Trieste - Piazza Venezia e
il monumento a
Massimiliano d'Austria |
Piazza Venezia: San Vito-Città Vecchia. Tra le vie L. Cadorna, del Lazzaretto Vecchio e riva T. Gulli. - Già piazza Giuseppina (e prima ancora, nel XVIII secolo, «piazza Ganza» dal nome del proprietario di un edificio che lì esisteva), venne ribattezzata «piazza Venezia», a ricordo della città adriatica, storicamente ed economicamente rivale, con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 n. IX-1315-19.
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Descrizione storica: Lo slancio economico, derivato dalla realizzazione del Porto Franco, produsse dei vantaggi grandissimi comportando un netto aumento della popolazione, che, verso la metà del XIX secolo, segnalava la presenza di ben 80.000 abitanti. Trieste allora subì una radicale trasformazione del suo tessuto urbano, modernizzandosi nell'aspetto e nei contenuti: dopo la Restaurazione, la città cominciò ad espandersi verso ponente popolando intensamente quella zona compresa tra Cittavecchia ed il Lazzaretto di San Carlo. Conclusa l'urbanizzazione delle aree ricavate dall'interramento delle antiche saline, la città, assetata di nuovi fondi su cui espandersi, iniziò ad occupare poco alla volta le proprietà appartenute al monastero dei SS. Martiri, fuori dalle mura dell'antica Tergeste, verso levante. I terreni edificabili vennero suddivisi in 22 are distinte e messi all'asta nel 1786 e così, come ci ricorda il Generini: "Nel 1819 il Comune di Trieste si impegnava a provvedere al rifacimento del lastrico delle vie della città nuova e del Borgo Giuseppino e alla conservazione dei ponti, canali e pozzi liberando il Sovrano Erario da qualunque aggravio per questi lavori, in cambio veniva data la proprietà di tutti i terreni giacenti nella città nuova e nel borgo". |
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Il nuovo borgo che ne derivò fu appunto chiamato Giuseppino in memoria dell'imperatore che nel 1788 ne aveva decretata la creazione. Nel 1824 vennero sistemate le vie prospicienti il mare, erigendo le sponde murate di Riva Grumula e dei Pescatori. Immantinente nuovi edifici andarono ad occupare il suolo reso sicuro dalle acque e fu in quel contesto che si definì la piazza, chiamata Giuseppina in onore dell'imperatore. Lo spazio , conosciuto con il nome di Piazza Ganza fino ad almeno il 1827, per la presenza in quella zona di un'abitazione privata nota ai più con l'appellativo di Casa Ganza, si presentava privo di fontane o di altri monumenti decorativi, una semplice area in terra battuta racchiusa tra pochi edifici, alcune campagne (quella Cassis e Dubane), ed il mare, destinata, così come si evince dai Verbali del Consiglio del Comune "al libero movimento del carriaggio con merci, essendo che riferisce ad una parte principale del porto con un molo di fronte". Nel 1864 il Consiglio Comunale stanziava la somma di 8.000 fiorini per regolare lo spazio. In quell'anno l'ing. Macciachini presentava un piano per ridurre la piazza a giardino con in mezzo una fontana a diversi getti d'acqua, che, però, sarebbe servita solo come semplice ornamento al giardino stesso, escludendo quindi la possibilità, da parte della cittadinanza, di servirsene per il proprio approvvigionamento idrico. Ma il progetto, data la spesa piuttosto ingente e la sua scarsa utilità, non incontrò il favore del Consiglio, che anzi destinò la somma di 5.600 fiorini per l'esecuzione di un progetto di pavimentazione, risalente al 1859 e mai portato a compimento. La necessità di lastricare la piazza e di provvederla con una fontana, per servire una zona che ne era priva, (la popolazione era costretta a servirsi del fontanone dietro la chiesa di S.Antono vecchio), era decisamente più impellente. |
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Al n. civ. 2 si trova, dal 1900, la farmacia già Mizzan, in edificio eretto nella prima metà dell’Ottocento dall’arch. V. Valle (1834). | |
Sugli angoli, alla base della colonna, quattro statue a mezza figura, rappresentanti i quattro punti cardinali, simbolo dello sviluppo commerciale e marittimo triestino, custodivano, attente, la dignità sovrana. Nel 1951 la statua venne rimossa e sostituita dalla fontana del Nettuno, trovando, appena dieci anni più tardi, nel 1961, adeguata ubicazione nel parco di Miramar. Si colse l'occasione per realizzare il progetto del giardino proposto all'epoca dall'ing. Macciacchini. La fontana, opera di Giovanni Mazzoleni da Bergamo, aveva decorato piazza della Borsa dal 1755 al 1920, così come ci ricorda l'iscrizione sulla vera. Nettuno, lo sguardo fieramente rivolto verso il mare, sorge dalle acque con in mano il tridente, ai suoi piedi tre cavalli fluviatili. Dando le spalle al mare si affacciano sulla piazza edifici di netto pregio architettonico come ad esempio Palazzo Revoltella, il cui proprietario, il barone Pasquale Rivoltella, noto commerciante triestino, fu un acceso sostenitore del Comitato per l'erezione del monumento in memoria dell'arciduca. L'edificio, in stile neoclassico secondo la moda imperante dei tempi, fu costruito tra il 1852 ed il 1859, su progetto dell'arch. F. Hitzig. |
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La piazza, aperta sul lato mare, ha di fronte a sé un molo, chiamato anch'esso Giuseppino, edificato nel 1847 e prolungato tredici anni più tardi. Altri edifici di pregio si trovano al numero civico 6 e 7, opera di Valentino Valle e il palazzo al numero 1, noto ai più con il titolo di Casa Serba sul cui portone di ingresso una lapide, posta dalla Comunità Religiosa Serbo-Ortodossa di Trieste nel 1953, ci ricorda che l'edificio fu un "Lascito di Cristoforo Scuglievich nostro grande benefattore, nato a Mostar il 22.IX.1843, morto a Trieste il 9.I.1909" Dopo la Redenzione, il 19 marzo 1919, la piazza ha cambiato denominazione assumendo quello di Piazza Venezia. (da: biblioteche.comune.trieste.it) |
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Al n. civ. 1 si trova l’ottocentesco Palazzo Scuglievich. Il palazzo fa parte di un gruppo di edifici prospicienti Riva Nazario Sauro costruiti tra gli anni Venti e Trenta dell'Ottocento, nel corso di una fase di forte espansione del Borgo Giuseppino interessato da un progetto di ampliamento delle rive. |
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L'ingresso dello stabile viene ampliato ed arricchito
con l'inserimento di una nuova scala. Nel 1876 l'edificio viene acquistato
dal Governatore della Comunità Serbo-Orotdossa Cristoforo Sculjevic,
al quale si deve la commissione di un progetto decorativo per i soffitti
del piano nobile affidato al pittore triestino Eugenio Scomparini. La
Comunità Serbo-Ortodossa acquista il palazzo con decreto di aggiudicazione
ereditaria nel 1911. Il palazzo si affaccia su Via del Lazzaretto Vecchio,
Piazza Venezia e Riva Nazario Sauro. La struttura, a pianta rettangolare, è costituita da quattro piani fuori terra. Affaccio su Piazza Venezia, Riva Tommaso Gulli e Via del Lazzaretto Vecchio. L'edificio presenta un pianoterra rivestito a bugnato, mentre i piani superiori sono trattati ad intonaco di colore giallo. Il prospetto principale è tripartito da due lesene scanalate di ordine gigante che individuano la parte centrale lievemente aggettante, mentre una coppia di lesene è collocata alle due estremità; tale suddivisione si ripete anche nelle facciate laterali prive però dell'aggetto centrale. Il pianoterra è articolato da aperture ad arco a tutto centro alternate a fori rettangolari. Il secondo piano è caratterizzato da una serie di finestre arricchite da frontoni spezzati; al centro spicca un balconicino a balaustra su cui si apre una porta finestra con timpano triangolare. Tale balconcino si ritrova al piano superiore, collocato nelle due penultime aperture della facciata. Le finestre del terzo piano presentano cimasa lineare in pietra. All'ultimo piano si trovano piccole finestre rettangolari poggianti su una fascia marcapiano in pietra aggettante. A coronamento della superficie muraria è collocata una cornice a mensoloni che corre per tutto il perimetro del palazzo. Lapide recante l'iscrizione "Lascito di Cristoforo Scuglievich nostro grande benefattore, nato a Mostar il 22.IX.1843, morto a Trieste il 9.I.1909" in corrispondenza del portale d'ingresso principale. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) |
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Piazza
Giuseppina ora Piazza Venezia: Tra il 1824 ed il 1826 furono approvati
i progetti di quasi tutti i palazzi che interessano la riva; prendendo
così forma anche la piazza Giuseppina. Qui, Domenico Corti progetta
il palazzo al n. 1 (1832) all'angolo con via del Lazzaretto Vecchio e
Valentino Valle ai nn. 2-3 (1834). Ed è proprio Domenico Corti
che imprime al quartiere la sua impronta stilistica, innalzando numerosi
edifici in via del Lazzaretto Vecchio, sulla riva dei Pescatori e anche
i due blocchi (1837-40) sulla traversa di via del Lazzaretto Vecchio che
porta il suo nome. I molo Giuseppino, di fronte la piazza verrà
prolungato negli anni 1857-59. Il molo nell'ultimo periodo del 19°
secolo era riservato alle navi (vaporiere) di proprietà del Lloyd
Austriaco. |
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Il monumento all’Imperatore Massimiliano, finanziato grazie a una sottoscrizione dei cittadini di Trieste. La tragica morte del “fiore d’Asburgo”, abbandonato dal tradimento di Napoleone III alla mercé dei rivoltosi messicani, aveva commosso l’Europa intera. Ma era stata Trieste, con il castello di Miramare, a sentire più duramente il colpo. La scultura lo raffigurava con la divisa di contrammiraglio della flotta austriaca: un braccio proteso verso il mare, lo sguardo perso tanto verso le onde, quanto verso il suo castello. In tal senso la posizione della statua voleva un Massimiliano che guardasse l’orizzonte delle sue tragiche imprese, nonché la sua “Miramar” prediletta. |
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Il basamento, raffigurante i Quattro Continenti, recitava la seguente dedica: “Con animo liberale – Soccorse ai poverelli – con la creazione di Miramar – abbellì Trieste – Sua patria d’elezione”. La scultura era invece opera di Giovanni Schilling da Dresda. La Piazza, accanto ai vapori del molo giuseppino e al Monumento a Massimiliano, era nota nell’ottocento sopratutto per essere ritrovo delle carrozze e delle diligenze; allora come adesso, verrebbe da scrivere, considerando la quantità di taxi nella zona. (Da: https://www.triesteallnews.it/) |
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Borgo
Giuseppino: Nel novembre 1780 alla morte dell'imperatrice Maria Teresa
gli succede il figlio Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (1741-1790), coreggente
dalla morte del padre Francesco I avvenuta nel 1765, che proseguirà
l'opera riformatrice iniziata da Maria Teresa, illuminista, ma comunque
fedele alla visione di Stato assolutista in contrasto alla filosofia dominante
dalla chiesa cattolica. In quest'ottica il nuovo regnante concederà
la libertà di culto ai non cattolici, sopprimendo gli ordini religiosi
contemplativi e confiscando i loro beni. Con la 'Toleranzpatent' del 13
ottobre 1781 concederà alle comunità non cattoliche (formate
da almeno cento famiglie) di erigere una chiesa propria, una scuola ed
eleggere il proprio pastore. Inoltre, autorizzerà agli ebrei, agli
ortodossi, agli augustani ed agli elvetici di possedere beni immobili. |
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