In
Afghanistan c’è chi non ci ama, ma anche in Iraq non ci
vedono di buon occhio, perché siamo lì a tentare di mantenere
la pace e aiutare nella ricostruzione del Paese, come avviene in altre
parti del mondo. Noi come altre Nazioni. Insomma, siamo stranieri, perlopiù
di religione diversa e così diffidenti da essere armati. D’altronde,
se non lo fossimo, tanto varrebbe che ci facessimo esplodere o ci sparassimo
direttamente qui, da soli, risparmiando anche un sacco di soldi.
Siamo così illusi da pensare che la Democrazia e la Libertà
di ogni popolo siano una buona cosa che nessuno potrebbe negare e lo
è infatti, noi stessi ne siamo la dimostrazione perché
è un modo di vivere meglio, favorire il progresso, l’emancipazione
delle donne e dei più deboli, rendere la vita più vivibile
per tutti, eliminando la miseria e le malattie, la fame e la sete. Perciò
siamo convinti che tutti lo desiderano e non chiedano di meglio e non
ci rendiamo conto che molti non la conoscono e la vita l'hanno sempre
subita nel modo peggiore, non la comprendono perché nella la
loro cultura il concetto di Democrazia non esiste. La vita è
solo quella che hanno subito da sempre e la violenza e quella che noi
consideriamo barbarie è l'unica forma di esistenza comprensibile.
Popoli asserviti che soddisfano ogni desiderio di coloro che vogliono
vivere e comandare da padroni assoluti.
Talebani e terroristi musulmani dell’integralismo più duro
ci vogliono fuori dalle scatole per adattarsi questi Paesi a modo loro
e farne regni di terrore, applicando le loro leggi fanta-religiose che,
non vorrei sbagliare ma temo di no, desidererebbero esportare anche
da noi sul veicolo di una immigrazione senza controllo e di una tolleranza
che a volte rasenta l’autolesionismo.
Si parla tanto che noi vogliamo imporre la nostra democrazia esportandola
anche con le armi, mentre si dimentica o, peggio, fa comodo sottacere,
che lo stesso avviene anche all’incontrario, quando sono loro
a venire da noi, a predicare l’odio o addirittura a fare attentati.
Una invasione molto meno appariscente che sembra incruenta rispetto
la nostra, quasi sottovoce, morbida ma che alla fine si traduce in odio.
Odio verso la nostra cultura, la fede che la stragrande maggioranza
ha, verso i nostri costumi e, soprattutto, verso quella libertà
di convivenza civile che ci ha permesso di progredire, curando malattie,
eliminando in massima parte la fame e l’ignoranza.
Forti delle dissidenze politiche interne del nostro Paese, di quel pacifismo
che si traduce in cortei dove si inneggia alla violenza verso noi stessi
e ci si augura che le nostre vittime si moltiplichino per mille, Talebani
e terroristi islamici hanno capito che prendendoci sempre più
di mira ci indeboliscono riducendoci alla fine ad un popolo di pecore
che se ne sta nel proprio stallo, finché diventa indifferente
anche al fatto che questi lupi potranno entrare impunemente per fare
i loro comodi, divorando assieme alla gente anche la civiltà
e la libertà conquistata in secoli di storia.
Cercare un dialogo, come qualcuno auspica, tentare un equilibrio che
comporti una convivenza tra noi e questo integralismo mi sembra difficile.
Non è gente con cui dialogare e trovare mediazioni. Un universo
ci divide e secoli di storia e progresso, per non parlare di come diversamente
ognuno vede la vita e ne dà un valore.
Un nostro soldato muore per salvare dei civili tra i quali dei bambini,
mentre l’altro imbottito di esplosivo si fa saltare in aria per
poter uccidere indiscriminatamente stranieri, civili inermi e distruggere
un ponte. Quale abisso tra i due. E pensare che mentre noi piangiamo
un eroe che ha dato la vita per gli altri, c’è chi dall’altro
fronte probabilmente inneggia all’eroismo dell’uomo bomba,
alla sua incrollabile fede e nel contempo si rammarica che l’esplosione
abbia fatto meno vittime di quelle che si erano prefissati.
Tentennare su quello che assieme ad altri stiamo facendo in queste terre
di sofferenza è sbagliato, come è sbagliato pensare che
andandocene risolveremo i problemi nostri e di queste popolazioni. Sarebbe
disconoscere tanti sacrifici come quest’ultimo, tradire i sentimenti
di tutti coloro che li piangono e li rispettano non solo perché
sono dei nostri, ma perché rappresentano l’unico baluardo
contro la barbarie che si fa forte del terrore per fare il mondo a sua
immagine. Un mondo che speravamo ormai superato, solo perché
non lo scoprivamo più da decenni nei nostri stessi Paesi. Evidentemente
ci sbagliavamo, il benessere e la tranquillità ci hanno resi
cechi mentre invece l’odio continuava a covare sotto le ceneri
che credevamo spente di ideologie e religioni che si cibano delle menti
più deboli e che sulla prevaricazione e l’intolleranza
hanno le loro fondamenta.
paolo
carbonaio |