Trieste - la Sfinge nella darsena del Castello di Miramare

La Sfinge in cima al molo era parte della collezione egizia raccolta da Massimiliano durante i suoi viaggi, grazie alla consulenza scientifica dell’egittologo Simon Reinisch. Scolpita in granito rosa, è di età tolemaica (II secolo a.C.). Alla morte di Massimiliano, l'intera collezione, a parte la Sfinge, fu trasferita a Vienna ed è conservata al Kunsthistorisches Museum.
Ferdinando Massimiliano d’Asburgo fu un appassionato estimatore dell’archeologia per tutta la vita. Certamente, i suoi studi e primi viaggi giovanili in Grecia e in Italia hanno dato impulso alla passione per il collezionismo di antichità e reperti archeologici, collezionismo che ha raggiunto l’apice nel 1855 in un suo tour in Egitto e in Medio Oriente, quando il Khedive al Cairo offrì a Massimiliano magnifici doni. L’arciduca chiese di ricevere reperti archeologici che furono trasportati a Miramare. Il lavoro di studio e d’individuazione sui reperti, non meno di duemila pezzi, oggi ammirabili al Kunsthistorisches Museum di Vienna, venne svolto dal famoso egittologo Simon Leo Reinisch e si concluse con una trattazione pubblicata nel 1865 ancora significativa per l’egittologia moderna. Una edizione originale del testo è conservata presso la biblioteca storica di Miramare. Affacciata sul molo che racchiude il porticciolo di Miramare si profila la sorprendente Sfinge in granito rosa, che un tempo accoglieva quanti giungevano al Castello dall’ingresso principale, ovvero quello “via mare”. Afferente al Regno dei Tolomei, II secolo a.C., la sfinge è l’unico tra i numerosi pezzi provenienti dall’Egitto, parte della ingente collezione archeologica di Massimiliano, rimasto nella residenza triestina dell’arciduca che non venne trasportato a Vienna nel 1883. L’utilizzo di sfingi e altri reperti antichi, in qualità di elementi decorativi caratterizzanti i giardini reali, ha inizio nella Francia del XVIII secolo e da lì si diffonde in tutta Europa. Incontriamo esempi simili al Belvedere di Vienna, al Parco di Sanssouci di Potsdam, al Palazzo Reale della Granja de San Ildefonso in Spagna, il Palazzo Branicki a Bialstok in Polonia e il Palazzo Nazionale di Quieluz in Portogallo. A questa tradizione dell’architettura dei giardini attinse Massimiliano ponendo la mitologica creatura a coronamento e imperitura protezione di Miramare. L’immagine della Sfinge, ieratica testa di donna e corpo di leone, si è diffusa in ogni angolo del pianeta mantenendo nei secoli, dalla statuaria d’Egitto al mito greco di Edipo, dalle grottesche neroniane della Domus Aurea, dal manierismo della Scuola di Fontainebleau al simbolismo ottocentesco, dalle decorazioni Art déco fino alle più intime correnti surrealiste del Novecento. Un’icona che nel corso dei secoli non ha mai perduto – e anzi ne è diventato il simbolo – il fascino enigmatico e misterioso e la sua connotazione di “porta” di “varco d’accesso”, di “specchio” per un altrove psicologico ed introspettivo. (Da: https://www.archeocartafvg.it)

La sfinge... e la maledizione del castello di Miramare.
La sfinge egizia in granito di età tolemaica (II secolo a.C), è stata posta sul molo per volontà dell'Arciduca, appassionato collezionista di reperti egizi, che voleva costituire all'interno del castello un museo fruibile dal pubblico. Dopo la sua precoce morte, la collezione fu trasportata a Vienna e oggi la si può ammirare presso il Kunsthistorisches Museum. Per molti triestini la sfinge, l'unico pezzo della collezione egizia qui rimasto, viene ritenuto il simbolo della "maledizione" che grava sulla storia del Castello e di chi ci ha abitato.
Il Generale Charlses Moore dell’esercito americano, partito dal castello alla volta della guerra di Corea, morì in battaglia abbattuto col suo aereo sul fiume Yalu. Anche il Generale Vernice Musgrave MacFadden, che visse per molti anni nel castello, richiamato in patria dal presidente Eisenhower, per una promozione, fu vittima di un incidente stradale mortale Solo il Colonnello Bowman, dell’esercito neozelandese, credette alla leggenda del castello e preferì accamparsi con una tenda nel giardino del parco antistante per una notte sola. Sarà stato forse il caso, ma la sua vita fu risparmiata da nefasti effetti della maledizione.
Alcuni edifici acquistano nel tempo una cattiva fama: vi muoiono, ad esempio, in modo drammatico tre o quattro persone di fila o una diventa pazza, un’altra ancora si trova al centro di un clamoroso fallimento e così via: quella costruzione ormai ha fama di portar jella e nessuno ci vuole più andarci ad abitare o almeno a dormirci la notte.
Anche Miramare, oggi una delle principali attrazioni turistiche della città di Trieste e meta abituale delle passeggiate domenicali dei triestini, gode in verità di una cattiva, anzi una pessima, reputazione, che cominciò nel 1864, quando Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, accettò di diventare Imperatore del Messico e tre anni dopo, nel 19 giugno 1867, venne barbaramente fucilato a Queretaro, all’età di 35 anni. La moglie Carlotta, figlia di Leopoldo I re del Belgio, impazzì dall’immenso dolore e ritornò in Belgio, dove, trascorso il resto dei suoi giorni in solitudine nel castello di Bouchout, qui morì, nel 1927. Come se non bastasse, alla tragica fine della coppia reale si narra nel castello del suicidio di una giovane donna, segretamente innamorata di Massimiliano. Fu così che la voce popolare assegnò al castello la sua sinistra fama, eleggendolo, perfino, a dimora di fantasmi; anzi sul castello gravò una tremenda maledizione secondo cui chiunque si arrischierà a soggiornare nel castello incapperà in breve tempo nella sventura e nella morte, per giunta in terra straniera.
Il Commissario Supremo del Litorale Adriatico, Friedrich Rainer, tristemente noto per i mumerosi crimini contro l’umanità, dimorò, quale comandante nel territorio giuliano, nel castello durante l’ultima guerra, alla fine della quale fu catturato dagli jugoslavi, processato per crimini di guerra e impiccato nel 19 luglio 1947.
Dopo la seconda guerra mondiale, Trieste divenne Territorio Libero amministrato dal GMA, il Governo Militare Alleato, fino al 1956. Incuranti della maledizione che perseguita gli ospiti del castello, i generali dell’esercito americano vi si insediarono ed anche su di loro si abbatté la maledizione.
L’imperatrice Elisabetta, che il mondo intero conosce con il soprannome di Sissi, soggiornò più volte nel castello. Nel 1898, a Ginevra, fu pugnalata al cuore da un giovane anarchico italiano.
L’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, l’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, e la moglie soggiornarono al Castello di Miramar prima di partire per il fatale viaggio a Sarajevo, dove, nel 28 giugno 1914, furono assassinati, episodio che fu la causa scatenante della Prima Guerra Mondiale.
Il Castello di Miramar divenne, negli anni Trenta, la dimora del principe Amedeo Duca d’Aosta, che, partito da Trieste alla volta della guerra d’Africa, fu fatto prigioniero in Etiopia. In un campo di prigionia, si ammalò di tubercolosi e malaria e morì, il 3 marzo 1942, lontano dalla patria e dagli affetti.
(Fonte: Dino Cafagna)




Questo sito con gli scritti e le immagini che lo compongono
è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons
Creative Commons License