Trieste - l'Orto Lapidario di San Giusto in Via della Cattedrale

Orto Lapidario in Via della Cattedrale 15: L'edificio, il cui nucleo originario è databile alla fine del Settecento, ha subito nel tempo diversi rimaneggiamenti che ne hanno modificato l'antico aspetto. Nel 1837 Giovanni Battista de Puppi progettò l'aggiunta di una nuova ala e l'inserimento di elementi decorativi, come le tre lunette semicircolari sopra le finestre centrali del primo piano, al fine di rendere più movimentate le superfici murarie. Nel 1846 venne sopraelevato il mezzanino ad opera dell'architetto Francesco Tureck. Modifiche interne, compresa la sostituzione del corpo delle scale, vennero realizzate nel 1885, su progetto di Giuseppe Righetti. L'attuale struttura, a tre piani fuori terra, presenta una sobria facciata, caratterizzata al primo livello da un balconcino sorretto da due colonne doriche che inquadrano l'ingresso principale. Nel 1925 l'edificio, di proprietà del Comune di Trieste, divenne la sede del Civico museo di Storia e Arte, che da allora ospita, in particolare, importanti testimonianze di epoca greca e romana e un cospicuo nucleo di opere d'arte veneta dal Trecento all'Ottocento. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Via della Cattedrale: sicuramente di origine romana, portava al Tempio Capitolino (sullo stesso sito oggi della Cattedrale) e ricalcava un decumano minore (quindi una delle più antiche strade della città). In diversi punti sono stati infatti rintracciati lastre di arenaria e altri reperti di epoca tardo romana. Il selciato di questa via fu completamente restaurato e regolato nel 1667 (com'è ricordato da una lapide murata su una casa al civico n.1). Parte della suo tratto terminale era sostenuto delle antiche mura cittadine; vi erano erette anche la cappella di San Sergio e di Sant'Elena. Le case basse a sinistra furono per molto tempo le abitazioni dei religiosi che officiavano nella Cattedrale. (Fonte: Dino Cafagna)

L'Orto Lapidario, è stato utilizzato fino alla fine del XVIII secolo come cimitero cittadino. Nel 1808 Domenico Rossetti iniziò la progettazione del monumento funebre in memoria di Giovanni Winckelmann, assassinato nel 1768 a Trieste. Il cenotafio venne completato solamente nel 1833 da Antonio Bosa, allievo veneziano di Antonio Canova. Il monumento è costituito da un sarcofago, poggiante su quattro zampe di leone, sostenuto da una struttura in pietra con bassorilievo raffigurante figure femminili che personificano le Arti, la Storia, la Critica, la Filosofia e l'Archeologia. Sulla sommità del sarcofago siede un Genio, in atteggiamento dolente, con medaglione attorniato da una serpe e una fiaccola, accanto alla quale si trova un pugnale ad indicare la causa della morte del Winckelmann, onorato anche da un'epigrafe. L'opera è conservata all'interno di un tempietto in stile corinzio ad aula unica, concepito come ambiente destinato a gipsoteca. Nello spazio circostante sono visibili diverse sculture, lapidi e numerose testimonianze antiche della città e del suo territorio. Nel corso degli anni, il fondo iniziale si è arricchito con donazioni private di reperti di diverse civiltà. L ’Orto conserva epigrafi, monumenti e sculture dell'epoca romana, medievale e moderna provenienti anche dagli edifici di Cittavecchia demoliti tra la fine dell’800 e gli anni ’50 del ’900. Poco oltre l’ingresso è esposta la lapide che commemora la riedificazione delle mura cittadine voluta dall’imperatore Federico III d’Asburgo nel 1470. In particolare, l’Orto ospita il tempio neoclassico con il cenotafio dell’archeologo e storico dell’arte tedesco Johann J. Winckelmann, e una parte della collezione di scultura classica proveniente dall’Accademia degli Arcadi Sonziaci.

Il Winckelmann era il più grande studioso dell’arte e dell’architettura neoclassica di allora: ebbe la disgrazia di essere ucciso proprio a Trieste e le sue spoglie, nonostante la sua notorietà, andarono perdute. Come "riparazione della città a tanto delitto", per rimediare a questa madornale sbadataggine e per onorare il grande studioso fu costruito un cenotafio ( = sepolcro senza salma) sistemato in "un piccolo Panteon", fatto costruire da Antonio Bosa, uno dei più importanti scultori del momento. Il tutto fu sistemato presso odierno Orto Lapidario, dove a tutt'oggi è visibile e visitabile. Sotto il sarcofago un grande dado porta il bassorilievo in cui un uomo togato - lo stesso Winckelmann - addita le antichità egizie, romane ed etrusche alle figure allegoriche delle Arti (Pittura, Scultura e Architettura) seguite dalla Storia, la Critica, la Filosofia, mentre l'Archeologia siede intenta a scrivere. (Fonte; Dino Cafagna)
 

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