La soffitta

 
E'
un romanzo thriller ambientato negli anni 90 a Trieste, città che già dalla fine della guerra è un naturale cross point di traffici illeciti facilitati dalla sua posizione geografica al confine con i Paesi dell'Est e dal fatto di essere un importante porto di mare.
La trama racconta di un uomo, Riccardo, che si trova coinvolto in un traffico di droga con dei delitti e nello stesso tempo è anche la cronaca delle indagini svolte dal
commissario di polizia Altamura.
Due racconti separati che s'intersecano capitolo dopo capitolo e in cui, man mano che si prosegue nella lettura, i tempi che dividono l'inizio della storia dal momento delle indagini si accorciano fino a coincidere.
Il lettore rivive momento per momento gli avvenimenti precedenti, mentre segue le indagini.



ISBN: 978-88-6259-516-2
Pubblicato in versione cartacea
e in formato E-Book da:

La soffitta
l'inizio della storia...


1. Venerdì 11 novembre - Il cadavere stupefatto

La porta si aprì con un rumore di ramo spezzato e ai due pompieri apparve un corridoio appena rischiarato dalle lampade dei poliziotti. Quasi fossero archeologi all’apertura di una tomba etrusca.
I fasci di luce illuminarono un pavimento di legno opaco e, risalendo su per le pareti avorio sporco, colpirono un lampadario di vetro, desolato e deprimente come un impiccato dimenticato dopo un’esecuzione frettolosa. A destra, si aprivano due porte dai telai pesanti, neri. L’odore di chiuso pizzicava sgradevolmente le narici dei visitatori, incerti se superare la soglia. I pompieri si fecero da parte per lasciare passare i poliziotti, quindi li seguirono. Il silenzio amplificava i loro respiri.
Il gruppo entrò nella prima stanza. Era un salone con due finestre chiuse e le persiane lasciavano filtrare timide schegge di luce. Il locale era vuoto. Uscirono e raggiunsero la seconda porta entrando in una stanza più piccola, con una sola finestra pure chiusa. La luce delle torce elettriche seguì le pareti spoglie, fermandosi nell’angolo opposto dove giaceva distesa una figura umana. Il corpo era prono, aveva le braccia distese lungo i fianchi, la testa piegata di lato, mostrava sul volto un’espressione di profondo stupore; gli occhi erano spalancati. Dalla schiena si ergeva, come un obelisco, un manico bianco.
Uno dei poliziotti si avvicinò al cadavere, l’altro aprì la finestra, aiutato dai pompieri. Quando la luce del giorno inondò la stanza, fu accompagnata dal gelido alito della Bora. Ai primi di novembre, Trieste rabbrividiva per il freddo e le vie erano deserte e spoglie come dei tutoli di pannocchie sgranocchiate.
<<Avrà avuto circa cinquant’anni.>> commentò il poliziotto più anziano, illuminando il viso del cadavere. <<Guarda che faccia allibita. Sembra che gli abbiano strappato da sotto il naso il biglietto miliardario della lotteria.>>
<<Diavolo, è vero!>> esclamò sorpreso l’altro, puntando la sua torcia in faccia al collega.
Il collega gli tappò la torcia con il palmo della mano. <<Chiama la centrale e avvertili che abbiamo trovato il corpo di un uomo, pugnalato. Devono venire per i rilievi.>> e, rivolto ai due pompieri rimasti silenziosi presso la porta: <<Uscite dalla stanza, non voglio lasciare troppe impronte sulla polvere del pavimento.>>
Il pompiere più impressionabile lasciò subito la stanza, raggiungendo nel corridoio l'altro poliziotto intento a parlare nella radio ricetrasmittente, mentre il pompiere rimasto s'inginocchiava per passare le dita della mano sul pavimento vicino ai propri stivali. <<Non credo che lasceremo molte impronte, non c’è un solo granello di polvere. Qualcuno lo ha spazzato per bene.>> commentò, rialzandosi.
Il pavimento era perfettamente pulito. Vecchio, consumato e opaco ma pulitissimo. Il poliziotto accanto al cadavere si guardò d’attorno, afferrò il braccio sinistro del morto sollevandolo appena: il lato della manica dell'impermeabile nero antracite che prima poggiava a terra, era grigio di polvere. Sembrava che quella fosse l’unica polvere della stanza. Perplesso, lasciò la manica e senza una parola uscì dalla stanza assieme al pompiere, richiudendosi la porta alle spalle.

continua...


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