Filippo,
togliti dal computer e cerca di fare cose da gatto. Finirà che,
oltre alla vista, ti consumerai anche quella prugna di cervello che
ti ritrovi.
No, non sto facendo del catastrofismo, il mio è solo un consiglio
e, oltre a ciò, il computer è mio e serve a me. Non è
la prima volta che te lo faccio notare.
A fare catastrofismo ci pensano già in tanti, tutti quelli che
ogni giorno lanciano un allarme nuovo per farci tremare d’angoscia
e distogliere il nostro interesse dai tanti rospi che siamo costretti
continuamente ad ingoiare.
Un giorno è il clima che si sta surriscaldando e finiremo tutti
bolliti come dannati in un girone dell’inferno dantesco, un altro
è il nostro consumo energetico che è tale da farci rischiare
l’assideramento il prossimo inverno. Poi c’è l’inquinamento
che provochiamo nelle città che ci distruggerà la salute,
per non parlare dei fiumi d’acqua che consumiamo e delle riserve
idriche che vanno disperse in acquedotti ridotti a colabrodo.
Oltre a questi allarmi, che già sarebbero sufficienti per farci
ammalare d’insonnia cronica, ci sono le pensioni che non si sa
che fine faranno, il lavoro sempre più precario, gli evasori
fiscali e le spese folli dello Stato, la delinquenza locale e quella
importata con le centinaia di immigrati che continuano a sbarcare sulle
nostre coste, il pericolo di atti terroristici degli integralisti e
dei brigatisti e, infine, la concorrenza dei prodotti dall’Oriente
che, siano buoni oppure paccottiglia scopiazzata e spacciata per originale,
ci stanno rovinando l’economia.
Un catastrofismo che è ormai il cornetto giornaliero da inzuppare
nel caffè la mattina appena svegli. E per ogni drammatico allarme
c’è una unica soluzione: dobbiamo pensarci da noi e comportarci
con saggezza e oculatezza, perché i nostri amministratori, che
nella maggioranza in più di mezzo secolo non hanno fatto nulla
se non parlarsi addosso, hanno capito che scaricandoci la responsabilità
possono prendere fiato e contianuare a fare fantapolitica.
Per il consumo esagerato d’acqua la soluzione che ci propongono
e quella di consumarne meno. Una pensata che rivela subito il livello
di fantasia e di sottile ingegno dei nostri politici. Si potrebbe, per
esempio, chiudere il rubinetto tra il lavaggio dell’orecchia sinistra
e quello dell’orecchia destra. Oppure, fare il bagno tutti assieme,
padre, madre, sei figli e il cane e ci va ancora bene perché
il gatto si lava da solo con la sua saliva.
Di riparare gli acquedotti o farne di nuovi se ne discute da decenni
ma mancano sempre i soldi e se anche tutti noi decidessimo di lavarci
un’orecchia i giorni pari e l’altra quelli dispari, i soldi
risparmiati finirebbero nel pozzo senza fondo della spesa pubblica che
tutti propongono di controllare e diminuire e per farlo spendono fior
di miliardi.
Per l’inquinamento, invece, ci consigliano di andare a piedi o
in bicicletta, che piova, nevichi o ci sia il solleone, oppure con l’autobus,
tutti stivati come sardine, mentre le auto di servizio dei nostri notabili
circolano tranquillamente senza nemmeno usare le corsie preferenziali
e gli aerei di stato li portano a spasso.
Non c’è occasione in cui politici, esperti, accademici,
alti prelati e oggi anche comici, non lancino allarmi o denunce su pericoli
e tragedie imminenti, pronte a distruggerci la vita. Un piccolo esercito
di Cassandre che dell’allarmismo hanno fatto una fede e spesso
anche un’ottima fonte di guadagno. Untori di paure, “sniffatori”
di popolarità e di potere.
Siamo diventati un popolo di scontenti e diffidenti a forza di sentire
tanti Savonarola e tanti Giordano Bruno. Scontenti perché vediamo
le nostre vite consumarsi da spettatori di una commedia che non cambia
mai scenario e diffidenti perché quasi sempre questi attori-predicatori
non fanno altro che propinarci problemi senza soluzioni o addirittura
aria fritta che alla fine evapora e, con tanto fiato di tanti, oggi
dovremmo aver già eliminato il buco dell’ozono.
Ora sparisci, Filippo, mettiti a fare cose da gatto e lascia stare il
computer, altrimenti mi trasformerò anch’io in un catastrofista
e per te saranno gatti amari.
paolo
carbonaio |