La
Banda dei Puri
La banda dei puri non va mai in ferie. Gira armata di chiacchiere e sentenze inappellabili con il suo privato tribunale pieghevole in tasca. Come i sacerdoti che in guerra si portavano nello zaino l'occorrente per celebrare la messa nelle trincee. Come don Camillo in Russia.
Una banda che tiene sotto il risvolto della giacca il suo personale distintivo. Ci sono tutti, dai novelli politici ai comuni cittadini. Gente che ha la morale su misura, pronta a saltar fuori come un pupazzo a molla ad ogni scarabocchio di giornale, ad ogni sussurro di corridoio, ogni illazione e “supposizione” di Procura.
Dotati di moralità divina, auto certificata, questi puri ed onesti si acculturano leggendo spesso solo i titoli dei giornali, si appagano di pettegolezzi e di allusioni, gli scoop sono la loro ambrosia e in un paio di illazioni trovano la conferma di quei giudizi e di quelle perplessità che “loro” avevano già ben prima che il sospetto o, addirittura, il marcio venissero a galla: "era ovvio…" - "l'avevo già capito da tempo" - "bastava guardarlo per intuire che…" - "non poteva che essere disonesto" - "nessuno si salva" - "sono ambienti corrotti" - "troppi soldi e troppo facili" - "quando si occupano certi posti…" - "il potere corrompe tutti", sono le frasi che farciscono i loro commenti, giornale spalancato tra le mani e tazzina del cappuccino sul banco del bar.
Non provano mai sbalordimento, meraviglia o incredulità, perché “loro” l’avevano già capito che c'era del "marcio in Danimarca". Mediocri buffi bipedi, saccenti e pieni di rancore mescolati alla loro dignità offesa dalle bruttezze del mondo in cui “sempre loro”, restano uno dei pochissimi fulgidi esempi d'indiscutibile onestà.
Il frangiflutti a difesa del Paese degli Onesti.
Non hanno dubbi, ma solo certezze, l'ironia non fa parte del loro mondo se non è amara e non si chiedono certamente - come faceva quel bravissimo e simpatico cabarettista di Franco Nebbia - "se Ferdinando è un gerundio", perché se è scritto o è stato detto dal tal dei tali di loro certa fiducia, non può che essere vero.
Per loro gli indagati e i presunti delinquenti sono cattivi e basta e se sono cattivi, sono anche immorali e chi li conosce o li frequenta non può che essere della medesima razza criminale.
Fanno di tutta l'erba un fascio e si scordano delle loro piccole venalità come le telefonate personali scroccate sul lavoro, le malattie di comodo, le note spese gonfiate, i lavoretti in nero e i posacenere arraffati negli alberghi durante le meritate e sacrosante vacanze.
Non ricordano nemmeno le telefonate o i regalini fatti a quel "qualcuno" importante per sistemare al lavoro la figlia o il genero.
Ma cosa hanno a che vedere queste sciocchezze? - sbotterebbero nel sentirsele ricordare - lo fanno tutti e sarebbe da cretini rinunciare, il mondo è dei furbi e, infine, non sono che quattro lire, mentre qui si parla di miliardi, altroché!
paolo
carbonaio |