Trieste - Piazza della Borsa
Piazza della Borsa, cuore nevralgico di una città che cominciò a sviluppare il suo tessuto urbano a partire dalla metà del XVIII secolo, si presenta come il risultato di differenti impianti urbanistici risalenti ad epoche diverse. Lo spazio si definì, nella sua attuale forma architettonica, allorquando l'imperatrice d'Austria, Maria Teresa, diede un nuovo impulso alle costruzioni interrando, nel 1749, le saline ad ovest delle antiche mura tergestine. Estendendo i benefici del Punto Franco a tutto l'Emporio, Maria Teresa, contribuì notevolmente allo sviluppo sociale ed economico della città, producendo dei vantaggi grandissimi: incremento che, pur subendo un drastico arresto durante la dominazione francese, riprese, seppur a fatica, dopo la Restaurazione, con il ritorno del dominio asburgico. Diretta conseguenza di questo slancio economico fu, quindi, l'aumento della popolazione, che, verso la metà del XIX secolo, segnalava la presenza di ben 80.000 unità.
Trieste allora subì una radicale trasformazione del suo tessuto urbano, modernizzandosi nell'aspetto e nei contenuti: la città, assetata di nuovi spazi, andò presto a ricoprire con edifici, vie e piazze, i terreni paludosi strappati con fatica alla forza del mare. La bonifica e il prosciugamento delle antiche saline, già cominciata all'inizio del secolo, si concretizzò pienamente solo nel 1749, allorquando fu emanata un'Istruzione Imperiale con la quale si regolamentava l'urbanizzazione del nuovo Borgo, chiamato, appunto, delle Saline. Tale Borgo venne concesso al Comune nel 1750 dietro la rinuncia al credito di 20.000 fiorini prestati nel 1745 all'Erario e dietro la cessione di alcuni dazi, tra i quali quello del pesce, del nocchiero, dell'ancoraggio e del quarantesimo sull'olio, in grado di fruttare circa 5.000 fiorini di rendita l'anno, per far fronte alle spese delle giurisdizioni civili, politiche e penali che avrebbero gravato d'ora in avanti sull'Erario, come diretta conseguenza della creazione della nuova città. La dirigenza dei lavori d'interramento, che si auspicavano rapidi e veloci, sarebbe stata affidata all'ing. Francesco Saverio Bonomo e così, come ci ricorda il Trampus: "L'opera, che diede l'impulso decisivo all'erezione del nuovo borgo, fu la realizzazione del Canal Grande ottenuto ampliando il vecchio canale collettore delle saline, avvenuta tra il 1754 e il 1756 ad opera dell'impresario Mattio Pirona. L'abitato cominciò ad estendersi progressivamente sulle nuove aree in direzione Nord-Nord Est, da Corso Italia verso Via Ghega". Abbattute, per volere della sovrana, le antiche mura medievali, la città cominciò rapidamente ad espandersi verso ponente assumendo il nome di città Teresiana. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
- Durante il ventennio fascista, dal 1939 al 1944, la piazza della Borsa si chiamò piazza Costanzo Ciano.

La Casa Bartoli (1905-1906), chiamata anche popolarmentea "casa verde", realizzata in stile Liberty (Art Nouveau) dall'Architetto Max Fabiani. In origine i primi tre livelli del palazzo furono destinati a negozi e attività commerciali, tra cui il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio, in seguito assorbito da Centro Casa Croff , e al terzo piano il "Restaurant Golberger", caffè-ristorante frequentato da ebrei di stretta osservanza, chiuso negli anni trenta. Si dice che i fregi floreali degli ultimi due piani siano stati imposti a Max Fabiani dalla Commissione d'Ornato per abbellire di più il palazzo ed essere così approvato, perché era considerato troppo all'avanguardia. Il Fabiani, originariamente, aveva progettato solamente il graticcio che decora i piani di sotto.

Negli anni'60, l'arch. Clescovich, proprietario dello stabile apportò alcune modifice, tra le quali un'entrata sul lato destro che dà sulla parte più spaziosa di Piazza della Borsa.


L’edificio fu costruito interamente in cemento armato, all’epoca usato solo per le strutture portanti, mentre la sua pianta particolare deriva dalla forma del lotto, determinata dalla saldatura della città medievale con quella teresiana. La modernità non è tanto rappresentata dalla decorazione floreale in facciata, quanto, piuttosto, dalla multifunzionalità dell’edificio. Infatti diversamente da tanti palazzi, fin dall’inizio non era stata pensata per un uso soltanto residenziale, anzi, parte della struttura era riservata ad attività economiche, con la presenza di negozi e uffici, tra cui i più importanti sono il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio, il Centro Casa Croff, e la Libreria Gulliver. I primi livelli erano adibiti a magazzini e fori commerciali e presentano ampie vetrate, mentre la veranda, caratterizzata da eleganti elementi in ghisa, fungeva invece da giardino d’inverno di un ristorante kosher, il “Restaurant Golberger”, che permetteva agli ebrei osservanti di rimanere nella zona commerciale anche durante l’ora di pranzo, chiuso negli anni Trenta. Il passaggio tra la parte commerciale e quella realmente privata della casa è segnato dal lungo ed elegante balcone posto sopra la veranda. La soluzione più innovatrice dell’architetto fu, per dare maggior risalto alle vetrine, di spostare il portone d’ingresso dalla facciata principale, quella sulla piazza, a una piccola rientranza sul lato sinistro. Si dice che i fregi floreali degli ultimi due piani siano stati imposti a Max Fabiani dalla Commissione d’Ornato per abbellire di più il palazzo ed essere così approvato, perché era considerato troppo all’avanguardia. Casa Bartoli è il più bell’esempio di Liberty a Trieste e vale davvero la pena di fermarsi ad osservarla. (Fonte: danieledemarco.com)
Nella casa piccola, al numero 6, della fine del XVIII secolo, accanto a Casa Bartoli, è nato Ettore Fenderi, l'inventore dei coriandoli. Durante il carnevale del 1876 non avendo soldi per gettare sulle maschere in strada confetti e petali, com'era consuetudine, ritagliò tanti piccoli pezzetti di carta colorata e usò quelli.
L'idea piacque molto e fu subito imitata diventando una consuetudine a Vienna e a Venezia e poi in tutto il mondo. Ettore Fenderi diventò poi famoso nel campo della fisica nucleare e nel 1926 creò il primo laboratorio per ricerche radioattive a Roma. Morì a 104 anni, dimenticato e i suoi coriandoli non furono mai brevettati.

L'edificio, il cui autore rimane ignoto, potrebbe risalire alla fine del XVIII secolo. A partire dal 1869 subì alcuni interventi che ne modificarono l'aspetto, soprattutto quello relativo la facciata prospiciente Piazza della Borsa. In particolare, al 1920 risale la modifica ai fori delle Cooperative Operaie. L'immobile presenta un ingresso anche da Via delle Beccherie, così chiamata perchè dalla metà del Settecento ospitava i banchi per la vendita della carne.
L'edificio è a pianta rettangolare allungata e presenta due affacci, il principale su piazza della Borsa ed uno postico su via delle Beccherie. Si compone di quattro livelli fuori terra più una soffitta abitabile. La suddivisione dei piani è sottolineata da cornici marcapiano. Il pianoterra è caratterizzato da un'ampia apertura incorniciata ai lati da due paraste scanalate. Tutti i fori finestra sono sormontati da frontoni lineari, le tre aperture del secondo piano sono ornate da balconcini con ringhiera in ferro battuto. Una cornice a dentelli corona la parte superiore della facciata sotto la linea di gronda.
(Da:biblioteche.comune.trieste.it)

A sinistra e sotto:
Casa gialla (della Portizza) al n. 5 della piazza: L'edificio, in stile impero, potrebbe risalire alla fine del XVIII secolo o ai primi anni dell'Ottocento. In origine era di proprietà dei conti Prandi d'Ulmhort. Nel 1831, Pasquale Anderwalt aveva in questa casa il laboratorio dove costruiva orologi e parafulmini, poi trasferito in locali più spaziosi nella zona di Guardiella. Nel 1853 l'immobile fu sottoposto ad un intervento di restauro su progetto dell'architetto di Pirano Lorenzo Furian. Infatti, nella documentazione conservata presso l'archivio tecnico del Comune, sono presenti i progetti datati 1853 con la didascalia "rifabbrica e restauro delle unite case n. 515 e n. 599 site tra la Contrada del Corso e la Contrada delle Beccherie di proprietà degli eredi del decesso sig. cav. Jacopo de Prandi". Al 1885 risale il progetto firmato da G. B. Dreina per l'apertura di nuovi fori di porte e finestre per dare più luce alle scale interne. Nel 1984 l'intero edificio è stato sottoposto ad un intervento di restauro. L'immobile è conosciuto con il nome di casa della Portizza, in relazione all'androna che attraversa il pianterreno collegando piazza della Borsa con via delle Beccherie.

Casa della Portizza chiamata così per l'androna che attraversa il pianterreno collegando piazza della Borsa con via delle Beccherie e il mercxato di Piazza Vecchia.
Era in origine una delle porte delle mura medievali, difesa da una torre e da un ponte sotto cui scorre il Canale Piccolo o del Vino. Sparite le mura, venne inglobata nei palazzi ottocenteschi. Alle sue spalle sorge ciò che resta del ghetto ebraico intaccato dagli sventramenti degli anni Trenta del Novecento. La chiave di volta mostra una testa d’Ercole che richiama i cosiddetti panduri, i volti arcigni dei soldati dell'esercito ungherese che combattevano i turchi e, una volta in pensione, diventavano guardiani dei palazzi: dapprima in carne ed ossa e poi in pietra, come si può osservare un po' ovunque in città.
Nel 1830 al piano della casa sopra la Portizza c'era la trattoria "Alla nave".

Piazza della Borsa, 4: Casa Moreau
L'edificio venne progettato nel 1788 dai fratelli Vogel. L'aspetto originario della struttura venne alterato nel 1824 per la sopraelevazione del quarto piano su disegno dell'architetto Muiesan. Nel 1904 la facciata venne modificata in modo determinante su progetto di Claudio De Nolde. Modifiche successive hanno interessato gli spazi del pianoterra.
La struttura, con affaccio principale su Piazza della Borsa e secondario su Via delle Beccherie, presenta pianta rettangolare con cinque livelli fuori terra più un piano sottotetto abitabile con lucernai. La facciata principale è caratterizzata da un basamento a bugnato su cui si aprono dei fori architettonici ad uso commerciale al primo livello, e finestre rettangolari al secondo e terzo piano. L'ingresso principale è sormontato da un balcone con balaustre ad anfore in pietra. Al di sopra delle finestre del secondo piano si trovano tre pannelli a bassorilievo attribuiti ad Antonio Bosa. Il quarto piano presenta finestre timpanate con finto parapetto a balaustrini. Il quinto piano è caratterizzato da finestre con lunetta, inquadrate entro archi a tutto centro e decorazioni con motivi a festoni. Paraste scanalate di ordine gigante con capitello dorico articolano il quarto e quinto livello. Il sottotetto presenta delle finestrelle affiancate da decorazioni a rilievo con nastri e ghirlande. Cornice dentellata a coronamento dell'edificio.


ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Festoni decorati a motivi floreali, ghirlande e nastri a decorazione degli spazi sotto alle finestre del quinto piano e a lato delle finestrelle del sottotetto BALAUSTRA (esterno): Parapetto del balcone centrale in pietra bianca con balaustrini ad anfora LESENE (esterno): Lesene scanalate di ordine gigante a livello del quarto e quinto piano, con capitello dorico MENSOLE (esterno): Mensole a voluta con motivi vegetali a sostegno delle paraste FREGIO (esterno): fregio centrale raffigurante le allegorie della Nautica, dell'Abbondanza e del Commercio. Al centro Mercurio, protettore dei mercanti, con il caduceo. Rilievi laterali rappresentanti le allegorie delle Arti e della Musica.
(Da:biblioteche.comune.trieste.it)

Piazza della Borsa, 1 - L'edificio, di cui non si conosce il nome del progettista, è databile agli inizi del XIX secolo. Il palazzo costituisce con lo stabile adiacente, segnato al civico numero 1, il complesso delle Case Dumas, il cui nome deriva dall'originaria proprietaria Angelica Duma. L'aspetto attuale del palazzo deriva da modifiche successive, in parte individuabili grazie ai disegni conservati presso l'Archivio Tecnico del Comune: un documento datato 1898 registra l'apertura di "due facciate di negozio con porte a roulet al pianoterra", mentre al 1905 risale un progetto per l'esposizione di due tabelle pubblicitarie del negozio di proprietà della ditta Comel. Tra Otto e Novecento l'edificio ospita un affitta-camere ai pinai superiori e attività commerciali al pianoterra.
La struttura, con pianta rettangolare, presenta cinque piani fuori terra . Affacci su Piazza della Borsa e su Via delle Beccherie.
Balcone con parapetto in ferro battuto al primo piano.
(Da:biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra: Palazzi databili agli inizi del XIX secolo. Il palazzi costituiscono
il complesso delle Case Dumas, il cui nome deriva dall'originaria
proprietaria Angelica Dumas.


Sopra: Piazza della Borsa, 2 - L'edificio, di cui non si conosce il progettista, è databile agli inizi del XIX secolo. Il palazzo costituisce con lo stabile adiacente, segnato al civico numero 1, il complesso delle Case Dumas, il cui nome deriva dall'originaria proprietaria Angelica Duma. L'aspetto attuale del palazzo deriva da modifiche successive: un progetto del 1850, firmato dall'architetto Giovanni Battista Dreina, registra un primo intervento di sopraelevazione di due piani dello stabile. Diversi disegni conservati presso l'Archivio Tecnico del Comune testimoniano le variazioni, apportate in particolare al pianoterra in funzione dei nuovi locali commerciali; nel 1895 viene aperta la vetrina del negozio "F.Blomgren, vendita libri usati" e nel 1910 è approvato l'inserimento in facciata della tabella pubblicitaria del commerciante Giulio Jolles. Tra Otto e Novecento l'edificio ospita un locale dell'Hausbrandt Caffè e numerosi negozi tra cui il salone di moda Jurissovich e la manifattura Valentini e Devescovi.
La struttura presenta pianta rettangolare con cinque livelli fuori terra, attico a abbaini. L'affaccio principale si trova su Piazza della Borsa e quello secondario su Via delle Beccherie. Il prospetto principale si presenta ripartito verticalmente da lesene di ordine gigante, che s'impostano in corrispondenza della cornice marcapiano del primo e terzo piano. Al pianterreno si aprono tre fori commerciali. Nella parte centrale del primo piano emerge un balcone con parapetto in ferro battuto, decorato da figire allegoriche, su cui si apre una portafinestra con arco a tutto sesto. L'apertura è incorniciata da lesene lisce e timpano curvilineo spezzato con al centro una piccola statua raffigurante una figura allegorica femminile. Tutti i fori finestra presentano una cornice lineare in pietra. Elementi decorativi a motivo floreale in pietra bianca sono presenti in corrispondenza della fascia marcapiano del terzo piano. Decorazioni a motivi vegetali arricchiscono i capitelli delle lesene ed il fregio posto sotto lo sporto di linda. Balcone con parapetto in ferro battuto decorato da figure allegoriche a livello del primo piano. la statua posta sul balcone rappresenta San Giovanni Evangelista ( S. IOANNES EVANGELISTA) (Da:biblioteche.comune.trieste.it)

A sinistra:
Palazzo Steinfeld venne costruito nel 1903 su progetto dell'architetto Edoardo Turek. L'edificio sorse sul sito di una preesistente struttura settecentesca. Agli inizi del Novecento l'edificio ospitò l'Hotel Union e negli anni Cinquanta la sede del Partito Nazionale Monarchico. Nel 1988 il palazzo è stato interessato da lavori di restauro. Attualmente il pianoterra è occupato dalla Farmacia alla Borsa, già Farmacia Allo Struzzo d'oro.
La struttura presenta pianta rettangolare a cinque piani fuori terra. L'accesso alla scala e ai piani superiori si trova su Piazza della Borsa. Il prospetto è caratterizzato da riferimenti allo "stile neoclassico con motivi decorativi barocchi", come attesta la motivazione di vincolo. Il pianoterra presenta un rivestimento a bugnato liscio su cui si aprono tre fori architettonici ad arco. L'apertura centrale più grande è decorata da un mascherone in chiave di volta. Il secondo livello è rivestito a bugnato liscio e presenta quattro fori finestra . Il terzo e quarto livello sono uniti da una teoria di lesene scanalate di ordine gigante con alto basamento; la parte centrale della superficie è enfatizzata dalla presenza di un parapetto a balaustrini in pietra, affiancato da due finti balconi balaustrati. Al quarto piano si aprono quattro fori finestra rettangolari. L'ultimo piano è arricchito da un timpano curvilineo spezzato in corrispondenza della parte centrale della facciata. Ai lati dei fori architettonici, con cornici in pietra, sono presenti lesene di ordine ionico decorate da motivi vegetali, a sostegno della trabeazione su cui sono scolpiti motivi a festoni. Cornice superiore a dentelli A coronamento del prospetto una struttura in pierta arricchita da quattro vasi decorati.
ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Panduro in chiave di volta nell'arco centrale del piano terra ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Motivi vegetali e festoni a decorazione della superficie dell'ultimo piano ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Vasi a coronamento della quinta BALCONE (esterno): Parapetto con balaustrini ad anfora in pietra.
(Da:biblioteche.comune.trieste.it)

Palazzo Steinfeld in Piazza della Borsa 12. Agli inizi del Novecento l'edificio ospitò l'Hotel Union e negli anni Cinquanta la sede del Partito Nazionale Monarchico. Al pianoterra, ora occupato dalla Farmacia alla Borsa, ex Vielmetti, ci fu la prima sala cinematografica della città. Il proprietario dei locali si chiamava Boecher ed il cinema, Cinema Americano. Il giorno dell'inaugurazione, il 15 agosto 1905, fu proiettato il film “Napoleone” durato 15 minuti.

Fu Ambrogio Rusconi, il 3 dicembre del 1779 a fondare il laboratorio che originariamente si chiamava "Allo struzzo d'oro", situato allora in via Canal Grande 720, all'angolo con l'odierna piazza della Borsa. Con lo stesso nome "Allo struzzo d'oro" era stata fondata a Venezia, ancora prima di quella triestina, una farmacia famosa per la sua "teriaca": un potente controveleno e panacea per tutti i mali che, composto da erbe, minerali e parte di animali disseccate, era venduto in tutti i Paesi del Mediterraneo ma soprattutto nel Medio Oriente. Proprio prendendo anch'essa il nome di "Struzzo d'oro", la farmacia triestina poté commercializzare meglio la propria "teriaca". Nell'Ottocento la farmacia trovò una nuova sede nel palazzo d'angolo fra l'attuale via Cassa di Risparmio e piazza della Borsa: sulla facciata di quel palazzo, in una piccola nicchia, si può ancora vedere il busto del titolare di allora. Ai primi del Novecento infine la farmacia si trasferì nella sede attuale, rilevando i locali di quello che era stato il primo cinematografo triestino, il cinema "Americano", ricordato anche da Joyce che durante il suo soggiorno a Trieste lo aveva frequentato. (Fonte: "Farmacie triestine tra Settecento e Ottocento", a cura di Renata de Leitenburg.)

Piazza della Borsa 10 (casa color rosa): L'edificio venne costruito nel 1881 su progetto dell'architetto Edoardo Turek. Il palazzo ospitò negli anni a cavallo tra Otto e Novecento lo studio fotografico di Federico Guglielmo Engel, dove iniziò la sua carriera il giovane Giuseppe Wulz. Dal 1920 al 1935 gli spazi del pianoterra vennero occupati dalla Libreria Bemporad. Nel 1980 il palazzo fu interessato da lavori di ristrutturazione. Attualmente il palazzo ospita una banca al pianterreno e uffici ai piani superiori.
La struttura presenta pianta rettangolare a cinque piani fuori terra, con al centro un cavedio stretto ed allungato che fornisce aria e luce alle stanze più interne. L'accesso alla scala e ai piani superiori si trova su Piazza della Borsa. Il prospetto è caratterizzato dalla sovrapposizione di diversi linguaggi stilistici. Il pianterreno presenta cinque aperture ad arco a tutto sesto intervallate da semicolonne doriche su piedistallo, a cui si sovrappongono delle lesene alle estremità laterali della facciata. Balconi balaustrati caratterizzano i due livelli superiori su cui si aprono portefinestre con arco tutto sesto. Al primo piano le portefinestre sono inframmezzate da semicolonne ioniche. Il terzo e quarto livello presentano fori finestra con arco a tutto sesto. Lo sporto di linda è decorato da una cornice a dentelli. Parapetto dei balconi in pietra con balaustrini decorati con dado. (Da:biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra e sotto:
Casa Romano
in Piazza della Borsa 9 angolo Via Roma. Edificio in stile barocco costruito a partire dal 1760 circa e ultimato nel 1770. Fu edificato da un architetto lombardo ignoto per un sarto viennese trasferitosi a Trieste a metà Settecento. Dal 1785 ne divenne proprietario un uomo di borsa, Pietro Antonio Romano, da cui il palazzo prese il nome. Tra il 1833 e il 1872 l'edificio fu la residenza di Cesare Cassis Faraone, e tra il 1835 e il 1842 ospitò gli uffici del Lloyd Austriaco.
In alcuni locali del palazzo si trovavano la libreria di Giovanni Orlandini e la libreria Schimpff. Dopo la prima guerra mondiale, l'edificio passò in proprietà del Credito Italiano, che lo fece restaurare tra il 1919 e il 1921 dall'ingegnere Giorgio Polli. Polli, nel restauro di Casa Romano, si basò sui criteri stabiliti dall'architetto Civilli. Sembra che i lineamenti del volto del sarto che fece costruire Casa Romano, per ospitarvi il suo Atelier, si debbano identificare con la testa d'uomo scolpita in chiave al portone principale sulla piazza della Borsa.

A destra: Sulla facciata si ammira un interessante complesso statuario. Si notano il classico Panduro al di sopra della chiave di volta dell’ingresso, un Tritone ed una Nereide, e ai lati due bracieri di pietra. Su tutto troneggia una Fenice che sta risorgendo dal fuoco. Essa stessa appare formata dalle fiamme che ardono sopra una catasta di legna. Secondo la mitologia il motto della Fenice era “POST FATA RESURGO”.
Infatti si raccontava che la Fenice dopo aver vissuto 500 anni si ritirava in un luogo appartato, si costruiva un nido con i tronchi e vi si posava sopra, i raggi del sole incendiavano la legna, e si lasciava consumare. Ma subito dopo dalle ceneri emergeva una nuova Fenice che volava via. Per questo motivo la Fenice è diventata un simbolo di Vittoria sulla Morte e quindi di Resurrezione. ((.ilpuntosulmistero.it)

A sinistra:
Il Palazzo neoclassico del Tergesteo edificato tra il 1884 e 1842 dalla Società del Tergesteo fondata da un gruppo di commercianti triestini, su un progetto dell'architetto ed ingegnere triestino, ma di origine belga, Francesco Bruyn. Nel 1844 fu anche sede della Borsa e dal 1842 al 1883 del Lloyd Austriaco. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne un deposito poi restaurato una prima volta dall'architetto Alessandro Psacaropulo. Il gruppo sulla facciata che da su Piazza della Borsa è dello scultore Pietro Zandomeneghi e rappresenta Trieste come la dea del mare Tetide all'interno di una conchiglia trainata da quattro cavalli che galoppano sul mare e alla sua destra Mercurio. Le sculture sulla facciata posteriore, verso il Teatro Verdi, sono opera di Antonio Bianchi e rappresentano Nettuno con Mercurio e le allegorie della Geografia e della Storia. Il palazzo è stato ultimamente restaurato. A destra è visibile la Fontana del Nettuno e il Palazzo sede della Camera di Commercio.

Sopra: La Fontana del Nettuno, opera realizzata dall'architetto bergamasco Giovanni Mazzoleni (1750). Precedentemente era sistemata in Piazza Venezia dove era stata spostata per sostituire quella di Massimiliano d'Austria a sua volta spostata nel Parco di Miramare. Ora ricollocata in Piazza della Borsa, mentre la statua di Massimiliano d'Austria è ritornata in Piazza Venezia dopo la sua riqualificazione.

A sinistra:
La Fontana del Nettuno viaggiante quando era in Piazza Venezia.

La Fontana del Nettuno viaggiante. Il 27 aprile 2011 è stata inaugurata la restaurata e riqualificata piazza della Borsa, con la completa pedonalizzazione ed il ritorno della fontana del Nettuno (1755) nella sua sede originale, da cui fu tolta nel 1920. Dal 1920 al 1951 nei depositi comunali. La fontana era presente dal il 30 giugno 1951 fino alla fine del 2008 in piazza Venezia, dove, a seguito di una riqualificazione completa, è stata sostituita dalla statua di Massimiliano d'Austria.
(Fonte: Trieste di ieri e di oggi)

Palazzo del 1775 posto all'angolo tra via Malcanton e
Capo di piazza Giovanni Bartoli con il Consolato dei Paesi Bassi.
Negli anni '30 il palazzo ospitava l'Albergo Adria, poi negli anni '60
l'Albergo Al Teatro.



Questo sito con gli scritti e le immagini che lo compongono
è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons
Creative Commons License