Trieste - Cittavecchia



Via del Pane

Androna del Pane

Via del Pane
Androna del Pane: Conosciuta volgarmente, all'inizio del secolo scorso, come Androna della Rizza con riferimento ai piaceri concessi da una donna che colà vi abitava, trova invece, secondo il Generini, giustificazione del proprio nome nel fatto che la strada era frequentata abitualmente da gente di malaffare che sovente vi faceva baruffa. La fama delle Servolane che lì vi vendevano il pane diede poi il nome all'intera stradella che conserva ancora oggi un sottoportico aperto su Via Malcanton. La costruzione, risalente alla metà del XIX secolo, subì delle modifiche nel 1850 allorquando l'allora proprietario affidò il progetto di innalzamento dell'edificio all'architetto de Puppi.

Androna del pane nei primi anni dell'800 era nota anche come androna della Rizza, una nota donna che vi abitava e svolgeva l'attività di prostituta.


Via del Ponte
Via del Ponte, 7: L'edificio sorge all'interno della zona più antica di Trieste, Cittavecchia, modificata negli anni Trenta del Novecento da pesanti interventi avviati con il progetto di sistemazione del colle di San Giusto. Tra gli immobili risparmiati dalle demolizioni rientra l'edificio con affaccio su Via del Ponte, occupato al piano terra da un locale commerciale e ai piani superiori da abitazioni. In linea con l'antica tipologia architettonica del borgo, la struttura presenta fori finestra e bassi portali ad arco arricchiti da cornici lineari in pietra bianca d'Aurisina e capitelli. Il portale centrale si caratterizza per la presenza di piedritti a piani lisci con dadi d'imposta sporgenti e capitelli modanati; ai lati si aprono tre fori arricchiti da cornici in pietra bianca. Al 1872 risale un primo progetto di modifica sull'immobile che prevedeva l'aggiunta di un quarto piano, come testimonia la presenza in facciata di una cornice marcapiano in pietra. Un successivo piano di recupero interessò, tra il 1984 ed il 1985, l'intero isolato, sottoposto al "Piano di Recupero" con L 457 del 1978;
gli interventi realizzati sull'edificio a firma dell'architetto Franco Stagni, sono stati indirizzati, in particolare, al restauro degli elementi architettonici esterni e alla ricostruzione delle chiostrine interne preesistenti, mantenendo la scala a chiocciola nella posizione originaria.
Via del Ponte, 1 e Via delle Beccherie, 11: L'edificio nella sua forma attuale è il risultato della ricostruzione attuata nel 1870 per Vincenzo Steffanutti, di una struttura precedente. Il progetto di ricostruzione reca solo la firma dell'ispettore edile Giuliuzzi. Nel 1871 l'immobile fu sottoposto a modifiche ad opera di Giuseppe Sforzi, in particolare vennero realizzati i lucernai sul tetto (ACT_3955). Antonio Tribel, nel 1884, cita questa casa come abitazione di Antonio Molini. In precedenza era stato di proprietà dei fratelli Francesco e Giuseppe Bidischini, quest'ultimo sacerdote. Recentemente restaurato, ospita attività commerciali e abitazioni.
(da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Il Ghetto ebraico, istituito dall'Imperatore Leopoldo I d’Asburgo con decreto imperiale del 28 novembre 1696, ha subito varie trasformazioni nei secoli e buona parte è scomparso con la demolizione di intere zone della città vecchia avvenuta durante il ventennio fascista negli anni 30. Ora ne rimane solo una piccola parte compresa tra Piazza della Borsa (vi si accede dalla Portizza), Piazza Unità, Via Torbandena e Via Malcanton. Le porte del Ghetto furono eliminate nel 1784, grazie alle Patenti di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II e un anno dopo fu abolita definitivamente la segregazione. Gli oggetti rituali che ornavano gli antichi luoghi di culto prima della demolizione di buona parte del ghetto, sono oggi ora custoditi presso il Museo ebraico Carlo e Vera Wagner, in via del Monte.
Botteghe in Via delle Beccherie, Via del Ponte e Piazza Vecchia
Casa di Piazza Vecchia: L'edificio si affaccia su quella che un tempo era volgarmente nota come Piazzetta del Rosario per la presenza di una confraternita di cittadini devoti che, nel 1613, avendo come punto d'incontro la chiesa di San Silvestro, chiesero a gran voce la costruzione di un'ulteriore cappella detta appunto del Rosario. L'elegante edificio risalente all'inizio del XX secolo, ora occupato da attività commerciali di vario genere, si inserisce con semplicità nell'armonia di quella che una volta era il cuore pulsante di Trieste prima che Piazza Grande la privasse del suo ruolo di primario foro cittadino. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

"Via di Tor Bandena" strada sorta con le demolizioni degli anni '30, nel 1939 fu denominata XXIII Marzo, data della fondazione dei Fasci di combattimento, nel 1943 si chiamò via Petronio Modesto, costruttore del Teatro Romano e nel 1946 prese il nome attuale, in riferimento alla Tor Bandena, torre pentagona che si ergeva sulle mura dove la contrada delle Beccherie faceva angolo.

Via di Torbandena ex Via delle Scuole Israelitiche

Con decreto imperiale del 28 novembre 1696, il ghetto trovò la sua collocazione definitiva nel cuore commerciale di Trieste. Gli ebrei, un centinaio in tutto, fecero ingresso nel ghetto nel 1697. Vi si accedeva dalla Portizza di Riborgo, era circondato da un alto muro ed era munito di tre porte (in piazza del Rosario, in fondo a via della Beccherie e in via Riborgo) vigilate da guardie cristiane, pagate dagli ebrei, e chiuse dal tramonto all'alba. Il quartiere, sito tra piazza della Borsa e il Teatro romano, era circoscritto tra la contrada Riborgo e la contrada delle Beccherie. Le tre sinagoghe vennero abbattute con le demolizioni di Cittavecchia negli anni 1934-37. Il disegno documenta la "vivacità" del ghetto: infatti, anche se restava chiuso di notte, di giorno era molto frequentato dai cristiani per le numerose attività commerciali, che qui si svolgevano: rigattieri, sarti, restauratori di mobili, gioiellieri, ecc. (Fonte: Dino Cafagna)

Nel 1748 nel ghetto viene edificata la prima Sinagoga, la Schola n.1 o Schola piccola, di rito tedesco. Realizzata all’angolo tra la Contrada delle Beccherie e la Contrada delle scuole ebraiche, proprio dove si trova una delle porte del ghetto, sostituisce le sinagoghe private delle singole famiglie in uso fino allora e sarà distrutta da un incendio nel 1822.

il Ghetto aveva tre porte che venivano chiuse nelle prime ore della notte: la porta principale era situata, sotto un volto di passaggio, verso piazza del Rosario sulla via dei Tre Cantoni (Piazza Vecchia), la seconda all'inizio della via delle Scuole Israelitiche, sotto un sottoportico, verso la contrada delle Beccherie e la terza all'altra estremità della stessa via verso Riborgo. Le vie del quartiere, il cui asse principale è via delle Beccherie, sono tuttora sede di negozi e di professioni tipiche dell’antiquariato, della vendita e del restauro di mobili, suppellettili e libri e hanno conservato la vitalità e l’allegria che le hanno da sempre contraddistinte. curiosità... da dove deriva la parola "ghetto": i veneziani isolarono gli ebrei in una isoletta periferica e abbandonata, dove una volta c'era una vecchia fonderia... l'area veniva chiamata ghetto per via delle "gettate" di metallo fuso. (Fonte: Dino Cafagna)



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