Trieste - il parco del Castello di Miramare

Il parco di Miramare si estende a picco sul golfo di Trieste su una superficie di 22 ettari sul promontorio carsico di Grignano, all'epoca della costruzione del castello quasi privo di vegetazione; venne progettato dall'architetto austriaco Carl Junker (1827-1882) per volere dell'arciduca Massimiliano. Per la progettazione botanica fu inizialmente incaricato il giardiniere Josef Laube, poi sostituito nel 1859 dal boemo Anton Jelinek. Il parco, i cui lavori furono avviati nella primavera del 1856, rappresenta un esempio di impianto artificiale misto di essenze forestali, alberi e cespugli che fonde il fascino di un ambiente architettonico miteleuropeo e un paesaggio mediterraneo. In contrasto con il giardino barocco, quello inglese, su cui è modellato Miramare, introduce un nuovo rapporto con la natura, frutto di una sensibilità diversa verso il mondo materiale. Prima del 1856 la zona del parco era spoglia, con solo alcuni arbusti e cespugli spinosi. Oggi, invece, vi è un gruppo di diverse specie di alberi che sono, per la maggior parte, di origine non europea o comunque che non sono nativi della zona. Entro un periodo di dieci anni, cedri del Libano, del nord Africa e dell'Himalaya sono stati piantati abeti e abeti rossi provenienti dalla Spagna, cipressi da California e Messico, varie specie di pino dall'Asia e dall'America e alcuni esemplari esotici, come la sequoia gigante e il ginkgo biloba sono stati aggiunti. Miramare è stato concepito come un giardino privato e non come un parco. In realtà non dispone di un ingresso monumentale o di un vialetto che conduce fino al castello. Era un giardino delle meraviglie, non destinati ad uso pubblico, anche se l'arciduca l'aprì al volgo un paio di giorni alla settimana. Corsi d'acqua, piscine, sentieri tortuosi, alberi disposti secondo modelli naturali, alcune zone erbose, sono tipici di giardini inglesi. L'asperità del terreno ha favorito l'irregolare disposizione del promontorio che unisce la trasformazione artificiale con l'ambiente naturale. (Wikipedia)

La cafetteria nel parco nel parterre

Sopra a sinistra: Al centro del parterre, in linea d’asse con la caffetteria voluta da Massimiliano d’Asburgo per il suo parco di Miramare, si trova una statua fusa nell’Ottocento dallo Stabilimento Tecnico Triestino che rappresenta un fanciullo con le braccia rivolte al cielo, ripreso nell’atto di pregare e perciò ribattezzato l’Orante. Si tratta della copia di una famosa scultura conservata nel Museo di Antichità di Berlino. Il basamento su cui è stato posto l’Orante di Miramare è un autentico e prezioso reperto archeologico proveniente da Alessandria d’Egitto e risalente a circa il III secolo d.C. , come risulta dall’iscrizione che esso presenta incisa. L’epigrafe, redatta in caratteri greci ancora perfettamente distinguibili, racconta la concessione di un’onorificenza ad un atleta vittorioso da parte di un’associazione di mercanti detti“Tarsikari”, fabbricanti di un particolare tipo di stoffa. Tale reperto è riferibile alla ricchissima collezione di cimeli egiziani di Massimiliano, confluita nel Kunsthistorisches Museum di Vienna anni dopo la morte dell’arciduca. (miramare.beniculturali.it)

Coppia di crateri in Lega di zinco del 1864. Le anse raffigurano Ebe,
la coppiera degli dei nella mitologia greca classica.

Sopra: Orante
e la Venere di Capua

Sopra a destra: Copia della statua marmorea di Meleagro rinvenuta nel 1838 nei pressi di Civitavecchia, negli scavi della villa di Ulpiano a Santa Marinella, nota come “Meleagro di Berlino” conservata nell’Altes Museum della capitale tedesca.
Sopra: Copia della statua di Apollino conservata nel Museo degli Uffizi
e copia della celebre Venere di Capua conservata nel Museo
Archeologico Nazionale di Napoli

Sopra a sinistra: Copia della celebre Venere Medicea, di ascendenza prassitelica, conservata agli Uffizi

Ganimede e Danaide A metà percorso della scalinata che dal parterre conduce al mare si possono ammirare le statue di Ganimede e Danaide, due personaggi della mitologia greca. Le statue vennero acquistate da Massimiliano nel 1863 a Berlino presso la ditta Moritz Geiss, come gran parte della decorazione scultorea del parco. La figura maschile, Ganimede, in passato identificata con Mercurio, indossa un berretto frigio da pastore e un bastone. Ha lo sguardo volto verso il cielo, poco prima di essere rapito da Zeus sotto forma di aquila. La ninfa Danaide invece riflette, nell’atto di coprirsi con un mantello, i canoni classici con cui viene rappresentata Afrodite, in una delle sue varianti. (WWF-CARTOGUIDA storico-artistica)
Il parco si caratterizza anche per la presenza di alcuni edifici inclusi nel progetto di Junker: il castelletto, abitato da Massimiliano e Carlotta, la cui costruzione iniziò contemporaneamente ai lavori di realizzazione del castello; le serre, destinate alla coltivazione di piante da collocare nel parco; le rovine della cappella dedicata a San Canciano nella cui abside è conservata una croce fatta con il legno della fregata Novara che è stato posta in disarmo nel 1899; ed infine una piccola casa, utilizzata oggi come un coffee-shop, la "Casa svizzera", collocata sul bordo del lago dei cigni. Fino al 1954, il castello di Miramare è stato il quartier generale delle truppe di occupazione, in sequenza, delle forze naziste, neo zelandesi, britanniche ed infine statunitensi. Infine nel 1955, il complesso è stato riaperto al pubblico con il nome di Parco di Miramare, la cui gestione è stata affidata alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio e Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della regione Friuli-Venezia Giulia. L’area del Parco è stata interessata da alcuni interventi di restauro e conservazione, alcuni dei quali sono stati resi possibili anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96[8]. (Wikipedia)
Sopra a sinistra: La Sfinge in cima al molo era parte della collezione egizia raccolta da Massimiliano durante i suoi viaggi, grazie alla consulenza scientifica dell’egittologo Simon Reinisch. Scolpita in granito rosa, è di età tolemaica (II secolo a.C.).



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