Trieste tra immagini e storia

Trieste Romana - il Teatro Romano

Area archeologica della zona Teatro Romano: Il primo documento che attesta l'esistenza del teatro romano è un disegno di Ireneo della Croce, del 1698. I pochi resti ancora visibili scomparvero sotto le case che vennero man mano costruite, nel corso dei secoli. Sorsero così, nel quartiere denominato Rena Vecia, vie quali Pozzacchera, Androna dei Sotterranei, via della Scala, via del Buso. In uno dei cunicoli che servivano di passaggio per il pubblico alle gradinate, s'incanalò l'officina di un falegname. Nel 1814 l'architetto Pietro Nobile aveva steso una relazione sul teatro nascosto, dimostrandosi poi esatto durante gli scavi del 1937-38, eseguiti dal soprintendente Bruno Malajoli. Il teatro, di epoca agustea, ha diametro di 64 metri, progettato per accogliere un pubblico di 3.500 persone. E' costruito in muratura, mentre in legno era la zona delle gradinate più alte ed il palcoscenico. Durante gli scavi degli anni '30 venne alla luce un cospicuo numero di statue che decoravano il frontescena, una testa dell'imperatore Tito e un busto del finanziatore del restauro del teatro, avvenuto durante il regno di Traiano, un tal Q.Petronius Modestus, procuratore di Spagna tra il 98 ed il 102 d.C. Sembra che egli sia stato a fianco dell'imperatore Tito durante la conquista della Palestina, ed il restauro del teatro, come altri edifici a Roma ed il completamento del Colosseo, è legato a questo avvenimento. (da:biblioteche.comune.trieste.it)

Il teatro romano di Trieste si trova ai piedi del colle di San Giusto, tra via Donota e via del Teatro Romano. La sua costruzione viene datata tra la fine del I secolo e l'inizio del II secolo d.C., per volere del procuratore Quinto Petronio Modesto, sacerdote di Marco Ulpio Nerva Traiano (citato in diverse iscrizioni, secondo alcune fonti, ne curò solamente alcuni interventi di rinnovamento). All'epoca della sua costruzione, il teatro, si trovava in riva al mare, che a quel tempo arrivava quasi a lambirlo (sono stati rinvenuti moli di attracco), e doveva offrire uno spettacolo davvero suggestivo. Le sue gradinate, costruite sfruttando la naturale pendenza del colle, ospitavano dai 3.500 ai 6.000 spettatori (le fonti discordano). Con il trascorrere dei secoli, in stato di totale abbandono, venne ricoperto da edificazioni abitative. Dimenticato, venne individuato soltanto nel 1814 dall'architetto Pietro Nobile, e riportato alla luce nel 1938, durante le opere di demolizione della città vecchia. Le statue e le iscrizioni rinvenute durante gli scavi sono conservate presso il Lapidario Tergestino al Castello di san Giusto. E' stato saltuariamente utilizzato per spettacoli estivi all'aperto.
Così lo descrive Attilio Tamaro nel primo volume della sua "Storia di Trieste": " Un vero monumento si profilerà un giorno nel cielo triestino, risorgendo dalla sconcia e disonorante sepoltura, in cui giace coperto da un agglomerato di case, di catapecchie e di lupanari, tra le vie di Pozzàcchera, di Rena, di Donota e di Riborgo, nella città vecchia. È la vasta rovina del teatro romano, di cui sotto le case sono conservati interi piani, gran parte della platea, frammenti di gradinate, due ordini di corridoi o gallerie sovrapposti l’uno all’altro). Tra via di Pozzàcchera e quella di Rena (da arena?), arcuate come sono, seguono ancora la curva delle gallerie sepolte.
Il Generini afferma che sin verso il 1850 in Pozzàcchera si vedeva un pezzo della cinta del teatro, alto, disposto a curva, il quale continuava nell’interno delle case e terminava a Riborgo. Si vede ancora che una parte delle mura, nel medioevo, fu fondata sulle rovine del teatro. Una casa al principio di via Pozzàcchera è costruita sopra porzione del teatro stesso. Un corridoio sotterraneo metteva capo, or non è molto, in androna del Buso e un frammento di gradinata si vedeva in androna degli Scalini.
Il diametro del teatro, la cui topografia è facilmente visibile nella sua totalità, misura circa sessanta metri. Ireneo della Croce, dopo aver descritto quanto si vedeva delle rovine ai suoi tempi, diede un’immagine di queste in un rame della sua opera e ricordò i risultati di alcuni scavi operati nell’orto Chicchio e alla casa Garzaroli, sulla linea di fronte del teatro, lungo la via Riborgo. Un ’iscrizione, di cui esistettero due esemplari, uno in Riborgo e l’altro sulla parte posteriore del teatro, porta il nome di Quinto Petronio Modesto, triestino, ufficiale del tempo di Nerva e di Traiano: gli si attribuì, di fantasia, la costruzione del teatro.
La città deve aver posseduto anche un anfiteatro, poiché esiste un’iscrizione triestina che rammenta i giochi gladiatori". Interessante anche la descrizione resa da Carlo Curiel: " I ruderi dell’antico Teatro romano, oggi sepolti dalle casupole delle vie di Pozzacchera, di Rena, di Donota, di Riborgo, dànno un’idea della sua vastità : Pietro Nobile ne valutava il diametro a 57 metri e calcolava che potesse contenere circa 6000 persone, ciò che permette di concludere che non intervenivano solo i cittadini, ma anche gli abitanti dei paesi vicini.
Impropriamente, il teatro fu chiamato più tardi Arena ed il quartiere ne prese il nome, con aferesi veneta, di Rena, ma sembra fosse più adatto alle rappresentazioni sceniche, che ai ludi gladiatori. Caduto in rovina il Teatro romano, si dice sorgesse durante il Medioevo un’arena, dove si rappresentavano i misteri: ma le tradizioni sono incerte e dubbiose". (Fonte: Giorgio Catania . Trieste di ieri e di oggi)



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