Trieste - Piazza della Repubblica e Corso Camillo Benso Conte di Cavour
Questa piazza ebbe numerosi nomi: Piazza San Nicolò - dal nome della chiesetta di San Nicolò dei Marinai menzionata già nel 1338 -1780 piazza Gadolla o Gadola, in riferimento al palazzo settecentesco che esisteva al posto dell'attuale palazzo della Banca Commerciale Italiana - dal 1870 Piazza Nuova o Nova perché era attraversata e rappresentava uno slargo della Via Nuova (via Mazzini). - Per un breve tempo ,durante il primo conflitto mondiale, ebbe il nome dell'imperatrice Maria Teresa, contemporaneamente venne data la stessa denominazione anche l'attuale via Mazzini. - Piazza XXX Ottobre e piazza Mazzini, questi nomi si trovano soprattutto sulle cartoline, nei testi consultati non ho trovato alcun riferimento. - dal 1954- Piazza della Repubblica, dopo il ricongiungimento di Trieste all'Italia. Nella piazza si trovava il mercato di frutta, che avrebbe dovuto essere trasferito in Ponterosso già nel 1859, in realtà rimase fino al 1871, continuarono invece la loro attività i venditori di cambricchi (tele tessute a Cambrai in Fiandra). Per diversi anni si tenne la fiera di San Nicolò, che poi fu trasferita in via san Caterina. Sulla piazza si apriva una libreria intestata al friulano Chiopris, che i triestini pronunciavano Ciopris. (Fonte: Margherita Tauceri)
Il palazzo viene realizzato tra il 1909 ed il 1914 per ospitare la sede della Riunione Adriatica di Sicurtà su progetto degli architetti Ruggero ed Arduino Berlam. I problemi relativi all'ideazione dell'edificio sono abbastanza complessi: dalla scelta del terreno per la nuova sede, all'idea di bandire un concorso per il progetto fino alla realizzazione. Nel 1902 Adolfo de Frigyessy, direttore della Compagnia dal 1899, decide acquistare un'area centrale della città tra via Dante Alighieri, Santa Caterina, Corso Italia e piazza Nuova,
oggi piazza della Repubblica. Sette anni dopo la società bandisce un concorso ad inviti per il progetto dell'edificio al quale partecipano dieci concorrenti; Ruggero ed Arduino Berlam si aggiudicano l'incarico con un disegno scenografico e monumentale arricchito da sculture e oggetti di design per l'allestimento interno. L'edificio viene arretrato di alcuni metri rispetto alle vecchie costruzioni permettendo una maggiore possibilità di lettura della struttura. Attualmente l'edificio ospita al pianterreno attività commerciali e uffici ai piani superiori.
L'edificio, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani fuori terra. Affacci su Piazza della Repubblica, Corso Italia, Via Santa Caterina e Via Dante Alighieri. Le facciate del palazzo non sono unitarie, anche se presentano la medesima suddivisione della superficie muraria. L'accesso alla parte rappresentativa da piazza della Repubblica, con colonne, bronzi, stucchi, marmi variopinti, a testimoniare l'aderenza allo stile eclettico. Soprattutto l'assenza del bugnato per la parte inferiore sono ascrivibili a Ruggero Berlam, mentre gli ingressi laterali e lo scalone interno risultano più vicini al gusto di Arduino Berlam. L'ingresso principale è caratterizzato dal motivo a serliana, da cui si accede all'atrio voltato a botte, con decorazioni a cassettoni. Nella lunetta dell'arco d'ingresso sono collocate due statue raffiguranti le personificazioni di Pensiero ed Azione. Al di sopra emerge un balcone aggettante con parapetto a balaustre in pietra, su cui si apre una porta finestra affiancata da colonne binate sormontate dalle statue della Previdenza e Protezione. I balconi balaustrati sono sostenuti da mensoloni a voluta che arricchiscono anche lo sporto di linda, decorato da motivi floreali. La tripartizione del palazzo è rinascimentale con i lati brevi suddivisi in nove aperture caratterizzate da finestre architravate, timpanate e quadrate nella parte alta. Tutti i particolari sono realizzati in marmo del Carso, mentre le inferriate e le decorazioni in ferro battuto sono realizzate da un'importante ditta artigianale friulana. La ricchezza dei particolari si trova anche all'interno dell'edificio, in particolare, nel vano d'ingresso dominato da una fontana monumentale, raffigurante Nettuno, da mosaici, statue e colonne di gusto accademico.
(da: biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra e sotto: Nella lunetta dell’arco d’ingresso ci sono le due statue dello scultore Giovanni Marin che rappresentano la Previdenza e la Protezione.
Le statue provengono da Casa dei Conti Viscovich in via Machiavelli 3, dove rappresentavano il Pensiero e l’Azione, ornando i poggioli in ferro battuto.
L’edificio, che sorse sull’area già occupata da edifici sette-ottocenteschi (case Bardeau, Treves, Sartorio e Prandi), è decorato di notevoli opere scultoree di Giovanni Mayer (che eseguì le figure Fuoco e Aria, Pensiero e Azione, Acqua e Terra per gli archi della facciata) e di Gianni Marin (che eseguì la Previdenza e la Protezione per il balcone del primo piano). L’inaugurazione dell’edificio è ricordata da una lapide posta all’ingresso del palazzo: «NEL LXXV ANNO DI SUA FONDAZIONE / LA COMPAGNIA TREISTINA / RIUNIONE ADRIATICA DI SICURTÀ / QUESTA SEDE DEGLI UFFICI CENTRALI / DELIBERATA NELL’ANNO MCMVIII COL VOTO UNANIME / DEL DIRETTORE GENERALE COMM. ADOLFO DE FRYGYESSI / DEI DIRETTORI DOTT. EUGENIO BRUNNER / BAR. GIUSEPPE DE PARISI BAR. CIMONE DE RALLI / ENRICO SALEM DOTT. SCIPIONE CAV. DE SANDRINELLI / COSTRUITA CON DISEGNO / DEGLI ARCHITETTI RUGGERO E ARDUINO BERLAM / FELICEMENTE INAUGURA / MCMXIII /». Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.
Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà. Già nel 1909 la grande compagnia assicurativa vide la necessità di una nuova sede in ragione delle accresciute esigenze. Tale edificio avrebbe dovuto ospitare gli uffici della compagnia, delle abitazioni civili e delle zone destinate a negozi. Individuata l'area vennero acquistate e demolite le case: Bardeau, Prandi, , Sartorio e Treves. Venne bandito un concorso al quale furono invitati illustri architetti, i lavori vennero selezionati da una prestigiosa giuria che scelse i progetti di Arduino e Ruggero Berlam, degli architetti Ignác Alpar di Budapest e Giacomo Zamattio, non riuscendo a concludere gli accordi con questi ultimi, l'incarico venne affidato ai Berlam.

L'imponente edificio venne costruito dal 1911 al 1914, in stile eclettico, nella struttura predomina il gusto rinascimentale. La facciata in pietra d'Istria è decorata con importanti sculture, le figure che contornano l'arco dell'ingresso sono scolpite da Giovanni Mayer, sulle colonne binate ai lati del balcone sono poste le sculture di Gianni Marin. Dopo la galleria d'ingresso protetta, da una preziosa cancellata, si passa al sontuoso atrio, dove ha sede la fontana opera del Marin, con il gruppo scultoreo realizzato con marmi policromi raffigurante Mercurio assieme a tre leoni. L'inaugurazione del palazzo è ricordata in una lapide all'ingresso. In data 3 dicembre 1913 nel palazzo è stato aperto con l'ingresso in via Sant'Antonio la sala cinematografica "Ideal" - (Fonte: Margherita Tauceri)

Cinema Ideal: Il cinema fu aperto il 30 novembre del 1913 al pianoterra del palazzo della RAS, costruito dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam, quindi in posizione centrale, col nome di Cinema “Ideal”. Dopo il ritorno all’Italia, nel 1919, a seguito di un’importante ristrutturazione, cambiò il nome in “Gran Cinema Teatro Italia", mirando a diventare il più aristocratico, elegante, artistico e chic delle città, dove si proiettavano prevalentemente prime visioni (“E' il più artistico della città e il più adatto per famiglie. Vi si proiettano solamente films di prima visione e di valore artistico”). (Fonte: Dino Cafagna)


Targa posta sulla Via San Nicolò
Cinema Ideal: Durante il periodo bellico Vito Timmel realizzò a Trieste, in pochissimo tempo, una delle sue opere più importanti: la decorazione del Cinema Ideal. Aperto dal '12, il Cinema Ideal (poi Cinema Italia), in via Sant'Antonio (poi via Dante) a Trieste, era ospitato nel Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà, opera degli architetti Ruggero e Arduino Berlam, e di Piero Lucano per quanto riguarda la decorazione degli interni. Inizialmente gestito dalla Società Cinematografica Triestina, dal 1916 al '18 passa di proprietà a Riccardo Colledani, il quale all'attività di proiezione cinematografica affianca quella teatrale, proponendo al pubblico triestino anche concerti e numeri di varietà. È infatti nel 1916 che sulle locandine il locale si presenta con il nome di «Teatro-Cine-Ideal». Forse per dare evidenza tangibile alla sua presenza in qualità di nuovo proprietario o forse per avvalorare l'ulteriore nuova destinazione del suo esercizio, Colledani, con tutta probabilità nello stesso 1916, incarica Vito Timmel di completare la decorazione dell'atrio nella fascia alta delle pareti lasciata vuota da Lucano, con una serie di personaggi tratti dal mondo della letteratura. (Fonte: ilpiccolo/archivio)
Vito Timmel, nato von Thümmel (Vienna, 19 luglio 1886 – Trieste, 1º gennaio 1949), è stato un pittore italiano.

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Palazzo Creditanstalt Dopo una complessa vicenda che comprende l'individuazione del sito e un fitto carteggio, iniziato verso la fine del 1907, fra lo Stabilimento austriaco di credito per il commercio e l'industria di Trieste e il Magistrato Civico, relativo ai permessi ed i costi dell'area sulla quale costruire la nuova sede, inizia la costruzione del palazzo su disegno di Enrico Nordio. In agosto del 1908 viene rilasciata l'abitabilità, vengono installati gli ascensori elettrici e nel 1909 il monumentale palazzo del Creditanstalt è concluso.
Dopo il primo conflitto mondiale divenne sede della Banca Commerciale Triestina, e nel 1932 della Banca Commerciale Italiana che assorbì la Banca Commerciale Triestina.
Dove oggi sorge la sede della Banca Commerciale Italiana si trovava il palazzo Duma Il settecentesco edificio, dopo la morte in povertà del Gadolla, cambiò tante volte i proprietari: nel 1808 Gerolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, nel 1818 la sorella Elisa Baciocchi Bonaparte, nel 1826 il commerciante Carlo Cristiano Schwahhofer. Rimaneggiato nel 1828 dall’architetto Antonio Buttazzoni, che modificò l’ingresso con quattro colonne doriche a sostegno di un balcone al primo piano. Nel 1847 venne acquistato dal greco Demetrio Duma ed infine fu demolito nel 1904, quando era sede della Società Operaia Triestina. (Fonte: Margherita Tauceri)
Corso Camillo Benso Conte di Cavour
Già "via della Stazione" divenne nel 1919 "Corso Cavour" a ricordo del noto statista piemontese: Camillo Benso conte di Cavour (Torino 1810 - ivi 1861). Ufficiale del genio (1827-31), fece il suo ingresso in politica nel 1847, fondando il giornale Il Risorgimento. Deputato, fu più volte ministro (1850, 1851) e presidente del consiglio (1852). Nel 1860 assunse il pieno controllo diplomatico dell’impresa garibaldina. Inoltre gettò poi le premesse di un’azione volta a sanare i rapporti tra Stato e Chiesa ma morì prima di essere riuscito a portarla a compimento. Fu ospite a trieste della famiglia Morpurgo dal 17 al 21 aprile 1836. (Fonte. Margherita Tauceri)

Sopra e a sinistra:
Il Palazzo della Banca d'Italia di Trieste è un palazzo di Trieste sede locale della Banca d'Italia.
Il palazzo originario, realizzato nel 1902 su progetto di Eugenio Geiringer e dell'architetto austro-ungarico Müller,[1][2], era la Sede della Banca Austro – Ungarica; situato in una buona posizione, non lontano dalla stazione ferroviaria che collegava Trieste con Vienna, in prossimità della stazione marittima e dei grandi uffici della Posta seppur non abbastanza vicino al centro degli affari che era spostato verso piazza della Borsa. Il 7 novembre del 1918, appena 3 giorni dopo l'armistizio fra Italia e Austria, il Direttore della Sede di Firenze della Banca d'Italia, Giovanni Carloni, venne incaricato di recarsi a Trieste per “provvedere al sollecito impianto in questa città dei servizi della Banca e della Regia Tesoreria Provinciale”. Carloni ottenne dal Governo militare italiano l’ordine di requisire la Sede triestina della Banca Austro – Ungarica della quale venne subito in possesso. Il 2 dicembre 1918, la Banca d’Italia iniziò la sua operatività a Trieste.

Il palazzo requisito era modesto ed insufficiente alle attività della Banca d’Italia che subito ebbe l’intento di acquistare un’area limitrofa con il proposito di costruire un nuovo complesso che avrebbe incorporato anche l’edificio già esistente: un processo di elaborazione progettuale che si preannunciava lungo e travagliato, un’opera complessa ed impegnativa per il tipo di esecuzione. Dello studio dell’opera fu incaricato l’ingegnere della Banca d’Italia, Biagio Accolti-Gil che si assicurò subito la collaborazione dell’architetto triestino Arduino Berlam, mentre per i lavori di esecuzione l’Istituto si avvalse dell’Impresa triestina degli ingegneri Doria, Oblath e Comel. I lavori iniziarono nel 1922 e furono ultimati nel 1928. Inferriata al primo piano della Sede di Trieste della Banca d'Italia Il problema principale consisteva nel fatto che l’ampliamento aveva previsto la costruzione di un palazzo ex novo sul fondo retrostante al preesistente edificio, il quale sarebbe stato poi modificato ed annesso al nuovo corpo di fabbrica, in modo da formare un tutto organico. Fu inizialmente acquistato il fondo per la nuova costruzione, tale “fondo Panfilli” come riferisce Berlam, situato tra le vie Galatti e Geppa, un isolato che copriva circa 1800 metri quadri di terreno ricavato dalle vecchie saline interrate, di conseguenza era costituito da terreno di riporto sopra ad un fondo di consistenza melmosa. Per le fondazioni si ricorse, quindi, alla palificazione di costipamento, per cui vennero impiegati tronchi d’abete lunghi sei metri con ventisei centimetri di diametro piantati nel terreno, uno per ogni metro quadro di superficie coperta, saldati ed unificati da una colata di calcestruzzo, su cui poi avrebbe appoggiato una solida piattaforma costituita da un solettone in cemento armato spesso 40 centimetri con nervature in corrispondenza dei muri. Per l’architettura esterna fu scelto uno stile ispirato alle linee del tardo Rinascimento, con bugnati rustici degradanti dal basso verso l’alto, tali da trasmettere un’immagine di solidità e potenza, l’impressione d’insieme è di estrema robustezza improntata alla destinazione dell’edificio, che ricorda certi antichi palazzi delle zecche italiane. Delle facciata principale, quella su corso Cavour (che nel primitivo palazzo non aveva né porte né gradinate ma soltanto al primo piano due finti loggiati agli angoli) l’ampio portale ed il massiccio poggiolo danno al palazzo il tono e l’aspetto dei vecchi palazzi nobiliari del Friuli. Con un’opportuna disposizione dei vuoti e dei pieni e con una equilibrata distribuzione delle bozze di pietra grigio scuro e dei fondi di intonaco chiaro, si è ottenuto un effetto pittoresco non diminuito dalla diversa ricorrenza dei piani dei due edifici congiunti e fusi. Gli interni Per l’interno non fu di facile soluzione la fusione del vecchio col nuovo edificio, sia per la distribuzione dei locali che per la loro comunicazione. Alla sistemazione interna fu, quindi, affidata particolare cura affinché riuscisse armoniosa per bellezza di linee artistiche e di materiali nobili. In omaggio al desiderio del primo Governatore della Banca d’Italia, l’udinese Bonaldo Stringher, per tutta la costruzione si adoperarono marmi giuliani, con limitato impiego di marmo di Carrara. (Fonte: Wikipedia)
Palazzo CRA, tra Corso Cavour, Via di Torrebianca e Via di Valdirivo: L'immobile venne costruito sul sito in origine occupato dal "I.R. Magazeno de' Sali" tra le antiche contrade di Carintia e di Dandarù, in seguito all'interramento delle rive antistanti con la costruzione della piazza Duca degli Abruzzi, già Luigi Amedeo di Savoia. L'edifico venne commissionato per ospitare la sede centrale dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico, nati nel 1930 in seguito alla fusione di due stabilimenti triestini. La costruzione della struttura venne avviata nel febbraio del 1939, in base al progetto datato 8 dicembre 1938 dell'ingegnere del partito fascista, Bruno Olivotto (1898-1944). Il primo progetto, poi abbandonato, era stato affidato all'architetto Ruggero Decorti. Il palazzo, completato nel giugno del 1940, presenta una pianta compatta e funzionale, secondo i principi architettonici degli anni Trenta; il sobrio prospetto principale è caratterizzato da una fascia aggettante al piano terra e rientrante all'ultimo livello, con rivestimento a lastre di marmo verde articolato da semplici aperture prive di decorazioni. Il corpo centrale venne ampliato negli anni Sessanta con l'aggiunta di una nuova struttura. L'immobile, proprietà dell'Italcantieri, poi della Fincantieri e dell'Enel, venne acquistato nel 2001 dalla Regione Friuli Venezia Giulia. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)
CORSO CAVOUR già "via della Stazione" divenne nel 1919 "Corso Cavour" a ricordo del noto statista piemontese: Camillo Benso conte di Cavour (Torino 1810 - ivi 1861). Ufficiale del genio (1827-31), fece il suo ingresso in politica nel 1847, fondando il giornale Il Risorgimento. Deputato, fu più volte ministro (1850, 1851) e presidente del consiglio (1852). Nel 1860 assunse il pieno controllo diplomatico dell’impresa garibaldina. Inoltre gettò poi le premesse di un’azione volta a sanare i rapporti tra Stato e Chiesa ma morì prima di essere riuscito a portarla a compimento. Fu ospite a trieste della famiglia Morpurgo dal 17 al 21 aprile 1836. - (Fonte: Margherita Tauceri)


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