Trieste - Barcola

Barcola frazione del comune di Trieste, tra Roiano e Miramare. Nota come Valicula (Piccola Valle) in epoca romana, ospitò una delle più sfarzose ville della regione. L'edificio, edificato nella seconda metà del I secolo a.C. ed ampliato nel secolo successivo, si estendeva per una lunghezza di trecento metri sul lungomare e aveva degli impianti termali, un molo ed estesi giardini. Molti ambienti erano decorati da mosaici e statue. In età moderna è stata principalmente un insediamento di pescatori fino a metà del XIX secolo (nel 1826 contava 418 abitanti), quando i triestini iniziarono a costruire le loro residenze estive nella frazione. Uno degli edifici più importanti di Barcola è senza dubbio la chiesa di San Bartolomeo, costruita nel 1785, con un rosone proveniente dalla chiesa di San Pietro, che sorgeva in piazza Unità fino a fine Ottocento. Vi si trova la statua di San Matteo dello scultore veneziano Enrico Merengo. A monte di Barcola si trova il forte Kressich, costruito nel 1854, sopra il quale venne eretto tra il 1923 ed il 1927 il faro della Vittoria. Nel 1884 venne fondata a Barcola la distilleria a vapore Camis & Stock, dove rimase fino al 1929, quando si trasferì nel nuovo stabilimento nel rione di Roiano. (Da Wikipedia)

Risale al 1150 il primo statuto per la regolamentazione della vendita del pesce all'interno del territorio di Trieste; a primeggiare nell'attività di pesca fino a tutto il Medioevo fu la corporazione di Muggia, cui si affiancarono, a partire dal Seicento, i pescatori del bacino di Barcola. È proprio la zona prospiciente il mare, tra la città e il castello di Miramare, ad essere interessata da un rapido sviluppo urbanistico nel corso dell'Ottocento; in risposta all'incremento del traffico marittimo e dell'attività di pesca si decise la costruzione di un primo mandracchio nella adiacenze della chiesa di San Bartolomeo, seguita nel 1847 dalla realizzazione di un nuovo bacino ad uso di porto. All'interramento di questo spazio, si accompagnò la creazione di una nuova struttura portuale più esterna, quindi accessibile alle imbarcazioni più grandi. Dal 1885, data di erezione del porticciolo Cedas, prese avvio il progetto di sistemazione dell'area lungo l'asse di collegamento verso Miramare, in fase di allargamento; tra i vari interventi, si segnala il prolungamento dello "squeretto" di Barcola, completato entro la fine del secolo. Importanti lavori di urbanizzazione interessarono l'intera area nel corso della prima metà del Novecento, come testimonia anche la costruzione nel 1951 del celebrato Albergo Americano. In tale contesto si colloca l'impresa in esame. Il progetto per "l'ampliamento del mercato del pesce" di Barcola descrive, nella variante del dicembre 1953, una struttura ad un solo piano, la cui planimetria si articola in diversi piccoli ambienti di servizio, attorno all'area centrale più grande destinata all'attività primaria di vendita del pesce. Il documento originale reca la firma del disegnatore Valentino Leghissa, per il Comune di Trieste. Posteriore di qualche anno alla costruzione dello stabile in oggetto, è l'intervento di interramento dello spazio limitrofo in direzione Miramare, ora occupato da giardini e strutture di servizio. - Descrizione morfo - tipologica:L'edificio monopiano si colloca ai margini dell'interramento di barcola-bovedo e si affaccia direttamente sul porticciolo. La pianta rettangolare allungata espone i lati maggiori a sud-ovest allo specchio acqueo ad a nord est sulla Via Almerigo Grilz e quindi sul giardino retrostante. La struttura in cemento armato presenta una copertura piana con un sopralzo centrale, che permette una migliore illuminazione del vano corrispondente alla sede di un circolo privato. I rimanenti spazi sono suddivisi in piccoli magazzini utilizzati per il deposito delle attrezzature da lavoro dei pescatori. (biblioteche.comune.trieste.it/)

Sopra e sotto: la villa detta "casa dele zìvole" (cipolle), fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex prete di origine dalmata, direttore della rivista Pernsiero Slavo (Slavenska Misao), ma si crede anche che il Jakic fosse una spia dello Zar. La villa, progettata dal noto scultore Ivan Rendich, già all'epoca fu contestata da architetti e cittadini, perché aveva uno stile architettonico che stonava con gli altri edifici della zona. Venduta dal proprietario nel 1904, per un certo periodo divenne una famosa casa di appuntamenti e da gioco. Lo scultore, architetto Ivan Rendich è l'autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all'Austria (inaugurato nel 1889 e distrutto nel 1918 e di numeros e importantie tombe del cimitero ortodosso e di quello cattolico. Nato a S. Pietro isola di Bra? il 27 maggio 1849 morì a Spalato il 29 giugno 1932. L'armatura in legno delle cupole è opera dell'artigiano Francesco Gasperini. Gli interni della villa vennero decorati dal pittore spalatino Psako Vucetic (1871-1925), dai motivi geometrici e floreali che ornano gli intradossi delle rampe, all'affresco murale ricco di simboli e figure allegoriche al grande motivo incorniciato con stucchi realizzati a pennello che ricopre il soffitto.

"Anton Jakic era un prete che professò prima a Spalato, poi a Pola, nel 1888 dopo una denuncia per calunnia a mezzo stampa, abbandonò la veste talare per dedicarsi al periodico pubblicato in lingua italiana a Pola col titolo “Il Diritto Croato”, di cui era proprietario, editore e redattore. Il giornale sosteneva l'unità culturale di tutti i popoli slavi orientali e l'affermazione di questi contro le influenze straniere, il settimanale venne più volte censurato e multato, motivo per cui nel 1895 Jakic si trasferì a Trieste sperando di trovarvi un clima più tollerante.
A Trieste Jakic andò ad abitare al numero 9 di via del Campanile, attuale via Genova, nel febbraio del 1895, in una vendita all'incanto si aggiudicò per 3300 fiorini un fondo adibito a pascolo e viti, corrispondente al n° 749 di via Miramare, con l'intenzione di far costruire una prestigiosa villa, per il progetto della quale si rivolse allo scultore Ivan Rendic.

Nel Marzo del 1896 fu inviato al Comune un primo progetto che venne respinto, seguirà un secondo progetto, firmato dal Capomastro Giovanni Martelanz, che fu approvato con la condizione che venissero eseguite alcune modifiche e che i lavori fossero condotti dallo stesso Martelanz, titolare dell'omonima impresa, qualche riserva venne anche sollevata sull'estetica, in quanto la commissione trovò che i cupolini "...arieggiavano troppo al carattere ecclesiastico nello stile adottato...",riferendosi alle famose cupole a cipolla alle quali Jakic non volle rinunciare. Nel 1897 vennero conclusi i lavori e la villa ottenne l'abitabilità , però Jakic si trasferì ufficialmente ben due anni dopo. Per coprire le spese di realizzazione della villa e l'acquisto degli arredi Jakic aveva stipulato due prestiti bancari di 10.000 goldinar (fiorini) e 4.000 corone, sottoscritti rispettivamente il 20 aprile 1898 e il 25 marzo 1901 con la Cassa Depositi e Prestiti Slovena,

E' probabile che questo debito gli abbia condizionato finanziariamente la vita, perché nel 1904, per la pessima situazione economica, fu costretto a vendere la villa dal valore stimato di 80.000 corone per 72.000 corone al dott. Nicolò de Volpi e in quell'occasione vennero pure chiuse le due ipoteche che ancora gravavano su di essa. Voci popolari dicono che sia stata trasformata in un'elegante casa di appuntamenti e bisca, ma di questo non si sono trovate conferme. In seguito la villa cambiò diversi proprietari, nonostante questo alla costruzione furono apportate unicamente delle modifiche interne nei primi anni '50 e nel 1978; dal 1963 è un piccolo condominio suddiviso in quattro appartamenti.
Anton Antonio Antun Jakic (Podgora, 3 giugno 1860 - 4 Aprile 1942) viaggiò molto per assistere a manifestazioni culturali e avere contatti politici, raggiunse più volte Pietroburgo dove pure veniva venduto il suo giornale. La sua ideologia volta al panslavismo lo portò ad essere accusato di eccessive simpatie verso il governo zarista, Jakic dichiarò di non essere mai stato finanziato da nessun organo politico e tantoméno dalla Russia, rimane però un mistero quali fossero le sue fonti di guadagno, dal momento che con i proventi del giornale non avrebbe potuto permettersi i frequenti viaggi e la costruzione della villa. Nel 1909 dopo aver sospeso le pubblicazioni del giornale lasciò Trieste e benché Jakic fosse vissuto fino al 1942, non si hanno notizie, è possibile che per curarsi sia ritornato a Podgora dove risiedevano numerosi suoi fratelli e sorelle. (Fonte: Margherita Tauceri)"

Sopra. Il castelletto di Alessandro Cesare: Nel 1886 la famiglia Cesare di Salvore, che possedeva dei terreni a Barcola, ottenne la concessione della spiaggia, sorse così il primo nucleo del futuro stabilimento balneare Excelsior e dell'albergo omonimo. Nel 1890 Alessandro Cesare incaricò l'architetto Edoardo Tureck della costruzione del palazzetto neogotico, affacciato sul piazzale alberato (attuale via Almerigo Grilz) e sullo scalo, conosciuto con il nome di "Castelletto Cesare". Fu con queste costruzioni che iniziò la trasformazione di Barcola da villaggio agricolo in stazione di soggiorno, il luogo attirava anche la nobiltà internazionale, lo testimonia il fatto che per parecchi anni Leontina Fürstenberg con il marito Windisch-Grätz ed i familiari soggiornarono nel castelletto, mentre la famiglia Cesare andò ad abitare nel palazzetto rosso adiacente. Nel giugno del 1904 venne inaugurata la sede della nuova "Società Canottieri Nettuno", in un vecchio capannone in disuso, di proprietà di A.Cesare, uno dei soci fondatori. Alessandro Cesare fu un capace imprenditore, nel 1881 possedeva una flotta di 8 navi con le quali faceva concorrenza alla società di navigazione' "Istria-Trieste", era suo anche lo scalo attrezzato a zavorrare il naviglio a vela che arrivava e ripartiva senza carico. Fu direttore della Società Filarmonico-Drammatica e consigliere comunale. Nato ad Alessandria d'Egitto il 13.12.1847, morì a Trieste il 1.3.1921. Il castelletto ospità anche i principi di Windischgraetz-Graetz. (Fonte Margherita Tauceri)



La fontana della pineta di Barcola, detta anche "fontana luminosa", venne inaugurata nel 1963. Per un periodo gli spruzzi creavano dei bei effetti, cambiando colore; per fattori legati alla manutenzione vennero tolte le lampadine colorate. Gli zampilli furono quindi sostituiti da un getto unico.

Durante l'amministrazione alleata del Territorio Libero di Trieste, tra il 1947 e il 1953, a Barcola fu costruito un palazzo per la residenza degli ufficiali alleati (più nota come "casa degli americani") coinvolti nel governo del territorio. Dal 1969 ogni anno nel mese di ottobre nel mare antistante la frazione si svolge un'importante manifestazione nautica, la Barcolana, la più affollata regata velica del Mediterraneo, con oltre duemila barche partecipanti. Durante tutto l'anno, il lungomare e la pineta di Barcola sono classici luoghi di passeggio per i triestini. Nelle calde estati gli stessi luoghi sono anche affollati dai bagnanti, che si ritrovano in particolare ai Topolini, delle piattaforme balneari che sono anche luoghi di aggregazione per chi va al mare.( Da Wikipedia)

Nella foto in basso a sinistra. Durante l'amministrazione alleata del Territorio Libero di Trieste, tra il 1947 e il 1953, a Barcola fu costruito un palazzo per la residenza degli ufficiali alleati (più nota come "casa degli americani” o “l'albergo americano”), con un’imponente mole di mattoni rossi. (Fonte: Dino Cafagna)


Il porticciolo di Barcola

Sopra a sinistra: EX BAGNO EXCELSIOR. Nel 1886 la famiglia Cesare di Salvore, che possedeva dei terreni a Barcola, ottenne la concessione della spiaggia, sorse così il primo nucleo del futuro stabilimento balneare Excelsior. Nel 1890 incaricò l'architetto Edoardo Tureck della costruzione del palazzetto neogotico, lo stesso architetto ampliò e dotò di attrezzature l'impianto balneare. Nel 1895 verrà edificato l'omonimo albergo dall'altra parte della strada. Lo stabilimento balneare, negli anni successivi passerà ad altri proprietari, sarà alzato e più volte ampliato. Nel 1909 verrà dotato di un teatrino e di un ristorante, l'anno seguente di una pista di pattinaggio, divenendo un ritrovo alla moda molto frequentato. Oggi la struttura balneare è stata trasformata in appartamenti privati con spiaggia privata. (Fonte Margherita Tauceri)
CURIOSITA'.... Alessandro Cesare, il proprietario del Bagno Excelsior (1886), approfittò allora di una norma che, sotto l'Austria, permetteva che il frontemare non fosse necessariamente pubblico, come oggi invece lo è per le leggi italiane, ma in particolari zone poteva essere di proprietà privata. Tutta l'area di balneazione, sia dell'attuale residence ex bagno Excelsior sia del castelletto e della villa adiacente, in virtù di una donazione fatta a Alessandro Cesare da parte delle autorità austriache, è di proprietà privata, non appartiene cioè al demanio, come invece tutte le altre aree costiere italiane. Quindi si tratta dell'unico caso in Italia. Oggi la struttura balneare è stata trasformata in appartamenti privati con spiaggia privata. ((Fonte: Dino Cafagna)




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