Trieste - Il Castello di San Giusto

Un ponte levatoio consente l’accesso ad un cortiletto dove si viene accolti da due statue di zinco fuso, raffiguranti due paggi, due automi
che si trovavano sulla torre del nuovo palazzo municipale di Trieste, progetto dell’architetto Bruni.
La colubrina esposta all'entrata del castello, nella foto in basso a sinistra, proviene dal Castello di Moccò, distrutto nel 1510. Attualmente nel castello ci sono cinque cannoni, portati nel 1936: tre colubrine, provenienti dal castello di Moccò e due petrere, che sparavano palle di pietra, forse provenienti da Rozzo. Gli antichi nomi di questi cannoni sono: Basilisco, Iraddidio, Rompitutto, Scacciadiavoli e Sputafuoco.
Sopra a sinistra: Le statue originali dei due mori Micheze e Jacheze che scandiscono il tempo ogni quarto d'ora, nonché la campana civica con l'alabarda cittadina un tempo posti sulla torre del Municipio in Piazza Unità d'Italia, ora esposti nel Castello di San Giusto, mentre sul Municipio ci sono delle copie. Micheze e Jacheze furono installati sul Municipio tra il 5 ed il 7 di gennaio il 1876 e batterono i primi dodici rintocchi a mezzogiorno del 14 gennaio). Furono progettati dal Bruni nel 1873 e poi modellati in zinco dallo scultore Fausto Asteo da Ceneda nel 1875 -- Sopra a destra le copie ora sistemate sul campanile del Comune in Piazza dell'Unità d'Italia.
"La storia in breve: Michez e Jachez o Mikeze e Jakeze vennero ideate dall'architetto Giuseppe Bruni nel 1873, per ricordare le due figure che fino al 1747 si trovavano sulla torre dell'Orologio, furono modellati dallo scultore Fausto Asteo da Ceneda e collocati sulla torre del Municipio, assieme alla campana proveniente dalla stessa fonderia, nei giorni 5 e 7 gennaio del 1876, dove iniziarono ufficialmente ad alzare il martello per battere le ore. Dopo essere stati esposti alle intemperie per anni, nel novembre del 1972 vennero sostituiti da una nuova coppia di paggi con una nuova campana, identici agli originali, fusi in bronzo dalle fonderie Cavadini e Brustolin di Verona. Prima di essere portati ai depositi comunali di via Papiniano rimasero esposti in piazza Unità, assieme alla nuova coppia di automi, per poter essere osservati e salutati dai cittadini. Dopo essere rimasti in un deposito per 32 anni, prima di essere avviati al restauro, furono esposti in via Dante alcuni giorni nell'ottobre del 2004. Vennero restaurati in soli tre mesi nel laboratorio Arecon di Campoformido, a partire dal 1° luglio del 2005 furono collocati per una settimana in piazza Unità, in quella occasione i cittadini avevano a disposizione delle schede per scegliere la destinazione preferita per i due automi, in attesa di una sede definitiva, le statue furono sistemate, per due anni circa, all'orto lapidario, oggi si possono vedere all'ingresso del castello di San Giusto." (Fonte: Margherita Tauceri)

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