Trieste
- Cittavecchia: Via San Sebastiano
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Via del Pozzo angolo via San Sebastiano |
Palazzo Leo con il Civico Museo d'Arte Orientale |
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Il portale è affiancato da due pilastri tuscanici leggermente ruotati sul loro asse che sorreggono il soprastante poggiolo in pietra con balaustri ritorti. La portafinestra che da accesso al balconcino ha stipiti e architrave scolpiti ed è coronata da timpano curvilineo spezzato con, al centro, lo stemma raffigurante l'arme dei Leo. ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Decorazioni a motivo floreale sono scolpite sull'architrave sorretto dai pilastri tuscanici e sulla cornice della portafinestra del primo piano. BALAUSTRA (esterno) La balaustra del poggiolo presenta colonnine ritorte in pietra. STEMMA (esterno) Stemma della famiglia Leo, raffigurante dentro uno scudo ovale inquartato due rose e bande orizzontali. Lo stemma è sormontato da una corona. MASCHERONE (esterno) Testa d'uomo con elmo in pietra collocato in chiave di volta del portale d'ingresso. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) - Palazzo di Leo ospitò Giacomo Casanova tra il 1772 e 1773. |
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Inaugurato l’8 marzo 2001, il Civico Museo d’Arte Orientale è stato istituito dal Comune di Trieste ed allestito nel Palazzetto Leo dai Civici Musei di Storia ed Arte grazie al generoso contributo della Fondazione CRTrieste. I lavori di ristrutturazione del settecentesco Palazzetto Leo (Via San Sebastiano 1), donato al Comune di Trieste nel 1954 dalla contessa Margherita Nugent, sono stati iniziati dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici Archeologici Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia con Fondi FIO 1986 e sono stati portati a compimento dal Comune di Trieste con progetto e finanziamenti propri nell’anno 2000. - Il Museo ospita le collezioni d’arte orientale, ma anche memorie e ricordi di viaggio, armi, strumenti musicali, testimonianze di vario tipo e reperti di carattere etno-antropologico, provenienti da tutta l’area asiatica, in particolare dalla Cina e dal Giappone, e acquisiti dai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Il percorso del Museo si sviluppa sui quattro livelli dell’edificio. (Fonte: Comune di Trieste) |
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La chiesetta sconsacrata di San Sebastiano e San Rocco: Sorta
per desiderio testamentario del vescovo triestino Nicolò Aldegardis,
che nel 1447 si auspicava la costruzione di una chiesetta dedicata al
santo da erigersi dopo la sua dipartita, la realizzazione di San Sebastiano
risulta essere in realtà più tardiva, né è
plausibile la teoria seconda la quale la chiesetta risalirebbe addirittura
al 1365 allorquando la Confraternita di S. Paolo dedicò il fondo
"dannato e vacuo" dei Ranfi alla realizzazione di un edificio
sacro che, andato in rovina, venne riedificato 85 anni più tardi
proprio su commissione del vescovo. |
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Costui divise l'interno in due piani, aprendo
nuove finestre e modificando la struttura della facciata esterna. Nel
1871 l'edificio passò in eredità a Regina Abriani vedova
contessa Nugent e nel 1951, per volontà testamentaria della contessa
Margherita Nugent fu Laval, divenne proprietà comunale. Fu anche
sede di un negozio di articoli casalinghi della ditta Cesca. Sulla finestra
cieca del frontale è visibile un fregio con una conchiglia simbolo
di San Rocco pellegrino a difesa della peste che era sempre un rischio
per una città di mare come Trieste. Lotto del centro storico di origine medievale con affaccio principale stretto e corpo allungato lungo le androne secondarie laterali. L'edificio risulta composto di due corpi edilizi, quello principale di dimensioni più grandi con affaccio sulla Via S. Sebastiano e sulla Via S. Rocco, una volta costituente il corpo della chiesa; quello secondario con affaccio sulla Via S. Sebastiano e sull'Androna dei Coppa, contenente anche il vano scala, un tempo costituente la canonica. Corpo principale costituito da due piani fuori terra, più un sottotetto. Struttura portante verticale in muratura mista di mattoni pieni di laterizio e pietra arenaria a corsi irregolari suborizzontali. Strutture portanti orizzontali interne miste con travatura in legno massello, integrate da putrelle in acciaio. Copertura a falde con struttura lignea composita a tripla orditura, con travature parallele alla linea di colmo, puntoni ed arcarecci in legno a sostegno di tavelle in laterizio e coppi curvi rossi uso Trieste, abbaini con copertura a falde e banchina rifinita ad intonaco, gronda e pluviale in lamiera. Corpo secondario costituito da quattro piani fuori terra, più sottotetto, sfalsati rispetto ai livelli del corpo principale. Struttura portante verticale in muratura mista di pietra arenaria e mattoni pieni di laterizio a corsi irregolari suborizzontali. Strutture portanti orizzontali in legno, ancorate alla muratura perimetrale a mezzo di tiranti metallici visibili in facciata. Scala del tipo appoggiato in pietra tra il piano terra ed il primo piano, appoggiata su travature lignee ai piani superiori. Copertura a falde a struttura lignea con trave di colmo appoggiata, puntoni lignei, doppia orditura ortogonale di arcarecci e tavolato ligneo, manto in coppi curvi rossi uso Trieste, abbaini con copertura a falde, banchina lignea e gronda in lamiera. Corpo edilizio principale con timpano triangolare con foro architettonico circolare centrale sulla Via S. Sebastiano. Prospetto suddiviso orizzontalmente in due parti; fascia al piano terra con serramenti in legno in corrispondenza del foro commerciale; porzione superiore in stile settecentesco con timpano triangolare di larghezza pari all'intera facciata. Facciate laterali semplici senza particolari architettonici di rilievo. Corpo edilizio secondario risalente allo stesso periodo storico, senza particolari elementi esterni connotanti. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) |
Sopra e a destra: La casa adiacente l'ex chiesetta di San Sebastiano e San Rocco fungeva da canonica e fu trasformata in casa di abitazioni, oggi in completo abbandono, dopo la sconsacrazione della chiesetta. Dalla canonica si poteve accedere al campanile, oggi demolito quasi totalmente. |
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La casa che fungeva da canonica aveva l'ingresso nell'androna dei Coppa, sulla chiave di volta dell'arco ancora oggi si può vedere uno stemma in pietra con due cuori fra le volute ed incisa la data del 1737, questa potrebbe corrispondere ad un rifacimento su una costruzione precedente, in quanto durante gli scavi fatti dopo la soppressione della chiesa ci furono dei ritrovamenti che fanno supporre la presenza di un antico sacello. I lavori di adattamento fatti dal barone portarono importanti modifiche alle facciate e agli interni della casa, per cui risultò difficoltoso ricostruire la configurazione originale. Fra le altre cose trovo interessante segnalare che all'interno, sul pianerottolo del primo piano furono trovate due piccole pile per l'acquasanta ed un affresco che raffigurava S. Sebastiano, quindi si può presumere che in quella stanza risiedesse la Confraternita di San Sebastiano e Rocco e che un corridoio la collegasse alla chiesa. (Fonte Margherita Tauceri) |
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Storia: Sotto la chiesa sconsacrata dei santi Sebastiano e Rocco, riaffiora la Trieste medievale. immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell'edificato attuale, d'origine seicentesca, sono infatti riemerse una serie di strutture articolate in vani quadrangolari con pavimentazioni in lastre o in scaglie arenacee, riferibili al periodo medievale della città di Trieste. Una complessa sequenza di edifici di epoca medievale, probabilmente a destinazione residenziale, è stata riportata alla luce durante gli scavi archeologici effettuati nell’ambito dei lavori di recupero della sconsacrata chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, situata tra Palazzo dei Leo e androna dei Coppa, nel quartiere di Cavana, una zona del centro storico di Trieste considerata ad alto rischio archeologico. Immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell'edificato attuale, d'origine seicentesca, sono infatti riemerse una serie di strutture articolate in vani quadrangolari con pavimentazioni in lastre o in scaglie arenacee, riferibili al periodo medievale della città di Trieste. Molta la ceramica databile al XIII-XVI secolo rinvenuta insieme a frammenti di vetro. E’ stato pertanto possibile, proprio sulla base delle associazioni ceramiche isolare due principali fasi d'intervento costruttivo: la prima degli inizi del Trecento, epoca in cui fu realizzato l'antistante perimetro difensivo, con i contestuali interventi di bonifica dell'area paludosa a mare delle banchine romane ormai non più in uso, la seconda ascrivibile al Quattro-Cinquecento, quando si consolidarono gli assetti urbanistici del quartiere". L’importante scoperta, come afferma l’archeologa Paola Ventura, ha consentito, per la prima volta, di mettere in luce, su un’ampia area e non solamente in trincee o sondaggi limitati, una sequenza di utilizzi dello spazio urbano, in piena continuità dal basso Medioevo ad oggi, correlando anche alle diverse fasi conosciute le strutture tuttora conservate in elevato”. (Fonte:: Soprintendenza Archeologia FVG) |
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