Caro
Signor Presidente
della Repubblica Italiana,
ho ascoltato e condiviso la sua dichiarazione sugli evasori fiscali
e sulla loro indegnità a essere Italiani.
E’ giusto, tutti devono contribuire, come tutti devono poi poter
godere dei servizi che lo Stato eroga grazie anzitutto alle tasse
raccolte, ma non mi sembra giusto non anticipare le sue parole con
una denuncia ben più importante: quella contro questa politica
malsana che ci avvelena la vita.
Gli oceanici sprechi dell’Amministrazione pubblica, lo scarso
rispetto per i diritti e la dignità del cittadino, il continuo
aggravamento del peso fiscale, gli affari sporchi di certi politici,
che siano o no al Governo, i loro guadagni e sprechi, le loro “agevolazioni”,
la loro “a volte artefatta” litigiosità.
Se questi sono gli uomini che dovrebbero rappresentarci, lavorare
per il bene comune, dioceneliberi… perché sono loro indegni
di essere Italiani, ben prima del modesto cittadino che evade pochi
spiccioli, forse più per sopravvivere che per ingordigia e
disonestà,
in confronto alle paperonesche cifre che lo Stato brucia ogni giorno.
Le differenze tra stipendi e pensioni che dividono i privilegiati
dai cittadini comuni, sono una offesa non solo al buon senso, ma alla
Giustizia, quella vera, non quella dei tribunali.
So che la mie parole sanno di qualunquismo e “puzzano”
di ovvietà, ma bisogna pur sfogarsi ogni tanto e dire quello
che si pensa e non solo al bar, denunciare uno Stato che non ci rappresenta,
che sento tanto lontano da darmi la sensazione che non condividiamo
lo stesso Paese, per non dire lo stesso pianeta.
E’ ora di finirla, di voltare pagina, di dare ai nostri figli
e nipoti la sensazione (e non solo questa) che le cose cambiano e
si spera in tempi brevi, “umani”, e non come per la Chiesa
che avanza con un orologio che segna i secoli e non le ore.
Che la parte buona e onesta che ci rappresenta (e qualcuno c’è
di sicuro) trovi il modo di farlo, faccia vera autocritica e si dia
da fare.
Verrà mai il giorno in cui qualcuno dei nostri governanti si
renderà conto che essere Onorevoli non è un titolo solo
di merito e di potere, ma piuttosto un titolo di merito e di dovere?
Cordiali saluti,
Paolo Carbonaio
Trieste,
aprile 2012