Trieste tra immagini e storia

Trieste - Chiesa di Santa Maria Maggiore in Via del Collegio

Considerata la chiesa barocca dei Gesuiti, fu eretta tra il 1627 e il 1682 sul progetto del gesuita Giacomo Briani, ma è attribuita anche al gesuita Andrea Pozzo che ne ha curato uno dei restauri e ampliamenti. Fu completata nell’Ottocento e più volte rimaneggiata. La grande devozione popolare è dovuta all'immagine della Madonna della Salute che vi è conservata. Ogni anno, il 21 novembre, qui convengono i Triestini, per rinnovare la devozione alla sacra immagine: e questo si ripete dal 1849, ossia da quando - in occasione del colera - si rivolsero in preghiera alla Madonna, per ottenere il suo aiuto. La pianta è a croce latina e presenta tre navate.

Sopra in pietra il monogramma mariano MRA sta per Maria
Sotto in ferro battuto il monogramma di Cristo IHS e corce con corona a raggi.

Santa Maria Maggiore è legata alla prima presenza della Compagnia di Gesù a Trieste. I Padri gesuiti giunsero nella città nel 1619 e s’inserirono nella vita della Chiesa locale in un momento religiosamente molto delicato per l’influenza in queste terre della Riforma protestante. Operarono soprattutto nella formazione culturale della gioventù con l’insegnamento scolastico nel loro Collegio aperto nel 1620. Rimasero a Trieste fino alla soppressione della Compagnia nel 1773. (Sono ritornati in diocesi nel 1910). Per provvedere alla cura d’anime diedero inizio alla costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore al centro della città storica. La prima pietra venne posta dal vescovo Rinaldo Scarlicchio il 10.10.1627. La consacrazione avvenne molto più tardi l’11.10.1682 a chiesa non ancora ultimata. L’edificio di culto è dedicato all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
L'altare maggiore con l'abside dipinta da Sebastiano Santi1

la lunetta con i santi martiri triestini
La lunetta con al centro la Trinità, ai lati san Piero e san Paolo,
i quattro evangelisti e due Padri/Vescovi/Dottori della chiesa

L'altare della Madonna della Salute nel presbiterio destro, dono
del conte Domenico Rossetti del 1841 Opera attribuita al Sassoferrato


Nella navata destra, l'altare dei Santi Martiri triestini. Dono della famiglia degli Argento, delle Tredici Casade iniziato nel 1697 e terminato nel 1719

Di gran pregio sono gli affreschi della cupola, la decorazione dell'abside, opera di Sebastiano Santi, e lo stupendo altare maggiore del Seicento, in marmi policromi. Altre opere notevoli sono una scultura del Bearzi, alcune tempere del Bison e la tela della Madonna della Salute, dipinta dal Sassoferrato, nonché la Pala con l'apparizione di Cristo a Sant'Ignazio morente, della scuola del Guercino. La cupola odierna del 1817, opera di Giovanni Righetti sostitusce quella originaria barocca e più slanciata, opera di Giacomo Briano, distrutta da un incendio nel 1682,

Sopra: In tutte le chiese costruite dai gesuiti (templi lojolei) c'è sempre da qualche parte un simbolo massonico come un mazzuolo (martello). Anche in Santa Maria Maggiore si può trovarlo nella grata a mezzaluna in ferro batturo dell'entrata principalòe sulla facciata.

Sulla parete esterna destra è visibile il monogramma mariano Ave Maria
che reca in basso a destra la scritta: C F 1838
I Sotterranei dei Gesuiti sono gli ambienti che si trovano sotto la Chiesa di Santa Maria Maggiore costruita nel XVII secolo a Trieste. La chiesa di impianto barocco, che si eleva in pieno centro storico accanto al celebre Collegio gesuitico (divenuto successivamente carcere criminale austriaco e carcere femminile italiano) e i sotterranei ad essi legati, hanno attirato da sempre l'attenzione di studiosi d'arte e appassionati del mistero. Autori del XIX e XX secolo come Pietro Kandler, Ettore Generini, Antonio Tribel, Giovanni Machorsich e non da ultimo il grande collezionista Diego de Henriquez, si sono occupati di ripercorrerli e descriverli, ma solo con le ricerche di speleologia urbana svolte dalla Società Adriatica di Speleologia a partire dal 1983 si è potuto avere un quadro più chiaro della situazione.
La chiesa ingloba un preesistente edificio cinquecentesco ad uso militare con una torre denominata Torre del Silenzio, composta di una scala a chiocciola in arenaria, alta 25 mt. con delle feritoie. E' una costruzione precedente alla chiesa edificata poi nel 1600, lontana dalle mura di epoca romana e da quelle di epoca medioevale . I gesuiti hanno utilizzato la struttura incorporandola, come era d'uso nella costruzione delle chiese a quei tempi. Nella struttura c'è anche un pozzo detto "delle anime" profondo circa 6 mt. di forma ottogonale in alto, quadrtata scendendo e cilindrica alla base. La leggenda narra che durante l'Inquisizione coloro che erano inquisiti venivano torturati immergendoli appesi per le caviglie nell'acqua del pozzo. Il manufatto un tempo celato da materiale è stato riportato alla luce nel 1984 dagli speleologi della sezione di Trieste.
La Torre del Silenzio. La chiesa di Santa Maria Maggiore, meglio conosciuta come "dei Gesuiti", ingloba un preesistente edificio militare: una torre chiamata "la Torre del Silenzio", costituita da una scala a chiocciola in pietra arenaria, che si innalza per 25 metri, su cui si aprono delle feritoie, la cui struttura presenta caratteristiche di tipo militare. Si tratta di una realizzazione cinquecentesca, quindi precedente alla costruzione della chiesa edificata appena nel 1638, costruita lontano dal tracciato delle antiche mura romane e da quelle medievali. Se ne ignora il significato; molto probabilmente i gesuiti l’hanno utilizzata incorporandola, come era uso allora, nella costruzione della chiesa.
Il Pozzo delle Anime. E’ profondo circa 6 metri e presenta sezioni di forma diversa a seconda dei livelli. Alla base è di forma circolare ed è scavato nella roccia, poi diviene quadrato con pareti in pietre squadrate, poi ripete la parte cilindrica per sfociare in superficie con una sezione ottagonale. Deve il nome alla leggenda secondo cui gli inquisiti venivano immersi a capofitto nell’acqua. Il “Pozzo delle Anime” era nascosto da un’occlusione ed è stato riscoperto nel 1984 dagli speleologi della Sezione di Speleologia Urbana. Al suo interno c’erano materiali seicenteschi, oggi conservati nello “Speleovivarium”.
Nonostante le numerose segnalazioni che vogliono qui la sede del tribunale dell’inquisizione, molti storici fanno presente come questo tipo di attività non fosse di competenza dei gesuiti, ma semmai dei domenicani e francescani; quindi nella realtà qui non c’è mai stata l'inquisizione, ma sicuramente i locali sono stati adibiti a carceri cittadine.
La Camera Rossa. La tradizione locale (che però non è suffragata da elementi storici certi) indica in questa sala dei sotterranei il luogo scelto dall'Inquisitore per i suoi interrogatori: nella nicchia più ampia stava l'interrogato, appeso a delle catene, nella nicchia con il sedile stava il giudice avvolto nel suo manto scarlatto. Tale caratteristica ha dato il nome a questo caratteristico vano: la Camera Rossa.
la Galleria del Gatto. nel primo ambiente dei Sotterranei dei Gesuiti si trova una galleria che si sviluppa sotto le fondamenta della chiesa. Sull’ingresso si nota la carcassa di un gatto mummificato, che sta lì da più di un centinaio d’anni, macabro reperto lasciato sul posto perché diventato ormai il simbolo di questo luogo misterioso e arcano.
(Fonte: Dino Cafagna)

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