Trieste - Il Castello di Miramare

La scalinata che dal piazzale di fronte al castello porta alla darsena.
Sopra a sinistra: La venerazione per la Madonna di Grignano viene ricordata nell'epigrafe latina scritta da Kandler, incisa sulla lastra di marmo posta in testa alla scalinata, che conduce all'approdo sotto il castello. La traduzione dell’epigrafe in lingua italiana, infatti, riporta (Scocchi): "Ferdinando Massimiliano Giuseppe - arciduca d'Austria e principe reale d'Ungheria e di Boemia, comandante dell'armata navale austriaca, governatore della Lombardia e del Veneto, poi eletto e proclamato imperatore del Messico - restituì alla sua leggiadria il decaduto promontorio di Grignano, già residenza splendida di antichi romani, poi santuario della Madonna del soccorso nelle burrasche, consacrato dalle preghiere di religiosi; fece erigere il castello e il parco - cui pose il nome di Miramar 1864". Sopra: la lastra marmorea con l'iscrizione di Kandler, posta al centro della scalinata che conduce al porticciolo. (Fonte Dino Cafagna)
Sopra a destra:. Fontana del porticciolo. La fontana si trova al centro delle due scalinate che si dipartono dal porticciolo verso il piazzale del Castello, all’interno di una nicchia, in posizione frontale per chi arriva dal mare. Sopra la fontana è collocata una statua in zinco, acquistata da Massimiliano presso la ditta Moritz Geiss di Berlino. Il modello di questa statua è la cosiddetta Ninfa di Humboldt, che prende il nome dal suo proprietario Wilhelm von Humboldt, fratello del celebre scienziato Alexander e fondatore dell’omonima Università di Berlino.

Sulla torre più alta è installato un orologio e una campana che ne segnala l’ora con un meccanismo che risale ai tempi della costruzione del castello. I grandi quadranti dell’orologio sono quattro, uno per ogni lato, e sono collegati meccanicamente tra loro tramite bracci metallici (recentemente ricostruiti) al congegno, ora elettrico, che sostituisce quello meccanico originale.
Il marchingegno dell’orologio è dello stesso periodo della costruzione del castello (seconda metà dell’Ottocento) ed è posizionato all’interno della torre. Alla torretta del castello si accede con una scala a chiocciola in ghisa, anch’essa originale.
A sinistra: Simbolo di Massimiliano con ananas e ancora Lo stemma a rilievo che decora il muro di contenimento lungo il Viale dei Lecci ripropone gli elementi scelti da Massimiliano come emblema personale di Contrammiraglio della flotta austriaca. Si tratta di due diversi soggetti: il primo è un’ancora sormontata da una corona, ovvero un elemento marinaresco unito a un simbolo regale. Il secondo è il frutto dell’ananas, metafora di ricchezza e prosperità e richiamo al Nuovo Mondo. Ananas e àncora ricorrono anche in tutto il piano terra del Castello, a decorare boiserie e tessuti degli appartamenti arciducali, dove l’azzurro del mare è il colore dominante. (WWF-CARTOGUIDA storico-artistica)

Gli stemmi di Massimiliano: Si racconta che, quando si scavarono le fondamenta del castello di Miramare, furono trovati dei resti di una antica villa romana, con dei pavimenti, delle tombe, delle monete e soprattutto uno strano stemma: una croce azzurra su una pietra bianca, sormontata da una corona. Affascinato da questa scoperta, Massimiliano lo volle ripeterlo sul suo stemma di Miramare, che, infatti, riporta uno scudo bianco con una croce azzurra e una corona regale. Ci aggiunse soprattutto altri due simboli a lui molto cari: l’ananas, frutto esotico particolarmente gustoso, che richiama i paesi lontani da lui visitati a bordo della fregata Novara, tra il 1854-1852, ma anche segno di abbondanza e ricchezza. Non va comunque dimenticato che Massimiliano amava molto la botanica. L’altro segno era l’ancora, figura che viene associata al suo amore per il mare, ma soprattutto vuol ricordare come lui fosse il contrammiraglio della flotta imperiale austriaca. Sotto un nastro con la leggenda: “Spes Fructus Lucis”, “la speranza è frutto della luce”.

Questo stemma, soprattutto la figura dell’ananas e dell’ancora, sono presenti un po’ dappertutto: dai muretti che delimitano i viali, alle lampade, ai soffitti, sulle porte, ecc., e perfino sulle pareti nel castello; molte di queste infatti sono tappezzate con un damasco rosso, spedito appositamente dal Messico per volontà di Massimiliano, con incisi disegni floreali e soprattutto l’ananas alternato all’ancora.
Quando Massimiliano diventò imperatore del Messico aggiunse altri simboli: come quello di un’aquila, sovrastata da una corona ad ali piegate, che trattiene un serpente, con sotto il monogramma formato da una doppia M e al centro una “I”, col significato di “Massimiliano I” (imperatore del Messico), con sopra la leggenda “equidad en justicia”, “equità nella giustizia”. L’Aquila con il serpente in bocca la troviamo ancora oggi disegnata sulla bandiera messicana. Questo stemma lo troviamo soprattutto negli ambienti al secondo piano, in quanto alla dipartita dell’Arciduca, non era ancora stato completato. Massimiliano continuò a seguire i lavori a distanza, con una ricca corrispondenza epistolare, fornendo sia il damasco rosso con lo stemma dell’impero messicano sia numerosi altri arredi. (Fonte: Dino Cafagna)
A destra: L'aquila austriaca che trattiene nel becco il serpente che
rappresenta la Francia con Napoleone



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