DALLA
STAMPA:
Gas
Gasper, tenente di Cacao City
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Di Enzo Verrengia 31 gennaio 2013
Il giallo finisce per proporre meccanismi ripetitivi. Perfino la
sorpresa finale, con la rivelazione del colpevole, è il passaggio
obbligato di uno schema che torna. Lo dimostrò Umberto Eco
in Opera aperta. Vale anche oggi, dopo tante svolte nel campo della
letteratura poliziesca, dal predominio dell’enigma classico
agli scavi psicologici nelle menti degli assassini seriali, dal
noir disperato ed estremo all’indagine storica. Il percorso
di lettura è sempre lo stesso.
Ma
lo si può scombinare. Al che il giallo diviene qualcos’altro.
I francesi hanno un’espressione, mise en abîme, che
significa letteralmente «collocato nell’infinito»
o «collocato nell'abisso». Con ciò la critica
designa un’opera non solamente letteraria, che ripropone il
suo stesso contenuto, rispecchiandolo all’infinito. Per esempio,
un romanzo nel quale lo scrittore sta scrivendo un romanzo, come
Misery non deve morire, di Stephen King. O un film su un regista
che gira un film, come Effetto notte, di François Truffaut.
O,
infine, un giallo che trasforma i meccanismi del giallo in un gioco
satirico sul giallo stesso. Come Gas Gasper e il mistero delle infermiere
assassinate, del triestino Paolo Carbonaio. Innanzi tutto, il titolo.
Talmente improbabile perché esplicita in modo lapalissiamo
i luoghi più comuni del genere. Un nome che sembra fatto
apposta per il detective di turno, la parola «mistero»
e il participio canonico del poliziesco, «assassinate».
Simili
combinazioni se ne trovavano a bizzeffe sulle copertine delle riviste
popolari negli anni Venti, Trenta e Quaranta, l’età
dell’oro del thriller inglese e americano. Evocarle adesso,
conferisce immediatamente il tono dello scherzo. O meglio, della
parodia di altissima qualità. Impressione confermata dal
testo: «Chiedetelo pure ai miei colleghi della Centrale e
tutti vi assicureranno che al Tenente Gas Gasper non mancano casi
impossibili da risolvere. Dovrebbero saperlo, visto che a loro lascio
quelli possibili e certe volte sono costretto a dare loro una mano.
E toglietevi quel sorriso dalla faccia, prima che mi arrabbi! Guarda
un po’ se mi dovevano capitare anche dei lettori scettici!
Bene, adesso finiamola di perdere altro tempo!» Oltre a riversare
in burletta il piglio epico dell’ispettore Callaghan di Clint
Eastwood, Carbonaio commette deliberatamente un peccato capitale
della scrittura gialla. Anziché costruire sulla pagina l’equivalente
della quarta parete teatrale, ovvero la finzione perfetta, che esclude
il pubblico, lo chiama in campo.
Al
contrario di quanto propugnava Brecht con lo straniamento, che permetteva
di non identificarsi nella vicenda e nei personaggi, a beneficio
del senso critico. Carbonaio fa lo stesso. Convoca gli appassionati
del giallo ad un divertissement collettivo, sul filo dell’improbabile
ma ferratissima inchiesta che il tenente Gas Gasper, della squadra
omicidi di Cacao City, conduce sulle morti violente di infermiere
più adatte per posare in foto da pin up.
Accoppiamento
tipico, anche questo, delle riviste pulp: bellocce discinte uccise
col sangue. Insomma, un’occasione, questo ebook, di scoprire
o riscoprire il sapido talento di Paolo Carbonaio, che in altre
sedi ha pubblicato splendidi libri di mare e non disdegna di agire
narrativamente anche sotto le mentite spoglie di Humbert Du Charbon
per firmare il ciclo di Hator. Il che, unito alle imprese di Gas
Gasper, fa di lui un’esempio raro fra gli autori pensinsulari,
pochissimi dei quali sono predisposti all’ironia, specie verso
se stessi.
Da:
http://www.unita.it/culture/gas-gasper-tenente-di-cacao-city-br-scarica-un-grande
giallo-a-1-99-1.481378