Filippo tifoso dell'Italia

Smettila di esultare Filippo, sono contento anch'io che l'Italia ha vinto contro il Ghana la sua prima partita dei mondiali, anche se non sono uno sfegatato tifoso di calcio come te. Tutta la casa ha esultato, ma tu sei quello che ha fatto la confusione maggiore con le tue urla a squarciagola. Adesso, però, a giorni di distanza dalla partita, togliti dal muso i colori pastello con cui ti sei dipinto il nostro tricolore e metti via la bandiera che hai sventolato come un esagitato fuori della finestra, a meno che tu non voglia rimanere così conciato fino alla prossima sfida. Lo so che non eri l'unico a fare tifo e ad agitarti e che tanti si sono messi anche a girare la città in automobile tra sventolii e acclamazioni di gioia, oltre che insistenti suoni di clacson, tuttavia mi chiedo perché la bandiera nazionale non l'avete sventolata per il due giugno, la festa della Repubblica.
Non è la stessa cosa, dici tu, festeggiare la Repubblica non è tifo sportivo e non c'entra nulla. D'accordo, il due giugno è una commemorazione nazionale, un momento di festa per ricordare che da più di mezzo secolo l'Italia è una repubblica democratica, un Paese dove ognuno può vivere libero, può dire ciò che pensa, manifestare la propria opinione, iscriversi al partito che preferisce, professare liberamente una fede e tante altre cose che in molte parti del Mondo non si possono ancora fare. Abbiamo la fortuna di vivere in Paese dove nessun dittatore sanguinario impone la sua volontà, nemmeno è imposta o vietata una data religione e tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e le leggi sono eguali per tutti, almeno in teoria, visto che la perfezione non è neppure della Democrazia.
Peccato che, con tutto ciò, molti non ci pensano più, se lo sono scordato e questa fortuna è diventata una cosa ormai acquisita, naturale come le stagioni. Ma sarebbe bene ricordarselo ogni tanto, mentre vediamo alla televisione ciò che avviene altrove, le violenze, le intolleranze, gli abusi, le fame e le carestie. E questo dovrebbe valere in tutti quei Paesi che hanno raggiunto la prosperità e hanno dei Governi liberali.
Sarebbe ora che se lo ricordino, ma forse non se ne sono neppure accorti, anche quelli che dimostrano violentemente la loro contrarietà al "loro" Paese, che sfasciano, bruciano bandiere e inneggiano all'odio, che offendono e dileggiano la loro Nazione. Sarebbe bene che lo ricordino pure quei politici e quei partiti ai quali certi dimostranti hanno fatto comodo per raccattare voti anche se, in seguito, al momento della violenza nei cortei, si dissociano risentiti se qualcuno fa loro notare che simboli e bandiere sventolate nei cortei sono gli stessi che campeggiano sui loro volantini e nelle loro sedi. Anche questa è Democrazia, dirai tu, lo ammetto, lo è, anche se è un peccato vedere certi giovani e anche certi maturi, si fa per dire, che vivono di slogan, inneggiano ad una lotta per una libertà che essi stessi rifiutano, visto che sono condizionati da idee altrui infarcite di odio, vecchi rancori e intolleranze. Ignorando che c'è gente che li plagia e li usa come burattini per i loro fini politici e personali, e che una volta conquistato il potere da rivoluzionari assatanati si trasformano in pacati e morigerati personaggi pubblici, completamente presi nel fare il bene per il Paese.
Ma torniamo al calcio che è meglio, altrimenti finisce che bisticciamo e non ho nessuna voglia di mettermi a discutere di politica con te che, certe volte, hai l'apertura mentale di una vongola, o almeno me lo fai credere con il tuo carattere di bastian contrario che pur di non darmi ragione fai tue anche le tesi più assurde.
L'Italia ha vinto, ha vinto nonostante tutti i veleni che si sono sparsi per causa degli ultimi scandali, per le recriminazioni, le accuse, i profeti di sventura che qui da noi non mancano mai e c'è sempre chi li prende per genuini e affidabili. Ha vinto ed ha fatto una bella figura e adesso tutti amano la nostra squadra e il suo allenatore. Sono gli eroi del momento. Gli Italiani sono contenti e hanno scoperto, in soli novanta minuti, che una cosa è lo sport e un'altra è il mondo degli affari e dei soldi che, essendo umana, occupa anche l'ambiente del calcio e, come per ogni altro aspetto della vita dove ci siano interessi e denaro, capita che qualcuno senza scrupoli ne approfitti per agire disonestamente.
Tutti contenti? Non ne sono tanto sicuro, perché, ad esempio, il nostro Grillo nazionale, sempre pronto a lanciare anatemi e denunciare ogni sorta possibile d'abusi e malversazioni, da indomabile predicatore virtuale della contestazione, unico possessore della Verità Assoluta grazie all'esclusiva luce divina che lo illumina direttamente e che gli garantisce, probabilmente, anche una vita priva dei disagi economici dei suoi fedeli seguaci, ha ben pensato di tifare per il Ghana. Chissà la delusione che avrà provato, poverino. C'è da chiedersi se anche la prossima partita, coerente con le sue contestazioni, tiferà per i nostri avversari che, se non sbaglio, dovrebbero essere gli Stati Uniti d'America. A meno che, non precipiti in una crisi tifo-religiosa, al pensiero che, come l'Italia, anche gli U.S.A. sono un Paese considerato da certuni guerrafondaio, sfruttatore, imperialista e corrotto. Ma non voglio stare qui a dare giudizi su di un comico simpatico, spigliato, che mi ha sempre divertito e che ho spesso apprezzato per le sue denuncie. Anche certi grilli sono necessari, spesso hanno ragione e invitano la gente a pensare e valutare, se non altro a fare confronti, che è sempre un fatto molto positivo. Dopotutto siamo o No in Democrazia?
Intanto, Filippo, vai a lavarti il muso che i colori stanno sbiadendo e più che un tricolore, sembri un gelato squagliato di pistacchio, fragola e fior di latte. La prossima partita te la guardi da solo in camera tua e non in salotto con noi e, proprio per dimostrarmi accondiscendente, forse ti permetterò anche di agitare il vecchio campanaccio da mucca, ricordo di Cortina d'Ampezzo. Il tifo è il tifo e non si può domare, altrimenti chi ci andrebbe negli stadi di calcio, oppure a incollarsi davanti ad uno schermo televisivo, mentre il resto del mondo con le sue brutture si annulla per almeno novanta minuti.

paolo carbonaio





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