Trieste - Cittavechia: Chiesa e Monastero di San Cipriano in Via San Cipriano,
Via del Castello e Via della Cattedrale

Il monastero femminile sul colle di San Giusto, risale al 1278. Qui risiedevano le cosiddette monache di cella, appartenenti all'ordine benedettino. Nel 1369, durante un assalto dei Veneziani, venne distrutto il primo monastero, sito sulla cima del colle e le monache di allora si trasferirono dove risiedono ancora oggi. La chiesa ha una forma regolare, mentre il campanile assomiglia ad una lunga stele, che si innalza accanto alla chiesa è di forma rettangolare e ha delle campane, che servono a chiamare le monache alla preghiera. In cima al tetto sulla facciata principale, c'è un fiore dentro a un vaso di pietra. Al centro del frontone c'è un piccolo rosone vuoto, mentre sotto ci sono due finestre simmetriche con in mezzo un dipinto. Più sotto due statue simmetriche. La porta principale è posta all'interno di un porticato con tre archi.
Il monastero attuale è stato restaurato più volte. Il portico a tre arcate e la facciata risalgono al Settecento. La cancellata di ferro battuto dà accesso all'unico ambiente che è possibile visitare. La facciata della chiesa è in stile neoclassico, mentre soltanto le cucine hanno ancora una struttura medievale.

Unica testimonianza di comunità monastica a Trieste, il complesso di San Cipriano si compone del monastero e della chiesa omonima, eretta nel 1302 per volere del vescovo Rodolfo Pedrazzani. Dall'antica "Cella dell'Ordine di S. Benedetto", ubicata in Caboro tra la cattedrale di San Giusto e il bastione rotondo del castello, le monache si trasferiscono nel sito attuale nel 1426. Il nucleo originario, formato da semplici case d'abitazione di proprietà della famiglia Bonomo, viene ampliato nella seconda metà del Quattrocento, mentre gli interventi edilizi più importanti si registrano due secoli dopo, con la costruzione del Refettorio nel 1651, dell'edificio "del Monastero verso il fu collegio" nel 1662 e della sezione destinata alle educande nel 1685. In seguito ai danni provocati dai bombardamenti agli inizi del Settecento, tra il 1705 ed il 1733 viene condotto un importante intervento di restauro, con ampliamento della struttura; per volere di Giuseppe II, negli anni Ottanta dello stesso secolo viene aperta una scuola femminile, elevata al rango di "i.r. caposcuola", dal successore Francesco I. Degna di nota è la testimonianza della Cronichetta del monastero dove si legge che "nel 1783 stabilì il Governo che il convento dovesse avere venti Religiose corali, e cinque converse. Le maestre dovevano essere tre. La donazione di caduna madre veniva fissata ad annui f. 120; quella di una laica a f. 68. E poiché la sostanza del convento non vi giungeva, fu assegnato il completamento di congrua dal fondo della facoltà del cessante monastero delle Benedettine di Aquileia. Pagò il Governo i debiti che gravitavano sulle monache di s. Cipriano nell'importo di f. 7764, ed assegnò per necessari ristauri f. 3000. Decretò inoltre un annuo soccorso dalla cassa civica di f. 500. La scuola normale fu bene piantata, e già nel 1784 ebbe l'onore di una visita di S.M. .
Il povero e semplicissimo edifizio del convento piacque a Giuseppe II a segno, da qualificarlo per vero convento. Lodò il Sovrano i risultati dell'istruzione, e ordinò si rifabbricasse la scuola in proporzioni maggiori. In luogo delle due stanzette scolastiche sorsero due sale". Anche la chiesa è il risultato di interventi successivi, tra cui il completamento della facciata databile tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento. Tra le testimonianze artistiche più interessanti si segnala l'edicola collocata sul muro perimetrale del fabbricato, contenente il gruppo scultore della Madonna della Salute, e sulla parete di fondo della navata della chiersa, la grande pala d'altare raffigurante l'"iIcoronazione della Vergine con i santi Benedetto, Cipriano, Girolamo e Scolastica", opera di Palma il Giovane (1544-1628), donata alla chiesa dalla famiglia Bonomo. Chiusa la scuola nel 1969, un anno dopo viene avviata l'attività del "gabinetto di restauro di libri e manoscritti". Attualmente parte dei beni del monastero, tra cui importanti esempi di oreficieria locale, sono custoditi presso la Collezione Scaramangà. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Via del Castello
Sotto la cattedrale di San Giusto, di fronte al Ricreatorio “Enrico Toti” in via del Castello, si trova la più antica sede episcopale, voluta dal vescovo Rodolfo de Pedrezzani agli inizi del Trecento. Come spesso accadeva a quei tempi, l’edificio fu distrutto dai veneziani nel 1312 e rimaneggiato nei due secoli successivi per essere testimone di una lunga serie di avvicendamenti. (Fonte: quitrieste)

L'antico vescovado, detto Episcopio
Sopra a destra: Lapide in ricordo del Vescovo Niccolò III de Coret che fece restaurare e ampliare l'edificio (a sinistra), l'antico vescovado, nel 1500. L'edificio fu dimora vescovile per 400 anni fino al 1774. Dal 1785 al 1841 l'edificio servì da ospedale fino a quando non fu costruito l'Ospedale Maggiore. Divenne quindi un ospedale-ricovero per i pazzi, poi sede dei Vigili Urbani e alla fine Distretto Militare - Un corridoio lo collegava alla vicina Via dell'Ospitale. Il Vescovo Coret, originario del Trentino, ricopri la carica dal 28,02,1575 al 01,03,1591 quando morì. Fu consigliere privato dell'Arciduca Carlo e suo cappellano supremo e fu l'Arciduca a nominarlo vescovo di Trieste. All'epoca Martin Lutero aveva creato la sua riforma e il luteranesimo si stava diffondendo nella Cargnola ed in Istria e il vescovo Coret era molto noto per la sua intransigenza e operò con determinazione per combattere il Protestantesimo e in particolare a Trieste, tanto che il 9,06,1590 scrisse al Papa per comunicargli che aveva estirpato dal suo territorio la mala pianta del luteranesimo.
Antico vescovado, detto Episcopio: L’ultimo vescovo che vi abitò (dal 1761 al 1775) fu Antonio Ferdinando conte di Heberstein, in seguito trasferitosi in palazzo Brigido di via Pozzo del Mare, poi nella sede episcopale di palazzo Mauroner (oggi via Torino) e infine nel palazzo Vicco di via Cavana. L’edificio vescovile venne così venduto nel 1785 alle autorità governative che lo trasformarono in un ospedale con annesso il Pio Istituto per gli orfanelli. Ingrandito dopo due anni con l’acquisto della vicina casa appartenuta ai fratelli Marenzi, a cui fu collegata con un ponte, vi vennero collocati “i venerei e gli schifosi”. Poco dopo il Comune acquistò anche lo stabile sull’altro lato della contrada (ancora oggi titolata “via dell’Ospitale”) a cui si accedeva con un passaggio sotterraneo.
Nel 1841 il nosocomio venne trasferito nel nuovo ospedale Maggiore e l’ex-vescovado divenne un Ospizio per gli alienati. L’anno successivo il Comune vi installò una Scuola di Agraria e nel 1852 il vescovo Bartolomeo Legat creò il Seminario dei chierici che durò fino il 1872 quando venne installato l’Istituto Magistrale femminile. Nel 1932 il vecchio episcopio fu infine trasformato in Distretto Militare e operò fino al 1995 quando venne definitivamente chiuso. (Fonte: quitrieste)

A sinistra: Sul muro dell’edificio, detto del Vescovado, in Via del Castello 2, c’è questa targa, che ricorda un episodio di quasi ottant'anni fa accaduto proprio in quel punto. È una targa in ricordo del vigile urbano Angelo Cattaruzza, che la sera del 31 dicembre, l’ultimo dell’anno, nel 1925, mentre era di scorda a un collega sottufficiale, che trasportava le buste paga dei suoi colleghi, fu circondato da cinque rapinatori, che, per sottrargli la grossa somma di denaro, non esitarono a sparargli con delle pistole, uccidendolo sul colpo. Con questo gesto eroico, il Cattaruzza permise al suo collega di trarsi in salvo, sventando a prezzo della vita la rapina. Ogni anno il corpo dei vigili urbani si raccoglie qui per deporre una corona di alloro in sua memoria.
(Fonte: Dino Cafagna)

Lo stemma, posto sull'entrata laterale sinistra della chiesa, di Pietro de Bonomo (1458-1546), Vescovo di Trieste dal 1502, che nel 1521 fu chiamato come consigliere alla corte di Vienna.
Sul fregio sopra la porta d’ingresso della dimora episcopale di via Castello è scolpita la frase: “P. Bonomus Antist. Tergest: Chiariss. Patriae Decori. D.D. Anno MDXXIII” (1523) in ricordo dei restauri da lui eseguiti.
Questa casa di via della Cattedrale adesso è risistemata e abitata. Fu abitata da Leopoldo I (1660) e Carlo VI (1728), in seguito divenne una caserma, dopo il 1841 un manicomio e carcere femminile, alla fine del Novecento un distaccamento dei vigili urbani e infine distretto militare.L'edificio fu distrutto dai veneziani nel 1312, quindi restaurato e adibito a episcopio. Dopo il restauro nel 1523 di Pietro Bonomo fu venduto alle autorità governative.

Via della Cattedrale

Via della Cattedrale (da piazza San Silvestro a piazza della Cattedrale) La strada venne aperta , lastricata e regolata nel 1667 con il permesso del conte Carlo della Torre di Valsassina, capitano arciducale. Questa è una delle più antiche strade della città, inerpicandosi sul colle di San Giusto conduce ai piedi della cattedrale. In corrispondenza dei numeri 5-7 si trovava il convento dei francescani, demolito nel 1938. Al numero 15 si trova il Museo di Storia e Arte. L'edificio confina con l'Orto Lapidario che venne istituito nel 1842 sul sedime del vecchio cimitero di San Giusto, fu venduto nel 1883 da Cesare Ellul-German al "Comitato per l'istituzione del Convitto Diocesano", che lo restaurò destinandolo a "Seminarium Puerorum Diocesanum Tergesti", venne aperto il 15.9.1883, con oratorio e cappella dedicata alla Sacra Famiglia, benedetta e consacrata il 25.2.1884. I lavori di restauro vennero diretti dall'ing. Giovanni Righetti. L'immobile venne alienato dall'Ordinariato Vescovile nel 1915 e fu acquistato dal Comune quale sede di museo, tuttavia dopo il primo conflitto mondiale, l'edificio venne occupato dalla Guardia Regia fino al 1925. In quell'anno fu destinato a sede del Museo di Storia ed Arte, inaugurato il 25 aprile 1925. Alcuni versi della poesia di Giosuè Carducci, tratti da “Saluto italico” (Odi barbare), sono riportati in un'epigrafe posta sul muro della rampa finale di Via della Cattedrale. La lapide venne collocata dall’Università Popolare di Trieste nel 1921, in ricordo della visita del poeta fatta alla nostra città nel 1878. (Fonte Margherita Tauceri)
In via della Cattedrale c'era una cappelletta trecentesca con un prezioso crocifisso poi salvato nella cappella dell'Ospedale Maggiore. Il de Jenner attesta che ci fossero le tombe di antiche e nobili famiglie triestine. Al numero 14 c'era un'altra cappella dedicata a Sant'Elena. Dopo il 1750 divennero abitazioni private ed esistono ancora.

"Via della Cattedrale: quasi sicuramente di origine romana che portava al Tempio Capitolino (sullo stesso sito oggi della Cattedrale) e probabilmente ricalcava un decumano minore. In diversi punti sono stati infatti rintracciati lastre di arenaria e altri reperti di epoca tardo romana. Il selciato di questa via fu completamente restaurato e regolato nel 1667 (com’è ricordato da una lapide murata su una casa al civico n.1). Parte della suo tratto terminale era sostenuto delle antiche mura cittadine; vi erano erette anche la cappella di San Sergio e di Sant’Elena. Le case basse a sinistra furono per molto tempo le abitazioni dei religiosi che officiavano nella Cattedrale. (Fonte Dino Cafagna)
Sopra:. via della Cattedrale 6 - Edificio del 1838
Via della Cattedrale: sicuramente di origine romana, portava al Tempio Capitolino (sullo stesso sito oggi della Cattedrale) e ricalcava un decumano minore (quindi una delle più antiche strade della città). In diversi punti sono stati infatti rintracciati lastre di arenaria e altri reperti di epoca tardo romana. Il selciato di questa via fu completamente restaurato e regolato nel 1667 (com'è ricordato da una lapide murata su una casa al civico n.1). Parte della suo tratto terminale era sostenuto delle antiche mura cittadine; vi erano erette anche la cappella di San Sergio e di Sant'Elena. Le case basse a sinistra furono per molto tempo le abitazioni dei religiosi che officiavano nella Cattedrale. (Fonte: Dino Cafagna)
In via della Cattedrale c'era una cappelletta trecentesca con un prezioso crocifisso poi salvato nella cappella dell'Ospedale Maggiore. Il de Jenner attesta che ci fossero le tombe di antiche e nobili famiglie triestine. Al numero 14 c'era un'altra cappella dedicata a Sant'Elena. Dopo il 1750 divennero abitazioni private ed esistono ancora.
Sulla facciata della casa di Via della Cattedrale 1 è visibile una lapide con un'iscrizione che commemora il rifacimento della via e l'eliminazione degli orti della Chiesa dei gesuiti che ostacolavano il passaggio all'imperatore Leopoldo I."AD COMPLACENTIAM ILL. D. D. CAROLI A TURRIS S.R.I. COM. ET VALLISSAXINAE CAPIT. ANNVENTE CONSILIO INTEGRO EREXERE ILL. ET PERILL. DNI IVDICES ET RECTORES CIVITATIS TERGESTI REGIM IANVARII 1667 HANC VIAM". (Traduzione. "Per la compiacenza dell'illustrissimo signore Carlo conte della Torre Valsassina e capitano (imperiale allora) con l'assenso unanime del Consiglio costruirono gli illustri e ... signori giudici e rettori della città di Trieste nel gennaio del 1776 questa via."
In Via della Cattedrale 16 c'era una cappelletta trecentesca con un prezioso crocifisso poi salvato nella cappella dell'Ospedale Maggiore. Il de Jenner attesta che ci fossero le tombe di antiche e nobili famiglie triestine. In Via della Cattedrale 14 c'era un'altra cappella dedicata a Sant'Elena. Dopo il 1750 divennero abitazioni private ed esistono ancora.
In Via della Cattedrale 16 c'era una cappelletta trecentesca con un prezioso crocifisso poi salvato nella cappella dell'Ospedale Maggiore. Il de Jenner attesta che ci fossero le tombe di antiche e nobili famiglie triestine.

La scritta incisa sull'entrata della casa ricorda
la presenza in passato della cappella con il crocefisso

In Iesu CruCIfIXI honoreM DenVo restaVrata
1724
In Via della Cattedrale una lapide col saluto italico del Carducci

"Oh al bel mar di Trieste a i poggi agli animi
volate co'l nuovo anno antichi versi italici
Ne' rai del sol che San Petronio imporpora
Volate di San Giusto sovra i romani ruderi
Salutate nel golfo Giustinopoli
gemma de l'Istria e il verde porto e il Leon di Muggia
Salvate il divin riso de l'Adria
fin dove Pola i templi ostenta a Roma e a Cesare
Poi presso l'urna ove ancor tra due popoli
Winckelmann guarda araldo de l'arti e de la gloria
In faccia a lo stranier che armato accampasi
su'l nostro suol cantate Italia Italia Italia
"

Università Popolare MCMXXI --- Giosuè Carducci


Orto Lapidario in Via della Cattedrale 15: L'edificio, il cui nucleo originario è databile alla fine del Settecento, ha subito nel tempo diversi rimaneggiamenti che ne hanno modificato l'antico aspetto. Nel 1837 Giovanni Battista de Puppi progettò l'aggiunta di una nuova ala e l'inserimento di elementi decorativi, come le tre lunette semicircolari sopra le finestre centrali del primo piano, al fine di rendere più movimentate le superfici murarie. Nel 1846 venne sopraelevato il mezzanino ad opera dell'architetto Francesco Tureck. Modifiche interne, compresa la sostituzione del corpo delle scale, vennero realizzate nel 1885, su progetto di Giuseppe Righetti. L'attuale struttura, a tre piani fuori terra, presenta una sobria facciata, caratterizzata al primo livello da un balconcino sorretto da due colonne doriche che inquadrano l'ingresso principale. Nel 1925 l'edificio, di proprietà del Comune di Trieste, divenne la sede del Civico museo di Storia e Arte, che da allora ospita, in particolare, importanti testimonianze di epoca greca e romana e un cospicuo nucleo di opere d'arte veneta dal Trecento all'Ottocento. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)


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