I
delitti della Costellazione Azzurra
l'inizio della storia...
Parte
I
16 settembre 1858 - La preparazione.
Doveva fare molta attenzione per non farsi sentire
dalla guardia in coperta, nonostante il rumore del mare e del vento.
Quella era la notte perfetta per ciò che voleva fare e non
intendeva rimandare. Anche gli scricchiolii dello scafo lo proteggevano,
mentre, inginocchiato accanto alla spessa trave del paramezzale,
continuava a scavare il legno con la lama robusta e affilata che
si era procurato nella cala del mastro carpentiere.
Dopo un’ora di lavoro, la cavità gli sembrò
adatta a contenere la giusta quantità di polvere: l’esplosione
avrebbe aperto una falla sufficiente ad allagare il locale in breve
tempo, una falla non tale da far affondare immediatamente la nave,
ma sufficiente per impedire agli uomini di scendere sottocoperta,
nel punto più basso dello scafo, per tentare di turarla.
Pulì la cavità dei trucioli e la rivestì con
una pezza di tela catramata per isolare l’umidità del
legno. Poi infilò dentro il sacchetto della polvere, vi praticò
uno strappo ed inserì la treccia intrisa anch’essa
di polvere, adattandola alla forma del paramezzale, fino alla sua
superficie superiore. Da qui, con un secondo sacchetto, iniziò
a spargere altra polvere, procedendo verso poppa e la scaletta che
portava dalla sentina al ponte superiore. La miccia era abbastanza
lunga da consentirgli di raggiungere la sua cabina.
Arrivato al primo gradino, si liberò del sacchetto e dei
suoi avanzi di polvere e tornò indietro per raccogliere alcuni
sacchi di zavorra. Li sistemò a fianco e sopra il punto scavato
del paramezzale. Avevano due compiti da svolgere: attutire il rumore
dello scoppio e obbligare l’esplosione a sfogare verso il
basso, direttamente sul fasciame della carena, nel punto più
immerso dello scafo.
Terminata l’operazione, ritornò sulla scaletta, tolse
di tasca l’acciarino e con un gesto secco accese la miccia.
Diede un ultimo sguardo veloce alla montagnola dei sacchi di zavorra,
diede fuoco alla polvere e iniziò a salire velocemente. Fra
poco, avrebbe dovuto riassumere il suo ruolo e occuparsi delle operazioni
d’abbandono della nave.
D’ora in poi, la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. Sarebbe
diventato ricco, e la ricchezza dava il potere, quello che aveva
cercato tutta la vita, solcando gli oceani e privandosi anche delle
cose più semplici, come stare una sera davanti al fuoco con
la sua adorata moglie. Ma la sua era anche una vendetta, una rivalsa
contro quegli incapaci burocrati della Compagnia che lo avevano
privato dell’orgoglio di comandare uno dei nuovi bastimenti
a vapore, relegandolo a bordo di quel vecchio brigantino.
continua...