Trieste tra immagini e storia

Trieste - Cittavecchia: L'antico Ghetto Ebraico

L'antico Ghetto Ebraico: L'unico documento ufficiale reperibile che menzioni un insediamento ebraico a Trieste ha origini antichissime. Datato 1236, è costituito da un atto notarile che menziona l’ebreo Daniel David di Trieste, che spese 500 marchi per combattere i ladroni sul Carso. Dal XIV secolo si stabilirono a Trieste Ebrei provenienti dai paesi tedeschi, alcuni erano sudditi dei Duchi d’Austria ed altri dei Principi locali. Durante il periodo medioevale essi si dedicarono principalmente ad attività bancarie e commerciali. Alla fine del XVII secolo questi ultimi si trovarono al centro di una battaglia con le autorità cittadine che pretendevano la costruzione di un ghetto e la conseguente emarginazione del piccolo nucleo ebraico all’interno di esso. Il conflitto durò un certo periodo di tempo, al termine del quale gli Ebrei furono costretti a cedere alle autorità e ad accettarne l’imposizione. Solamente alla fine del XVIII secolo tornarono a vivere al di fuori dei ristretti confini del ghetto.
La zona dietro piazza della Borsa cominciò a popolarsi quando Leopoldo I d'Austria istituì il ghetto di Trieste nel centro della città. Il ghetto si sarebbe dovuto sviluppare nelle periferie ma, dopo le proteste della cittadinanza, venne edificato a un passo da piazza Unità. Circa cento ebrei si trasferirono nel nuovo ghetto, chiuso da alte mura con tre entrate, Beccherie, Riborgo e piazza del Rosario. Nel 1784, vennero aperte le sue porte con l'ordine di Giuseppe II, dopo aver emesso l'editto patente di tolleranza, in cui si estendeva la libertà religiosa.

Gli Ebrei triestini poterono, quindi, coabitare con i cittadini di altra fede religiosa. Tuttavia la maggior parte di essi continuò ad abitare nel ghetto, infatti, dopo la breve occupazione francese del 1797, essi si accinsero a costruire due nuove Sinagoghe nella via delle Scuole Israelitiche, che furono poi demolite all'inizio del ’900, in seguito allo sventramento della “Città Vecchia”. Nel 1931 vivevano a Trieste 5025 Ebrei. Nel 1938 la Comunità crebbe fino a contare 6000 membri. Durante il periodo dell’occupazione germanica, i Nazisti stabilirono un campo di sterminio alla Risiera di S. Sabba, unico nel suo genere in Italia, e 710 Ebrei vennero deportati dalla città. Ancora oggi, il fascino del tempo passato, della storia di cui quei luoghi sono stati protagonisti è rimasto invariato. Vi sono tracce evidenti della presenza ebraica a Trieste in quelle zone cha vanno da piazza Unità al Teatro Romano passando per via Torbandena e via Malcanton. Le vie del quartiere, il cui asse principale è via delle Beccherie, sono sede di negozi e di professioni tipiche dell’antiquariato, della vendita e del restauro di mobili, conservando la vitalità e l’allegria che le hanno da sempre contraddistinte. (Fonte: triesteprima.it)

Via delle Beccherie: E' una delle più antiche strade della città, che correva a fianco delle mura medioevali. Prese il nome allorché, nel 1754, venne costruito nei pressi un nuovo macello comunale e questa strada venne destinata ai venditori di carne. Beccherie (becheria) è termine dialettale di stampo veneto (a Padova nel 1146 beccaro) derivato da beco = maschio della capra. L'ultimo tratto di via delle Beccherie, verso l'attuale largo Riborgo, venne cancellato nel 1934 con la demolizione degli edifici al cui posto sarebbe sorta, nel 1938, la Casa del Fascio, attuale Questura. (da: artericerca.com)
L'edificio al n.3 della via, è stato costruito nel 1789. Nel decreto di vincolo della Soprintendenza si evidenzia il pregio dello stemma che era posto sulla facciata. Si tratta dello stemma della famiglia patrizia Dell'Argento, una delle tredici nobili antiche casate di Trieste. Nel 1813, infatti, la casa era di proprietà del barone Vincenzo Dell'Argento, ecclesiastico. Alla fine dell'Ottocento l'edificio passò di proprietà a Giuseppe de Gherlizy. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra: Via delle Beccherie

A sinistra: Piazzetta del Barbacan. Il toponimo è attestato fin dal XIV e dal XV secolo e indica la caratteristica opera di difesa medioevale, cioè una struttura muraria costruita a rinforzo di parti di mura munite di feritoie e quindi più esposte alle offese belliche. Il termine deriva, come quello spagnolo barbacana, dall'arabo b-al-bagàra, «la porta delle vacche» attraverso la quale nelle città medioevali passavano i rifornimenti di viveri e perciò particolarmente protetta da fortificazioni. Il toponimo a Trieste è stato mutuato attraverso il friulaneggiante (tergestino) Barbachian e Barbacan. Lo stesso toponimo barbacan è attestato anche a Fiume (a. 1448) e a Cherso. L'arco detto «di Riccardo», già porta romana della cinta muraria augustea, venne liberato in parte dagli edifici addossati (lato a sinistra) con gli scavi del 1913, che misero in luce la base del monumento e parte del piano stradale d'epoca romana, notevolmente abbassato rispetto all'attuale. I lavori di sterro vennero diretti dall'ingegnere comunale Pietro Zampieri. (da:artericerca.com)


L'edificio a destra fa parte del gruppo di case costruite nel corso del primo Ottocento sull'area precedentemente occupata dal bastione medievale denominato Barbacan. Lo stabile, che prospetta piazza Barbacan e via del Trionfo, fu costruito nel 1823 dal capo mastro Giovanni Maria Comaz per Giuseppe Funch, appartenente ad una famiglia di commercianti. L'edificio presenta una planimetria di forma pentagonale irregolare. Il pianoterra è costituito da vani destinati ad attività commerciali. Il portone d'ingresso da accesso ad un androne collegato alla scala interna, conservata nella sua forma originaria, che collega tre piani adibiti a singole abitazioni e la soffitta. L'immobile, unitamente al vicino fabbricato di piazza Barbacan 3, rimangono gli unici a non aver subito sopraelevazioni e alterazioni integrali degli interni. Tuttavia, un intervento successivo ha determinato la perdita degli elementi decorativi caratterizzanti l'impronta neoclassica. Gli unici elementi originari sulla facciata rimangono la balaustra a colonnine in pietra della finestra al primo piano e l'abbaino sul tetto. (http://biblioteche.comune.trieste.it)

Il termine Barbacane deriva da quella fortificazione militare, a struttura molto varia (torrione, bastione, terrapieno, ecc.) costruita, talvolta anche distante dalle mura, a rinforzo delle parti di mura più vulnerabili. Il termine proviene, come quello spagnolo "barbacana", dall'arabo "b-al-baqàra", la "porta delle vacche", attraverso cui passavano i rifornimenti di viveri per la città medioevale e che per questo andava maggiormente protetta con ulteriori fortificazioni esterne. Il toponimo è mutato nel tempo in Barbachian e Barbacian. Il nome di Piazza Barbacan è dovuto all'esistenza, prima della demolizione delle antiche mura che circondavano la città, di una specie di bastione munito di barbacane che era stato costruito per difendere le alture di S. Michele dai frequenti assalti dei Veneti. Demolito il barbacane restò questo slargo. (Fonte: Dino Cafagna)

Piazza Barbacan con Androna degli Orti. Denominazione che risale alla fine del 1700 e indicava un viottolo cieco posto a ridosso delle antiche mura cittadine.


Via delle Ombrelle prende il nome dal fatto che nel 1700 vi abitò il bresciano Giacomo Malgarini, ombrellaio. Prima di allora si chiamava Via Civrani dal nome della famiglia patrizia che aveva l'omonimo palazzo, giunta a Trieste dall'Istra nel 1500. Nella stessa via abitava pure Lorenzo de' Basejo, membro di una delle tredici casate nobili della città.


L’antico ghetto ebraico si estende a pochi passi dal palazzo della Borsa e dalla piazza principale di Trieste, piazza Unità, simboleggiando in questa dislocazione così centrale il ruolo raggiunto, già all’epoca della sua istituzione, nel 1696, dalla Comunità ebraica di Trieste.
Il ghetto viene infatti istituito da Leopoldo I d’Asburgo nell’area, allora periferica, di corte Trauner. Ma l’opposizione della popolazione a questa sistemazione, che si teme possa risultare rovinosa dal punto di vista economico, riesce a spuntare un trasferimento. Con decreto imperiale del 28 novembre 1696, il ghetto è dunque situato a Riborgo, nel cuore commerciale di Trieste.
Alla popolazione ebraica sono assegnate 13 case intorno alla piazzetta, poi detta delle Scuole ebraiche, e lungo due contrade parallele, circondate da un reticolo di viuzze, che tagliano il quartiere in direzione nord sud.Gli ebrei, un centinaio in tutto, fanno ingresso nel ghetto nel 1697. Realizzato con la requisizione di più case, vi si accede dalla Portizza di Riborgo, è circondato da un alto muro ed è munito di tre porte – in piazza del Rosario, in fondo a via della Beccherie e a Riborgo – vigilate da guardie cristiane e chiuse dal tramonto all’alba. Il quartiere, sito tra piazza della Borsa e il Teatro romano, è circoscritto tra contrada Malcanton, contrada Riborgo e contrada delle Beccherie.
Nel 1748 nel ghetto viene edificata la prima Sinagoga, la Schola n.1 o Schola piccola, di rito tedesco. Realizzata all’angolo tra la Contrada delle Beccherie e la Contrada delle scuole ebraiche, proprio dove si trova una delle porte del ghetto, sostituisce le sinagoghe private delle singole famiglie in uso fino allora e sarà distrutta da un incendio nel 1822.

Piazza (corte) Trauner - la Torre Trauner

Ricostruita tre anni dopo, rimarrà in funzione fino al 1935 come oratorio degli ebrei di origine corfiota.
Le porte del ghetto si aprono nel 1784, con le Patenti di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II e un anno più tardi si abolisce per sempre la segregazione. La maggior parte degli ebrei continua però a vivere in queste vie. Tanto che nel 1798 nell’area del ghetto vedranno la luce altre due sinagoghe, la Schola n.2 o Schola grande, di rito tedesco, e la Schola n.3 o Schola spagnola, entrambe realizzate in un unico edificio in stile veneziano, affacciato sulla piazzetta delle Scuole ebraiche, progettato dall’architetto Balzano.
Il quartiere del Ghetto e le sinagoghe sono state travolte dal risanamento della città vecchia intrapreso dal regime fascista. La Schola n.3 viene demolita nel 1928, nel 1934 è la volta della Schola n.2, mentre nel 1937 viene abbattuta la n.1. Gli oggetti rituali che ornavano questi antichi luoghi di culto possono ora essere ammirati al Museo ebraico Carlo e Vera Wagner, in via del Monte 7.
Oggi l’area del primo ghetto, tra via Trauner, corte Trauner e piazzetta San Silvestro, è ancora identificabile e, dopo la radicale ristrutturazione edilizia che negli ultimi decenni ha coinvolto la zona, mantiene il fascino del tempo passato. Ma senz’altro le tracce più evidenti e persistenti della presenza ebraica a Trieste si ritrovano nel ghetto di Riborgo, delimitato da piazza Unità d’Italia, piazza della Borsa, il Teatro romano, via Torbandena e via Malcanton. Le vie del quartiere, il cui asse principale è via delle Beccherie, sono tuttora sede di negozi e di professioni tipiche dell’antiquariato, della vendita e del restauro di mobili, suppellettili e libri e mantengono la vitalità e l’allegria che da secoli le hanno contraddistinte.
(da: http://moked.it/triestebraica/luoghi-ebraici/il-ghetto)

Piazza Trauner: San Vito-Città Vecchia. Al termine di via Trauner. C.A.P. 34121. Denominazione settecentesca per questa piazzetta, detta anche «corte Trauner», il cui nome ricorda una antica famiglia triestina, estinta nel 1718 con Taddeo de Trauner (1676-1718). Così Tribel (1884) descrisse la piazzetta: «Questa località, una vera corte rinchiusa fra otto case, alcune di antichissima data, presenta tuttodì il tipo caratteristico dei campielli di Venezia; e bisogna vederla nei dì festivi, quando quelle maschie popolane, a gruppi e pose diverse, sono intente al giuoco della tombola là sulla via, per farsi un’idea forte, precisa del carattere e del costume domenicale del nostro popolo».

Attualmente gli edifici che prospettano la piazzetta, compresa la nota casa della bifora quattrocentesca, sono in gran parte fatiscenti. Una vera da pozzo che si trovava in questa zona è attualmente conservata presso l’Orto Lapidario. Da ricordare che la corte Trauner era il cuore dell’antico ghetto degli ebrei (XVII secolo). (Fonte: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989)

Molto vicina a Piazza Barbacan c’è la piazza o piazzetta Trauner, detta anche corte per la sua configurazione che ricorda proprio un campiello veneziano.
Nella piazzetta esiste una costruzione che, per la sua forma, richiama una torre, la Torre Trauner, trasformatasi nel tempo in semplice abitazione. La piazzetta deve il suo nome a una famiglia, i Trauner, originaria dell’Austria, nella regione dove scorre il fiume Traun, stabilitasi a Trieste nel 1439. (Fonte: Dino Cafagna)


Via del Ponte: Da via Beccarie a Piazza Vecchia. Il nome è dovuto al ponte in legno che fino al 1749 attraversava il Canale della Portizza, poi interrato. Alle due estremità il ponte aveva due statue in legno rappresentanti San Floriano e San Giovanni Nepomuceno. Via del Ponte era nota per le botteghe degli argentieri.

L’antico ghetto si estende a pochi passi dal palazzo della Borsa e dalla piazza principale di Trieste, piazza Unità, simboleggiando in questa dislocazione così centrale il ruolo raggiunto, già all’epoca della sua istituzione, nel 1696, dalla Comunità ebraica di Trieste. Il ghetto viene infatti istituito da Leopoldo I d’Asburgo nell’area, allora periferica, di corte Trauner. Ma l’opposizione della popolazione a questa sistemazione, che si teme possa risultare rovinosa dal punto di vista economico, riesce a spuntare un trasferimento. Con decreto imperiale del 28 novembre 1696, il ghetto è dunque situato a Riborgo, nel cuore commerciale di Trieste. Alla popolazione ebraica sono assegnate 13 case intorno alla piazzetta, poi detta delle Scuole ebraiche, e lungo due contrade parallele, circondate da un reticolo di viuzze, che tagliano il quartiere in direzione nord sud. Gli ebrei, un centinaio in tutto, fanno ingresso nel ghetto nel 1697. Realizzato con la requisizione di più case, vi si accede dalla Portizza di Riborgo, è circondato da un alto muro ed è munito di tre porte, una era situata verso piazza del Rosario, una a capo della via delle Scuole Israelitiche e una in fondo alla via della Beccherie, vigilate da guardie cristiane e chiuse dal tramonto all’alba. Il quartiere era circoscritto tra contrada Malcanton, contrada Riborgo e contrada delle Beccherie. Nel Ghetto erano state aperte diverse botteghe artigiane, molti rigattieri operavano anche lungo la via con la merce esposta a terra o su banchi improvvisati. Nel 1748 nel ghetto viene edificata la prima Sinagoga, la Schola n.1 o Schola piccola, di rito tedesco. Realizzata all’angolo tra la Contrada delle Beccherie e la Contrada delle scuole ebraiche. Le porte del ghetto si aprono nel 1784, con le Patenti di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II e un anno più tardi si abolisce per sempre la segregazione. La maggior parte degli ebrei continua però a vivere in queste vie, tanto che nel 1798 nell’area del ghetto verranno costruite altre due sinagoghe, la Schola n.2 o Schola grande, di rito tedesco, e la Schola n.3 o Schola spagnola, entrambe realizzate in un unico edificio in stile veneziano, affacciato sulla piazzetta delle Scuole ebraiche, progettato dall’architetto Balzano. Il quartiere del Ghetto e le sinagoghe sono state travolte dal risanamento della città vecchia intrapreso dal regime fascista. La Schola n.3 viene demolita nel 1928, nel 1934 è la volta della Schola n.2, mentre nel 1937 viene abbattuta la n.1. Gli oggetti rituali che ornavano questi antichi luoghi di culto possono ora essere ammirati al Museo ebraico Carlo e Vera Wagner, in via del Monte 7. Testo consultato: "Il Ghetto"-Trieste ebraica. (Fonte: Margherita Tauceri)


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