Trieste -
Cittavecchia |
Cittavecchia
con Piazza Cavana è il vecchio cuore popolare di Trieste. In
questa zona si susseguono palazzi del '700 e dell'800 e vi confluiscono
stradine che un tempo ospitavano i postriboli popolari, frequentati
dagli equipaggi delle navi che attraccavano al porto. Ancora oggi
è il luogo in cui si possono trovare i vecchi negozi di frutta
e verdura, cooperative, librerie, ma anche negozietti di prodotti
tipici triestini. La zona di Cavana è famosa anche per due
episodi fra storia e leggenda. Il primo riguarda Joseph Fouché,
il cattivissimo ministro degli interni di Napoleone, inventore della
polizia moderna e dei servizi segreti, che fu ospitato a Palazzo Vicco
(oggi sede dell'arcivescovado) e mori a Trieste il giorno di Natale
del 1820: durante il funerale, la bara scivolò a terrà
e si aprì, rovesciando il cadavero, segno - secondo la leggenda
- della scarsa predilezione dei cieli per il morto. Il
secondo episodio narra invece la storia della congiura dei Ranfi del
1313, che ebbe luogo proprio a Cavana. Probabilmente si trattò
di una congiura filoveneziana per stabilire una signoria. La vera
storia è avvolta nel mistero, ma Matteo Ranfi e i suoi figli
furono condannati a morte, le donne della famiglia esiliate e le case
abbattute fino alle fondamenta: da quel giorno in questo spazio nessuno
ha più costruito nulla. (da:http://www.minube.it/). |
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Adattandosi al pendio naturale del colle di San Giusto, l'edificio sorge nel cuore dell'antico rione di Città Vecchia, all'angolo tra via Battaglia e la principale via Donota; quest'ultima, che ricalca il tracciato di una strada romana, forse prolungamento del cardo maximus, si sviluppa parallela alla curva descritta dalla parte superiore del Teatro Romano. |
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Via di Donota (da largo Riborgo a via del Seminario): La strada un tempo aveva inizio dalla scomparsa piazzetta San Giacomo, l'intera zona mutò aspetto nel 1935 con la demolizione di un gruppo di dodici case comprese fra le vie Donota, della Ghiaccerae di Riborgo, che portò alla creazione dell'attuale largo Riborgo. All'angolo di via Donota e via Battaglia nel 1981 durante i lavori per il recupero edilizio condotto dall'Istituto Case Popolari, vennero ritrovati importanti ruderi romani, in una sucessiva campagna di scavi condotta dal 1982 al 1986, vennero alla luce un edificio risalente al I secolo, tombe a fossa del IV secolo, altre sepolture e anfore, tutto ciò ora è visibile nell'Antiquarium di via Donota, aperto dalla Soprintendenza in data 14 dicembre 198 (Fonte: Margherita Tauceri) |
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L'origine del nome Donota è da collegarsi al fatto che questa porta medioevale fosse la sola che potesse venir aperta di notte, comunque solo in casi di emergenza e in presenza di due giudici che dovevano, in via del tutto eccezionale, autorizzarne l’apertura. Quindi, dall'antico dialetto “de note”, ne è derivato il nome di Donota. Infatti, tutte le porte di accesso alla città, per evitare il transito di ladri o di malfattori, rimanevano chiuse durante la notte. I viandanti che arrivavano tardi erano costretti a dormire in una delle tante osterie di campagna, fuori le mura. (Fonte:Dino Cafagna) |
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L'edicola posta tra Via di Donota e Via del Crocefisso. |
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L'antica edicola con il vecchio crocifisso, poi rubato. Via del Crocefisso: è un toponimo settecentesco dovuto a un tabernacolo con un crocifisso ligneo detto "Pontal de Cristo", posto all'inizio della via e che si trova all'angolo con via di Donota. L'originale, di origine almeno settecentesca, è stato distrutto dal fuoco nel 1931 e sostituito da un altro appositamente eseguito (questo), che fu però trafugato assieme alla corona sovrastante, l'antivigilia del Natale, il 23 dicembre 1980. L'Associazione commercianti ed esercenti e il comitato "Fiorire Trieste" fecero realizzare un nuovo crocefisso, una versione moderna, ad opera dello scultore Renzo Possenelli, che fu posto nell'edicola il 30 ottobre 1987. - (Fonte: Dino Cafagna) |
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Via del Crocefisso: toponimo settecentesco dovuto all'edicola detta "Pontal de Cristo" che si trova all'angolo con via di Donota L'originale forse di origine medioevale è stato distrutto dal fuoco nel 1931 e sostituito da un altro appositamente eseguito, che fu trafugato assieme alla corona sovrastante, il 23 dicembre 1980. L'Associazione commercianti ed esercenti e e il comitato "Fiorire Trieste" fecero realizzare un nuovo crocefisso ad opera dello scultore Renzo. Possenelli che fu posto nell'edicola il 30 ottobre 1987. Il crocefisso rubato era stato restituito danneggiato, qualche mese dopo il furto lasciato in un confessionale, restaurato a cura del laboratorio di Viviana Deffar e Donatella Russo Cirillo è stato riposizionato nella sua sede originaria in data 23 maggio 2004 Lungo la strada si trova la piccola edicola dedicata a S.Maria, a protezione della via , la cupoletta con le finestre in vetro è scomparsa, ma l'edicola con la madonnina è stata restaurata. Sulla base c'è scritto A 1834. (Fonte: Margherita Tauceri) Di fronte, in via di Donota 36/A, angolo via del Crocifisso 3, si trova l'Associazione Rena-Cittavecchia, organismo morale e assistenziale creato nel 1987, che conta 400 soci praticanti e 700 iscritti. In verità il Circolo “Rena Citavecia”, prima, nel 1906, si chiamava il "Club dei Tartaglioni" - La sede del circolo occupa i locali dove all'inizio del secolo c'era la Trattoria al Buon Cittadino. |
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Via del Crocefisso: IN TE DOMINI SPERAVA - 1748 |
Via del Crocefisso: Madonnina del 1834 posta a protezione della Contrada del Crocefisso in Via del Crecefisso. La cupoletta con le finestre in vetro è scomparsa, ma l’edicola con la madonnina è stata restaurata.
Sulla base c’è scritto A 1834 |
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Via del Collegio |
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Via
del Collegio: I gesuiti si stabilirono a Trieste all'inizio del XVII
secolo e nel 1620 iniziarono la loro attività di insegnamento
nella città giuliana. In quegli stessi anni i padri gesuiti
acquistarono diversi fondi e stabili urbani al fine di ottenere lo
spazio necessario all'edificazione dei loro fabbricati. Nel 1627 ebbe
inizio la costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore e dell'edificio
destinato ad ospitare il collegio dei gesuiti. Un contributo importante
fu quello dell'imperatore Ferdinando II che, a partire dal 1621, concesse
una rendita perpetua di 600 fiorini annui per il futuro collegio.
Nel 1695 il collegio era terminato. All'interno, spaziosi corridoi
si alternavano a celle, i sotterranei si congiungevano con quelli
della vicina chiesa. Nel 1750 nel collegio dei gesuiti fu aperta la
scuola di lingua latina, grammatica e retorica e, nel 1753, la scuola
di matematica e nautica. Nel 1773, a seguito della soppressione della
Compagnia di Gesù, con la bolla pontificia di Papa Clemente XIV, il collegio venne dichiarato ducale. di seguito, nel 1781 l'edificio fu trasformato in caserma per i cannonieri venuti
dalla Boemia. Poi,nel 1822, fu destinato a carcere criminale.
L'immobile fu restaurato nel 1957. Negli anni Settanta lo stabile
ospitava il convento dei Frati Minori Francescani di Santa Maria Maggiore.
Attualmente l'edificio è di proprietà della Regione
Friuli Venezia Giulia. |
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L'aspetto
attuale dell'edificio è il risultato dei restauri e delle modifiche
eseguite a metà Ottocento; un restauro successivo prende avvio
nel 1989. Indagini di carattere archeologico effettuate a partire
dal 1986 sul fondo occupato dall'edificio e dal cortile, hanno messo
in evidenza una serie di strutture murarie appartenenti al tratto
di mura cittadine erette da Ottaviano nel 33 a.C. I resti archeologici,
opportunamente conservati, sono tuttora visibili nella parte che un
tempo era occupata dal cortile dello stabile. L'immobile presenta una pianta poligonale e si sviluppa per quattro piani fuori terra più sottotetto abitabile. Il piano terra è rivestito da intonaco grigio trattato a corsi orizzontali, mentre i piani superiori sono trattati ad intonaco di colore giallo su cui spiaccano delle fasce marcapiano leggermente aggettanti. Sul lato con affaccio su Via del Seminario si apre il portale ad arco incorniciato da conci di pietra bianca disposti a pettine, arricchito da una lastra di pietra recante l'iscrizione "CAPO SCUOLA NORMALE". (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) |
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Sopra e sotto: Via di Crosada da via del Teatro Romano a via dei Capitelli. Toponimo di antichissima origine, attestato nel XIV e XV secolo in varie forme, tra cui Crosara, Groçaria (a. 1480) e Crosada. Ha il significato di «crocicchio», incrocio di strade. La via di Crosada, che fino al Settecento era la strada abitata dai nobili cittadini, ha mutato aspetto nell'ultimo mezzo secolo; scomparsi gli edifici sul lato a sinistra con le demolizioni degli anni Trenta, rimangono superstiti le case al lato opposto, disabitate e in gran parte fatiscenti. (Trampus 1989) |
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Via dei Cavazzeni - Antica famiglia triestine - Il fabbricato al n.9 fu costruito attorno alla metà del Seicento in via dei Cavazzeni. Antonio Tribel, nel 1884, lo descrisse come un vecchio edificio di cinque piani con tre finestre; l'unico di una qualche importanza in quella via. Nel 1796 l'edificio era di proprietà di Antonio Bonifacio che vi aveva aperto al suo interno un'osteria conosciuta con il Il fabbricato fu costruito attorno alla metà del Seicento in via dei Cavazzeni. Antonio Tribel, nel 1884, lo descrisse come un vecchio edificio di cinque piani con tre finestre; l'unico di una qualche importanza in quella via. Nel 1976 l'edificio era di proprietà di Antonio Bonifacio che vi aveva aperto al suo interno un'osteria conosciuta con il nome di "osteria del Zonfo" . Sopra il portone d'ingresso era collocato uno scudo gentilizio raffigurante mura a torri sormontate da tre palle, incorniciate da mezze palmette. Probabilmente si tratta dello stemma di David Rigola Pergomen, morto nel 1649. Lo scudo è stato rimosso dalla facciata negli anni Ottanta del secolo scorso. Da: http://biblioteche.comune.trieste.it/) |
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Via dei Cavazzeni n.4 BELLIS NUNC GESTIS HAC CAESAR PACE TRIUMPTTAT LAETANTI POPULO TUNC FUIT ISTA NOVA. scritta in modo insolito, con es. le N alla rovescia: ” Fatta la guerra, Cesare dona la pace al popolo, che si rallegra per questo annuncio”. Probabilmente una pietra di recupero da altro sito. |
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Via dei Cavazzeni n.6a con scolpito l'anno di costruzione 1736 Nel centro il simbolo del Cristo |