Trieste - la Cattedrale di San Giusto

L'attuale aspetto della cattedrale è dovuto all'unificazione delle due preesistenti chiese di Santa Maria e di quella dedicata al martire san Giusto, che furono inglobate sotto uno stesso tetto dal vescovo Roberto Pedrazzani da Robecco tra gli anni 1302 e 1320. La prima notizia riguardante la cattedrale risale all'anno 1337, quando il campanile dell'ex chiesa di Santa Maria fu rivestito con uno spesso muro per poter sostenere il nuovo edificio. I lavori al campanile si conclusero nel 1343, ma quelli alla chiesa si protrassero praticamente fino alla fine del secolo. Il campanile, in origine più alto, nel 1422 fu colpito da un fulmine che lo ridusse all'altezza attuale. Dopo la definitiva dedizione della città all'Austria nel 1382, l'imperatore Leopoldo III nominò il primo vescovo tedesco di Trieste, Enrico de Wildenstein, che in data 27 novembre 1385 consacrò l'altare maggiore della cattedrale.
le campane di San Giusto furono più volte lesionate dai fulmini e rifuse, fino al 1953 quando furono inaugurate tre nuove campane di rame e stagno e decorate da Carlo Sbisà, famoso artista triestino. Si racconta che nel 1508 i veneziani durante la conquista di Trieste rubarono la campana più grande chiamata “el Campanon” e quando la campana fu caricata su un bastimento nei pressi del Faro della Lanterna, scivolò in mare e i marinai che passavano di là durante i temporali udivano il dolce suono della campana sommersa..... (da: #triesteraccontatrieste )
La costruzione del massiccio e austero campanile di San Giusto che sorse sull’antica torre romanica conservata all’interno, fu iniziata il 17 febbraio 1337 per volere del notaio Randolfo Baiardo – come risulta dall’iscrizione in caratteri gotici posta sopra l’arco del portale – e terminata nel 1343. Durante questi lavori fu demolita la parte centrale del propileo romano e le lastre decorate a bassorilievo con i simboli delle vittorie militari romane vennero utilizzate per decorare una parte di muratura del nuovo campanile, per il resto disadorno. La torre trecentesca terminava con un’acuta cuspide dove spiccava il “melone” con l’alabarda (entrambi simboli di Trieste) ma dopo le lesioni provocate da un fulmine abbattutosi nel 1421, la cuspide fu sostituita con un tetto di tegole a piramide schiacciata (come ancora oggi si presenta) mentre il melone con l’alabarda vennero rimossi. Le bifore gotiche che servivano alla difesa degli assedianti veneziani furono modificate 130 dopo con le doppie aperture ad arco su tutti i lati della cella campanaria. Sopra l’ingresso della torre in un’edicola gotica ad arco fu posta la statua gotica del patrono San Giusto attribuita a una bottega di Venzone. Le campane dell’antica torre, più volte lesionate da fulmini e incendi, subirono diverse rifusioni nel corso dei secoli. Gli storici asserirono che quella più grande chiamata da sempre “el Campanon” fosse stata rubata dai veneziani durante la conquista di Trieste nel 1508 e una vecchia leggenda narrava che quando la campana fu caricata su un bastimento nei pressi dell’odierna Lanterna, scivolò in mare. Per molto tempo i marinai che passavano di là durante i temporali riferirono di udire fra il sordo rumore delle onde contro la riva anche il dolce suono della campana sommersa. Dopo le secolari vicissitudini appena negli anni Cinquanta vennero commissionate tre nuove campane fuse con gettate di rame e stagno e decorate da Carlo Sbisà (Trieste 1899-1964). Inaugurate il 26 ottobre 1953 e benedette dal vescovo mons. Antonio Santin vennero sottoposte a prove d’intonazione per diversi giorni. (http://quitrieste.it/tag/campanile-di-san-giusto/)
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Sotto: L'ex Battistero ora Cappella di San Giovanni posta a fianco della Cattedrale con reperti romani trovati sul
piazzale sotto il castello e frammenti provenienti dalla Cattedrale di mosaici trecenteschi raffiguranti il martirio di San Giusto.
Sopra: Lo spazio di fronte alla cappella di S. Giovanni o Battistero venne chiuso completamente e adattato, nel 1839, a casa del nonzolo o del sacrestano. Nel 1932, con la volontà di riportare la cattedrale e il portico com’era nel 1380, l’edificio fu sottoposto a ristrutturazione con la messa a vista di una loggetta o portichetto tipo rinascimentale. A seguito della demolizione della casa del sagrestano si ottenne l’affioramento della facciata dell’antica cappella di San Giovanni con il suo occhio circolare. Sulla facciata sono stati poi affissi frammenti di plutei dell'antica basilica paleocristiana del VI sec. d.C.

Sopra e a destra: La chiesetta gotica di lato alla Cattedrale di San Giusto risale al XII secolo ma divenne proprietà del Capitolo della Cattedrale nel 1328 (3). Dedicata a San Michele Arcangelo con l’appellativo “al Carnale” fu la cappella dell’antico cimitero cattolico e usata anche per la raccolta dei resti dei defunti che venivano gettati attraverso le 3 finestre rotonde sul lato dell’edificio per essere raccolte in un ossario comune sotto la cripta. Quando nel 1784 l’imperatore Giuseppe II emanò il decreto di abolizione di tutte le sepolture delle chiese e dei cimiteri minori della Madonna del Mare, San Francesco, Santi Martiri e di San Nicolò, quello della Cattedrale fu ampliato rimanendo l’unico cattolico della città fino al suo smantellamento avvenuto nel 1825 per l’entrata in funzione del Campo santo di Sant’Anna. San Michele al Carnale divenne così una cappella mortuaria usata fino al luglio del 1924; con le ristrutturazioni del 1929 venne riportata all’aspetto originario del Milletrecento quando iniziò la sua storia secolare. (https://quitrieste.it)

La chiesetta di San Michele al Carnale, una costruzione gotica del XIV secolo, fu utilizzata come cappella mortuaria dal 1825 al 1924, da quando fu soppresso il cimitero cattolico che occupava il terreno dove oggi si trova l’Orto Lapidario. Nel 1929 la cappella fu restaurata per riportarla al primitivo aspetto trecentesco eliminando le vecchie sovrastrutture dell’800.
La cappella ha un campanile a vela ed è costruita su due livelli. Quello più basso fungeva da ossario comune dove, per evitare possibili infezioni e contagi, le ossa venivano scaricate all’interno attraverso tre fori di forma ovale presenti sul lato sinistro della struttura. Ossa che poi nel 1936 furono definitivamente tolte. La cappella fu intitolata all’Arcangelo Michele, il santo che si occupa di pesare le anime dei defunti. Era abitudine aggiungere alle varie denominazioni delle cappelle mortuarie anche il termine “in carnale” in quanto gli edifici erano utilizzati per la raccolta e conservazione dei resti di corpi umani.


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