Trieste
- Cittavecchia:
Piano Urban Via dei Capitelli e dintorni |
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Via dei Capitelli |
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Un tempo questa via era abitata da ricche famiglie, dopo la prima guerra cominciò ad installarsi povera gente e vennero aperti diversi postriboli. Oggi rimangono superstiti due capitelli, quello con il crocefisso all'angolo dell'edificio sito all'inizio della via (con la facciata in piazza Cavana) e l'altro sulla casa di via Capitelli angolo via della Corte. Nel 2003 ci fu un intervento progettuale, in seguito alle direttive comunitarie tese a riqualificare le aree degradate di centri storici di rilevante valore culturale, "nel rispetto della memoria storica" chiamato Progetto Urban, gli edifici e le strade furono ristrutturate con notevole cambiamento della zona. (Fonte: Margherita Tauceri) |
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Via dei Capitelli |
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Sopra: Via
dei Capitelli angolo Via Trauner, "L'antico casino dei nobili", casa nota come ritrovo per il caffè e il gioco d'azzardo, di proprietà del nobile Giacomo de Gabbiati che nel 1750 la trasformò in casino.
Il posto si trova descritto anche nelle memorie di Giacomo Casanova che lo descrisse come "quanto mai bello e lussuoso" |
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Via dei Capitelli 8 |
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La casa al n. 7 di via dei Capitelli è del 1691 e secondo le notizie riportate da Antonio Tribel nel 1884, nel 1852 la casa fu acquistata da Giacomo Zuani,
e restaurata nel 1861. Sull'ingresso recava un'iscrizione scolpita su pietra che recitava: "OSTIVM & NON HOSTIUM", ora non più presente in loco |
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Sopra e a sinistra: Edicola ottocentesca in Via dei Capitelli. |
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Via dei Capitelli, 16 ; Via dei Capitelli, 14 ; Via dei Capitelli,
12 ; Via dei Capitelli, 10 ; Via di Crosada, 13: Centro Storico
- Piano di Recupero di via dei Capitelli - La strada ospita al n. 14 l'edificio costruito
nel 1651 dal nobile patrizio Lazzaro Francol de Francolsperg. Gli edifici
ad esso adiacenti costituivano l'antica cappella della famiglia de Francolsperg.
La costruzione potrebbe in realtà risalire ad almeno due secoli
prima, stando a quanto ci riferisce lo storico Ettore Generini, tesi la
sua che troverebbe conferma nella data 1498 e nelle iniziali A.F. scolpite
sul pozzo ubicato nel cortile dello stabile riferentesi proprio al proprietario
della casa: Antonio Francol. Nel 1818 si ha notizia di un'estensione dimensionale
dell'edificio, come si evince dalla "Distinta di tutte le case e
della superficie quadrata dei fondi in questa Città Governante
l'Urbario di Trieste assunto ad (N.4779) nell'Anno 1815-1816. Ad N. Magistratuale
6340 di anno 1818. F30" - L'edificio, all'epoca in cui scriveva Tribel
era diventato un postribolo. Casa Francol, per un periodo di proprietà
del comune di Lugano, fu acquistata dal Comune di Trieste nel 1981. |
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Via dei Capitelli, 8 : Nel 1999, durante i lavori del Piano Urban, finalizzato al restauro e al recupero di quegli immobili situati nell'area più degradata di Cittavecchia, nell'edificio, che era stato sede della casa di tolleranza “la Francese”, riaffiorarono alcuni frammenti di storia passata, cioè alcuni antichi affreschi della fine dell’ottocento, raffiguranti donne svestite distese, ricomparse sotto le pareti imbiancate, miracolosamente scampate all'umidità, al degrado e al crollo della parte superiore dell’edificio. Nonostante tutto alcuni dei numerosi ambienti erano rimasti come al momento della chiusura, come l'entrata a doppio portone e i bagni delle "signorine". Tali dipinti, collocati sulle pareti della sala d’attesa, volevano invogliare il cliente, a imitazione delle più antiche e celebri case chiuse pompeiane, durante l'attesa del proprio turno. Nello stesso anno, nel 1999, furono iniziati i lavori di recupero dei quattro affreschi erotici; uno di questi è stato esposto, in un locale separato, a Palazzo Costanzi, nell'ambito della mostra sulle donne al tempo di James Joyce, tenutasi dal 4 giugno al 15 luglio 1999. Oggi la casa di via dei Capitelli 8, completamente restaurata, è stata destinata ad ospitare delle residenze universitarie. (Fonte: Dino Cafagna) |
Via
Sporcavilla, 3: Centro Storico - Piano
di Recupero di via dei Capitelli - Descrizione storica:L'etimologia della
parola Sporcavilla è piuttosto incerta, difficile credere che il
nome si rifacesse alla quantità di acque stagnanti che lì
si formavano, più facile ritenere il nome derivato dal casato o
pseudonimo di una persona specifica. Per quanto riguarda l'edificio, corrispondente
alla P.T. 239, la sua registrazione nei Libri Maestri dell'Ufficio Tavolare
risalirebbe all'anno 1805. Secondo la "Coscrizione generale Della
Città e Porto Franco di Trieste" l'edificio in oggetto si
chiamava, dal nome del proprietario, Casa Geremia Francol. La "Distinta
di tutte le case e della superficie quadrata dei fondi in questa Città
Governante l'Urbario di Trieste" testimonia invece lo stato di proprietà
dell'edificio e la sua estensione dimensionale nell'anno 1818. Nell'anno
1841, secondo quanto risulta dal "Catasto di fabbricati nella città
di Trieste e loro valutazione 1841", la casa era intestata ad Andrea
Dogan. La registrazione nei Libri Maestri dell'Ufficio Tavolare dell'edificio
corrispondente alla P.T. 238 risalirebbe invece al 1803. La casa, stando
alle notizie tratte dalla "Coscrizione generale Della Città
e Porto Franco di Trieste" si chiamava, dal nome del proprietario,
Casa Santo Gabelli. Anche in questo caso ci fu un'estensione dimensionale
nel 1818. Infine, la registrazione storica della costruzione al N.T 237
risalirebbe all'anno 1804. L'edificio, dal nome del proprietario, si chiamava
Casa Dr. Mattio Supaucig. Nel 1818, anno della sua estensione dimensionale,
la casa disposta su tre livelli con due magazzini al piano terreno e due
stanze per piano apparteneva a Umez Luca-Bottaro. Via Pozzo di Crosada, 6: Centro Storico - Piano di Recupero di via dei Capitelli - Descrizione storica:La via prende il nome da uno dei più antichi pozzi pubblici esistente in quel luogo già nel 1746. La datazione dell'edificio risulta alquanto difficile: la registrazione dello stesso nei Libri Maestri dell'Ufficio Tavolare può solo fornire una valida data post quem. Tale intavolazione risale all'anno 1803, è probabile però che l'edificio esistesse perlomeno già dalla metà del XVIII secolo in considerazione della forte urbanizzazione della zona. Grazie ad una serie di registri conservati presso l'Archivio Diplomatico del Comune di Trieste, è possibile ricostruire la situazione civica ed edilizia dell'edificio tra il XVIII e XIX secolo: secondo la "Coscrizione generale della Città e Porto Franco di Trieste" l'edificio in oggetto si chiamava, dal nome del proprietario, Casa Genaro Fecondo. La "Distinta di tutte le case e della superficie quadrata dei fondi in questa Città Governante l'Urbario di Trieste" testimonia invece lo stato di proprietà dell'edificio e la sua estensione dimensionale nell'anno 1818. Disposta su quattro livelli, con annesso un magazzino sito piano terreno, la casa contava un totale di dieci ambienti con un reddito sugli affitti di 100 fiorini. Nell'anno 1841 l'edificio risultava intestato ad Antonio Carlo Lorenzutti. (biblioteche.comune.trieste.it) |
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