Trieste - Via Capitolina e il Parco della Rimembranza

Via Capitolina, la strada panoramica che sale attorno al colle fino a raggiungere la cattedrale.
Il Parco della Rimembranza: Tra gli interventi urbanistici del Ventennio spicca certamente la sistemazione del parco della rimembranza sul colle di San Giusto. Venne iniziata con la creazione della larga Via Capitolina, una strada panoramica che sale dolcemente attorno al colle fino a raggiungere la cattedrale. Tutto il versante del colle tra questa strada ed il castello venne consacrato alla memoria dei "caduti in tutte le guerre" e disseminato da grezzi cippi di pietra carsica con i nomi di combattenti noti ed ignoti. In cima si erge il grande monumento, opera di Attilio Selva, dedicato ai volontari triestini caduti nella prima guerra mondiale. Presente pure una targa ai caduti triestini della prima guerra mondiale che combatterono per l'Impero Asburgico, la maggioranza dei caduti triestini. Dall'altra parte del colle il parco si conclude con un'alta fontana, simile ad un obelisco. La fontana fu installata sulla sua sommità nel 1938 in occasione della visita di Mussolini, ed era originariamente illuminata da luci tricolori. Non era prevista la creazione di un'opera che durasse nel tempo, dato che la si intendeva abbattere dopo la dipartita del Duce. Ma così non fu e la snella fontana svetta tuttora sopra la lunghissima gradinata che scende verso piazza Goldoni (1907 - architetti Ruggero Berlam ed Arduino Berlam). La gradinata è costituita da due ali di scale che abbracciano un parco rettangolare, composto da piante multicolori disposte in modo da rappresentare lo stemma di Trieste, un'alabarda bianca su sfondo rosso, disegno che si vede molto chiaramente dalla piazza sottostante. La gradinata monumentale, denominata scala dei giganti, sbocca in piazza Goldoni ai lati dell'imboccatura della galleria che passa sotto il colle. (Wikipedia)

Il Parco della Rimembranza (entrata su Viale Ragazzi del '99)

Il Parco della Rimembranza. Sorti in tutta la penisola su idea di Dario Lupi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, ai Parchi della Rimembranza e agli alberi che vi sarebbero stati piantati venne affidata la memoria dei caduti della Grande guerra. Quello triestino fu inaugurato il 24 maggio 1926, dopo la ricollocazione del monumento a Giuseppe Verdi in una piazza San Giovanni «invasa dalla folla», dalle bandiere e presidiata da due manipoli della Milizia. Dopo lo scoprimento della statua, un corteo raggiunse il colle per rendere onore ai caduti della Grande guerra nelle file dell'Esercito italiano, onorando primo fra tutti «l'albero del Parco dedicato a Guglielmo Oberdan». Il Parco della Rimembranza di Trieste è ripartito in «campi» numerati da 1 a 26, che ospitano le piccole pietre del Carso sulle quali sono scolpiti i nomi dei caduti.
I campi dedicati alla Prima guerra mondiale sono quelli numerati dal 16 al 25; più tardi, in conseguenza di altre guerre, vennero sistemati altri campi e diverse pietre, recanti i nomi dei caduti nella guerra di Spagna, nella guerra d'Africa e nella Seconda guerra mondiale, furono collocate anche tra quelle dedicate alla Grande guerra.Tra i caduti del 1914-1918, tuttavia, non sono mai stati inseriti i nomi di quanti caddero militando - come la maggioranza dei triestini - nelle file dell'esercito austroungarico.


Viale Ragazzi del '99 - Il viale Ragazzi del'99 è stato battezzato con questo nome nel 1970 Durante la prima guerra mondiale, "ragazzi del '99" era la denominazione data ai coscritti negli elenchi di leva che nel 1917 compivano diciotto anni e che pertanto potevano essere impiegati sul campo di battaglia. Il Parco della Rimembranza è stato realizzato nel maggio 1926 in mezzo ad un'area verde attraversata da Via Capitolina e Viale Ragazzi del'99, è caratterizzato da una serie di pietre carsiche su cui sono stati scritti i nomi dei triestini caduti nella guerra ed i reparti di cui facevano parte.
Via Capitolina (da piazza Sansovino a piazza della Cattedrale) - Dal 1929 porta il nome di "via Capitolina", perchè conduce al sito del Capitolium (Campidoglio) della colonia romana di Tergeste. Nei progetti la strada era chiamata viale al colle di San Giusto o al colle Capitolino.Questa via venne aperta per permettere agli automezzi necessari per i lavori di scavo di raggiungere il colle, in parte passa su spazi che erano occupati da terreni e case che furono demolite per creare il piazzale dove troverà posto il monumento ai caduti nella Prima Guerra Mondiale, realizzato dallo scultore Attilio Selva e il parco della Rimembranza. Venne inaugurata il 27 ottobre 1929 In ricordo di questo avvenimento Ugo Inchiostri dettò questa iscrizione: "Spianato lo scosceso terreno lungo le vestigia delle mura medioevali il comune, auspice il podestà senatore Giorgio Pitacco apriva questa nuova via che di Trieste circonda le antiche glorie e le memorie recenti" Lungo questa strada si trova la chiesa di Santo Apollinare, dei Padri Capuccini, con annesso il convento, venne deposta la prima pietra il 22 novembre 1855 e fu consacrata il 23 ottobre 1870. Via Tommaso Grossi (da via San Giusto a viale della Rimembranza) Il percorso di questa strada venne modificato negli anni '30. Al numero 8 di questa via si trova l'Istituto del Sacro Cuore di Gesù delle Suore Clarisse Francescane. La denominazione ricorda lo scrittore Tommaso Grossi, nato a Bellano (Como) 23 gennaio 1790 morto a Milano, 10 dicembre 1853. Figura tra le più significative del romanticismo lombardo, segnò la nuova strada sentimentaleggiante sulla quale, dopo Manzoni, si sarebbe posto il romanticismo italiano e alla quale avrebbe reagito il verismo. La sua fama è legata soprattutto al romanzo storico Marco Visconti (1834) - (Fonte Margherita Tauceri)

Il colle di San Giusto veniva denominato allora Campidoglio o colle Capitolino, in quanto, come il più celebre colle romano, era la sede di importanti edifici religiosi e amministrativi. L’attuale via Capitolina vuole proprio indicare la strada che porta al Campidoglio, oggi colle di San Giusto - C’è una data ben precisa che determina la fine della Tergeste romana ed è il 568, quando i Longobardi, popolo barbaro, saccheggiarono la città per poi da ultimo incendiarla, quale sfregio verso l’odiata romanità, che per molti secoli aveva sottomesso con prepotenza i popoli barbari. La città quindi venne distrutta e incendiata, ridotta cioè a dei ruderi. I pochi triestini che vi ritornarono, avendo la necessità di costruire le proprie case dalle fondamenta, utilizzarono i monumenti, quali il teatro e la basilica romana, come “cave di pietra”, asportando cioè tutto ciò che poteva essere utile per la ricostruzione, compresi i pregiati marmi e bassorilievi.

Quindi la città fu distrutta dai Longobardi e spogliata dagli stessi triestini. Le rovine che vi rimasero, abbandonate perché non più utilizzabili, col tempo furono coperte dalla terra, costruendoci poi sopra delle baracche, poi delle case, che nascosero definitivamente questi monumenti, dimenticati anche dai triestini, fino al 1937, quando, sotto il fascismo, si volle ricuperare i ruderi romani, riportandoli di nuovo alla luce , quali: il teatro, la basilica, il foro, il propileo, ecc., per dimostrare l’italianità, o meglio l’origine romana di Trieste - (Fonte Dino Cafagna)


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