Sono abbacchiato. Sto lì a leggere e rileggere
le notizie sulla nostra politica, di questo Governo sempre in precario
galleggiamento, tra risse e chiacchiere, ottimismo e pessimismo, entusiasmo
e depressione.
Non si riesce più a comprendere se domani ci sarà tempesta
o sereno e se saremo costretti a sgottare l’acqua che invade lo
scafo tornando a votare, oppure potremo rilassarci e vivere la nostra
vita già piena di problemi.
La nave Italia ha la bussola impazzita perché non sa più
che Polo indicare e questo fa di una nazione che vive tra il fare e
il disfare, senza una rotta sicura e nemmeno un porto su cui fare affidamento,
un vascello in perenne pericolo di naufragio.
Il problema sta nei membri dell’equipaggio che si credono professionisti
e si spacciano per illuminati amministratori della cosa pubblica, mentre
molti di loro, purtroppo, hanno interessi e voglia di fare che non vanno
oltre il loro stomaco. D’altronde non va dimenticato che l’Arca
è stata costruita e condotta da dilettanti, mentre il Titanic
da professionisti e si è visto come è andata a finire.
Forse sarebbe meglio se noi cittadini da passeggeri ci trasformassimo
in equipaggio e la smettessimo di brontolare e basta per il sevizio
o per il rollio, perché così non si conclude nulla e non
sappiamo nemmeno se ci saranno scialuppe per noi, oltre a quelle già
pronte e armate di certezze e privilegi di questa casta di “eletti”
che ci portano per mare come fossimo dei tonti gaudenti da spennare
e sfruttare.
Se ci riprendessimo il nostro Paese, naturalmente senza violenza, ma
con una democratica fermezza non sarebbe male. Basterebbe partecipare
attivamente e far comprendere a questa gente che si spaccia per navigatori
esperti, che siamo stufi di fare da zavorra e siamo intenzionati a riprenderci
il timone. Che non voteremo mai più coloro che non si sono dimostrati
all’altezza, che si sono solamente appropriati del potere per
loro interesse personale, che siedono sui comodi banchi senza fare nulla
di concreto e di positivo, se non contribuire ad agitare le acque, tanto
per farsi notare e far finta di lavorare promettendoci di essere i nostri
salvatori.
Dobbiamo eliminare, mandandoli a casa a cercarsi un lavoro vero, tutti
coloro che vogano per se stessi, per ideologie superate che probabilmente
nemmeno comprendono se non che ne fanno dei favoriti, fuori delle masse
e con un futuro assicurato. Personaggi, tantissimi, troppi, che mentre
litigano o vaneggiano di rosei futuri, se ne fregano se la gente non
arriva alla fine del mese, vive di paure per la propria salute e sicurezza
e si vede ogni giorno più povera e destinata all’abisso
dell’indigenza.
Ci vorrebbe una presa di coscienza di tutti noi, esclusi dal ponte di
comando, anche di quelli che hanno “amici” in alto e ne
traggono vantaggi, fin che sono in alto, naturalmente. Un rinnovo di
dignità che ci tiri fuori da questo pantano dimostrando che anche
le pecore s’incazzano e vogliono fatti e non solo parole.
Forse qualcuno si renderà finalmente conto di avere la “paghetta”
in pericolo e comincerà a lavorare sul serio e per bene, perché
qui ancora non si è compreso che sono le urne a decidere e non
basta essere eletti per aver raggiunto la meta della vita. Si deve anche
produrre e portare a termine ciò che si è promesso, altrimenti
si torna a casa. Facciamo capire che essere eletti non è una
vincita alla lotteria e che non ci sono premi, ma doveri.
paolo
carbonaio |