche di capire, non dovrebbe nemmeno esistere.
Pazienza, si potrebbe commentare, che ognuno viva come vuole e che creda
in chi vuole, a modo suo, anche se per noi non è facile lasciar
correre e disinteressarci di cosa succede agli altri, quelli che, lontani
dalle nostre democrazie, certi regimi li devono subire senza possibilità
di scelta e sono indottrinati con l'odio. Ma questa non è una
soluzione e nemmeno una giustificazione e, tanto meno, possiamo restare
indifferenti.
E' a questo che pensavo leggendo che la comunità islamica italiana
vuole fondare un partito politico. Il fondatore è un personaggio
che ho già avuto l'occasione di ascoltare alla tv e mi aveva
lasciato assai "perplesso" - eravamo nel periodo appena seguente
ai tragici fatti americani. Ricordo in particolare che c'è l'aveva
col crocifisso. Non gli andava proprio giù. Oppure, come oggi,
che nelle scuole si vorrebbe insegnare anche la religione islamica,
mentre a mio avviso sarebbe meglio insegnare la storia di tutte le religioni
e lasciare il resto alle singole comunità religiose ed alla libera
scelta dei giovani e delle rispettive famiglie, senza coinvolgere le
scuole.
Io non sono particolarmente religioso, anzi, tutt'altro, però
rispetto la professione di fede degli altri che ritengo liberi in assoluto
di esercitarla. Dio è un pensiero che corre veloce per l'Universo
aveva detto Empedocle di Agrigento, 6oo anni prima di Cristo, e credo
che questo pensiero sia diritto di ognuno, senza imposizioni o proibizioni
di sorta e nella forma che ognuno desidera.
Ora mi chiedo: questo eventuale partito politico islamico che per la
nostra democrazia avrebbe tutti i diritti di crearsi, come la penserà
in materia di religione, di comportamento, d'applicazione delle leggi
coraniche? Se mai dovesse arrivare al governo e legiferare - un domani,
molto domani - cosa pretenderà dai non islamici?
C'è da chiederselo seriamente, considerando che stato e religione
sono un tutt'uno secondo quanto ho appreso leggendo sul mondo islamico
e visitando certi Paesi del Medio Oriente e dell'Africa dove la Sharja
è applicata alla lettera.
Forse sono troppo apprensivo, forse tra il dire e il fare ci scorre
il mare, l'oceano. Forse, ma intanto mi sono perso i Budda e non è
cosa da poco. Ma non vorrei che ad una nostra futura possibile "segreta"
memoria storica e culturale si aggiungessero i Caravaggio, i Raffaello,
i Michelangelo, i Rembrandt, la lettura di Hemingway, di Dante, i gialli
di Agata Cristie, la musica di Beethoven, Chopin, i film di Fellini,
quelli con Benigni e mettiamoci anche Guerre stellari.
Non lo vorrei proprio, per non parlare di tutto quello a cui siamo abituati
nel nostro vivere quotidiano, bello o brutto che sia, programmi televisivi
compresi.
paolo
carbonaio |