Trieste tra immagini e storia

Trieste - La Rotonda Pancera e Via Felice Venezian
Via Felice Venezian ex Via del Fontanone: La vecchia denominazione «via del Fontanone» venne mutata in «via Felice Venezian» nel 1908, poco dopo la morte del politico triestino. Dal 1915 al 1918 fu ripristinato l'odonimo precedente di «via del Fontanone», per essere nuovamente intitolata a Venezian nel 1919; venne nuovamente ripristinato il nome «via del Fontanone» nel 1940, per essere soppresso definitivamente il 4 settembre 1943, quando la strada ebbe confermata la denominazione di «via F. Venezian». (Fonte: A. Trampus)
La Rotonda Pancera fu costruita attorno al 1804-1806 per il commerciante e consigliere magistratuale Domenico Pancera, di origine friulana. L'edificio neoclassico è attribuito all'architetto Matteo Pertsch (Wolfang Bensch 1976), anche se manca il progetto originale. Sono invece documentati gli interventi di G. B. de Puppi per quanto riguarda l'ampliamento in via della Rotonda nel 1831, di Antonio Buttazzoni per l'ampliamento in via Venezian nel 1832-33 e di G.B. Drena che modificò la facciata al pianterreno nel 1891. A metà del XIX secolo viveva nella Rotonda la famiglia di Felice Machlig, affiliato a una Loggia massonica, ragion per cui nacque il sospetto che gli scantinati della Rotonda ospitassero riunioni massoniche. Negli anni Ottanta la Soprintendenza fece eseguire dei restauri agli affreschi all'interno dell'edificio. Descrizione morfo - tipologica:Pertsch si trovò ad operare in un lotto di terreno a cuneo altimetricamente malagevole nel tessuto urbano frammentario e irregolare della città medievale. Per prima cosa egli realizzò un piano orizzontale, costituito dal piano terra a bugnato, sul quale appoggiare la costruzione. Sull'angolo acuto del lotto, Pertsch progettò una facciata semicircolare con colonne ioniche di ordine gigante. Le colonne sono addossate al muro nel quale si aprono tre porte finestre con balaustra tra i basamenti delle colonne stesse e, nella parte superiore, dei bassorilievi.

Nello spazio tra le colonne esterne e la muratura delle facciate laterali, sono collocate due statue raffiguranti Marte e Minerva. Il colonnato sostiene una cornice spessa fortemente aggettante che presenta decorazione a ovuli e una fascia a dentelli. All'interno dell'edificio, in corrispondenza della facciata convessa, si trova una sala circolare voltata a cupola con affreschi attribuiti a Giuseppe Gatteri, così come gli affreschi di ispirazione pompeiana che si trovano in una saletta attigua. Elementi decorativi:Affresco interno ; Elementi ornamentali esterni Desc. el. decorativi:- COLONNE (esterno) Colonne di ordine gigante con capitello ionico. STATUE (esterno) Alle estremità del colonnato sono collocate due statue raffiguranti Marte e Minerva, realizzate nella bottega veneziana di Antonio Bosa. FREGI (esterno) I fregi scolpiti a bassorilievo raffigurano eventi eroici della Roma repubblicana, in particolare una vicenda legata a Coriolano, Virginia uccisa dal padre e il sacrificio di Ifigenia. BALAUSTRE (esterno) Il parapetto del colonnato è caratterizzato da balaustrini da anfora in pietra. AFFRESCHI (interno) Decorazioni ad affresco sono presenti nella sala circolare e nella cosiddetta "saletta pompeiana". Rappresentano temi desunti dall'iconografia classica, come ad esempio la favola di Amore e Psiche, e affreschi di stile pompeiano.(https://biblioteche.comune.trieste.it)

Casa al n. 30 di Via Felice Venezia che fa angolo con la Piazza del Barbacan, di fronte alla Rotonda Pancera: L'edificio è stato costruito nel 1869 su progetto del capomastro Francesco Tureck, sul fondo di proprietà dell' I.R. Azienda Assicuratrice (ACT_783). L'area, sulla quale è stato costruito questo edificio ottocentesco, in precedenza era occupata da un bastione munito da barbacane demolito nel corso del Settecento, quando venne abbattuta la vecchia cinta muraria della città. La piazzetta che ne risultò in seguito alla demolizione del barbacane ne conservò il nome. In particolare, nel decreto di vincolo redatto dalla Soprintendenza, il fabbricato è descritto come notevole esempio di un tipo di architettura non comune a Trieste. Degni di particolare rilievo il portale d'ingresso ed i cornicioni ornati delle finestre oltre ai tre poggioli con ringhiere in pietra, di buona fattura. (http://biblioteche.comune.trieste.it)


Via Felice Venezian 9

Via Felice Venezian 9

A destra: Via Felice Venezian 26 - L'immobile sorge sulla via in origine detta "del Fontanone" per la presenza di una fontana pubblica, risalente al Cinquecento "che trovasi a mano destra salendo, tosto dopo la crociera formata da questa via con quella del Bastione" (Generini, 1968, p. 169). In questa area rimangono i resti di un canale sotterraneo romano, scoperto agli inizi dell'Ottocento durante i lavori di regolarizzazione di Via Madonna del Mare. L'edificio in esame, di cui rimane sconosciuto l'autore del progetto, viene costruito verso la fine del Settecento. Già nel corso dell'Ottocento vengono apportate alcune sostanziali modifiche come testimoniano i progetti conservati presso l'Archivio Tecnico del Comune; nel 1868, infatti, viene presentato un disegno per la demolizione del portale centrale del magazzino e sua ricostruzione. Nel 1951 su progetto del geometra Sancin Sergio vengono realizzate delle modifiche del pianoterra per l'apertura di due fori commerciali ad uso di salumeria e macelleria di proprietà di Buzan Domenico.


Felice Venezian nacque a Trieste il 3 agosto del 1851 da una famiglia di religione ebraica; dopo aver compiuto gli studi, prima al Ginnasio tedesco e poi a quello italiano, allora appena costituito (1863), si recò ad Insbruck a studiare giurisprudenza e qui entrò in contatto con numerosi giovani intellettuali conquistati alla causa dell’irredentismo. A Trieste, dove decise di dedicarsi all’ avvocatura, divenne collaboratore fidato dell'avvocato Attilio Hortis, e strinse rapporti di amicizia e di collaborazione con Francesco Hermet. Iniziò così la sua attività politica nel partito nazional-liberale. Nel 1882 entrò a far parte del Consiglio comunale e l’anno dopo fu nominato presidente della Unione Ginnastica - poi Società Ginnastica Triestina -, che era già allora una roccaforte dei “patrioti” giuliani. Morì l'11 settembre 1908.


Area archeologica di Città Vecchia:
Nel sec XIV venne costruito un circuito murario, il cui percorso è testimoniato dal toponimo di via delle Mura.
Complessi abitativi in Piazzetta Trauner e Piazza Barbacan, la strada romana e le mura urbiche tardoromane in Via dei Capitelli e strutture artigianali del V secolo, sono stati rinvenuti in questa zona di Città Vecchia, che dai primi anni del Novecento è stata progressivamente abbandonata.
Nel XVIII secolo l'impianto topografico risulta fortemente condizionato dall'accidentata morfologia del pendio collinare, ma anche dell'assetto stradale antico. La viabilità è in forte pendenza, i percorsi sono ripidi e talvolta gradinati, convergenti verso l'asse stradale di Via Sporcavilla che assieme a Via dei Capitelli costituisce l'elemento ordinatore del tessuto edilizio.
Sulla viabilità minore, e sulla risalita del colle (Via delle Mura e Via dei Capitelli), si distribuiscono blocchi edilizi, complessi abitativi a pianta rettangolare che sfruttano tutti gli spazi, saturano tutte le aree disponibili riusando anche quelle dell'età romana e medioevale.
Nei secoli XIV e XV in Via delle Mura vennero eretti una serie di muri a secco, disposti su quote differenziate, con terrazzamenti ad uso agricolo. I luoghi erano scarsamente edificati.
Tra il V e il VII secolo sembrano esserci pochi e modesti edifici collegati ad attività agricole.
Nello specifico dello scavo Crosada si possono cogliere i sintomi del collasso funzionale dell'area nel corso del III e IV secolo: macerie edilizie su strutture di età precedente scaricate intenzionalmente su cui sono state trovate tracce di frequentazioni, connesse alla destinazione funeraria. Sono state trovate quattro sepolture a inumazione. La presenza di tombe è inequivocabile indizio della perdita di centralità.
Ancora nell' ambito del III secolo si devono registrare l'abbandono e il rapido deperimento degli ambienti e infine il crollo definitivo dei muri, con la formazione di imponenti cumuli di macerie.
Nel I secolo la fase edilizia che conferisce alla zona uno specifico assetto topografico è rappresentata da un sistema di terrazzamento del pendio collinare, sistema costituito da una serie di muri di contenimento formati da terra argillosa alternata a materiali edilizi.
Nel corso di questo secolo l'intero complesso manifesta i segni di un generale cedimento strutturale, le cui cause sono dovute probabilmente alla instabilità del piede del versante, da eventi sismici, smantellamenti delle strutture, fessurazione dei muri.
Ad ovest dell'ingresso dell'Arco di Riccardo, alla metà del I sec. d.C., una ricca domus i cui ambienti di disponevano sul fianco della collina con altimetrie diverse. L' ingresso si trovava sulla strada romana di Via dei Capitelli, mentre un'area scoperta, in Piazza Barbacan fungeva da tramite fra la zona residenziale e quella destinata ad usi domestici. I vani erano mosaicati. Si sono trovate scarse tracce di una fase più antica negli ambienti mosaicati, ma la disposizione dei vani sembra essersi mantenuta immutata fino al III secolo. (http://biblioteche.comune.trieste.it)



Questo sito con gli scritti e le immagini che lo compongono
è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons
Creative Commons License