L'Africa
delle avventure di Hathor
L'Africa
Orientale tra gli anni sessanta e settanta: un paese
in continua trasformazione. C'è
la guerra tra il mondo arabo e Israele e i governi del blocco comunista
fomentano le rivoluzioni contro i paesi industrializzati che sfruttano
le risorse economiche - il dominio britannico sta cedendo spazio ai
nuovi governi locali e il Protettorato di Aden (Hadramahut) è
in rivolta, il Kenya ha da poco ottenuto l'indipendenza e il Tanganica
si è unito all'Isola di Zanzibar per divenire il nuovo stato
della Tanzania - l'Eritrea si ribella alla dominazione dell'Etiopia
e nell'ex Somalia Italiana, appena diventata Repubblica Democratica
Socialista, c'è tensione per la creazione della Grande Somalia
Unita con la riunificazione di tutte le popolazioni somale dei paesi
limitrofi come il Kenya e l'Etiopia.
Da Suez al Capo di Buona Speranza c'è la stessa miseria, siccità
e fame che la presenza dei ricchi paesi occidentali non ha modificato
in più di cent'anni di colonialismo ed è la stessa Africa
che ancora oggi vediamo alla televisione o sfioriamo appena mentre viaggiamo
verso i villaggi turistici.
Il
Mar Rosso. Gli antichi
Egizi lo chiamavano il "Grande Verde", una distesa d'acqua
color smeraldo nella quale va ad immergersi il Deserto Orientale africano
e le terre arse della Penisola Arabica. Le loro navi di papiro lo navigavano
già tremila anni prima di Cristo dirette alle Terre di Puth.
Il suo antico nome ebraico era Yam Suf, il Mare di Giunchi, mentre per
i Greci e i Romani era il Mare Eritreo, dal greco erythraìos
(rosso). In arabo è Bahr al-Àhmar ed è lungo poco
più di duemila e duecento chilometri e largo al massimo trecento.
Chiuso
tra deserti infuocati con un fondale ricco di una vita meravigliosa,
è stato da sempre teatro di contese religiose ed economiche,
già ad iniziare dal passaggio dei suoi flutti compiuto da Mosè.
Le sue acque che dividono le terre africane da quelle arabe, sono state
solcate dalle navi dei Fenici, dei Greci, degli Axumiti, dei Romani,
degli Arabi e poi da quelle portoghesi. Mercanti, ammiragli, esploratori,
missionari e colonizzatori, lo hanno attraversato da Oriente ad Occidente
e da Settentrione a Meridione.
Sulle sue sponde antiche civiltà hanno lasciato monumenti unici
al mondo, mentre altri popoli sono scomparsi tra le sabbie dei deserti.
Con l'apertura del Canale di Suez, il Mar Rosso è stato testimone
del colonialismo che fino a pochi anni fa ha stabilito la politica dei
suoi popoli e la loro economia. Ora navi da carico e petroliere lo solcano
dirette in Oriente, mentre lussuose navi da crociera trasportano i turisti
sulle coste africane alla ricerca di siti archeologici e bellezze sottomarine.
Cessato il colonialismo, le sue sponde ospitano ancora nazioni povere
come il Sudan, l'Eritrea e la Somalia ed altre ricche di petrolio, mentre
gli enormi interessi dei paesi industrializzati ne condizionano a tutt'oggi
la vita.
L'Oceano Indiano. E' il
regno dei Monsoni e si estende per 74.917 chilometri quadrati ed è
profondo in media 4.000 metri. Era già noto da 1.500 anni ai
commercianti arabi che lo navigavano trasportando spezie, pietre preziose,
sete, oro, argento e porcellane cinesi, quando Bartolomeo Diaz superando
il Capo di Buona Speranza lo apriva agli Europei, poi, Vasco de Gama
al grido "Per Cristo e per le spezie!"
lo affrontò per andare alla conquista delle ricchezze delle Indie.
L'Oceano Indiano con le sue isole da sogno come Madagascar, le Seychelles
e le Mauritius poste sulla rotta tra il Sud Africa e l'Oriente, è
stato conteso tra i Francesi della Compagnie des Indes e gli Inglesi
della East India Company ed è stato il teatro delle gesta di
capitani coraggiosi come Robert Sourcouf e Lazare Picault e di avidi
pirati come Olivier La Vasseur, detto La Buse, Capitain Kidd e John
Avery. Le sue isole hanno stregato scrittori e poeti come Joseph Conrad
e Baudelaire. Mark Twain e il generale Gordon, l'eroe di Khartoum, immaginarono
le isole Mauritius e le Seychelles come l'Eden perduto di Adamo ed Eva.
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