Trieste tra immagini e storia

Trieste - Cittavecchia: Via San Sebastiano


Via del Pozzo angolo via San Sebastiano

Palazzo Leo con il Civico Museo d'Arte Orientale

Palazzo Leo: La costruzione del palazzo per la famiglia patrizia dei Leo risale al 1747 ed è attribuito all'architetto Giovanni Fusconi. I Leo si erano stabiliti a Trieste nel 1155 e nel 1647 divennero baroni del Sacro Romano Impero. La casata si estinse nel 1814 con la morte di Pietro Leo de Loewensberg. Dal 1772 al 1781 i Leo affittarono la casa ad André de Grasset, conte di Saint-Sauveur, Console Generale di Francia a Trieste.
Tra il 1790 e il 1795 il barone Francesco Vito de Zanchi acquistò il secondo e il terzo piano dell'edificio, mentre il resto della casa rimaneva di proprietà dei Leo. Agli inizi del Novecento il conte Laval Nugent, erede del barone de Zanchi, divenne proprietario di tutto il palazzo. Nel 1954 la contessa Margherita Nugent Laval donò l'immobile al Comune di Trieste, che lo fece restaurare nel 1998 e l'otto marzo 2001 al suo interno fu inaugurato il Civico Museo d'Arte Orientale.
L'edificio, a pianta rettangolare e due affacci, è costituito da piano terra e tre piani superiori. La facciata prospettante via San Sebastiano presenta cinque aperture per piano e una cornice marcapiano a delimitare il piano terra. Il portale d'ingresso ad arco, al centro della facciata principale, è caratterizzato un mascherone in chiave di volta e lunetta con ghiera in ferro battuto.

Il portale è affiancato da due pilastri tuscanici leggermente ruotati sul loro asse che sorreggono il soprastante poggiolo in pietra con balaustri ritorti. La portafinestra che da accesso al balconcino ha stipiti e architrave scolpiti ed è coronata da timpano curvilineo spezzato con, al centro, lo stemma raffigurante l'arme dei Leo.
ELEMENTI ORNAMENTALI (esterno): Decorazioni a motivo floreale sono scolpite sull'architrave sorretto dai pilastri tuscanici e sulla cornice della portafinestra del primo piano. BALAUSTRA (esterno) La balaustra del poggiolo presenta colonnine ritorte in pietra. STEMMA (esterno) Stemma della famiglia Leo, raffigurante dentro uno scudo ovale inquartato due rose e bande orizzontali. Lo stemma è sormontato da una corona. MASCHERONE (esterno) Testa d'uomo con elmo in pietra collocato in chiave di volta del portale d'ingresso. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it) - Palazzo di Leo ospitò Giacomo Casanova tra il 1772 e 1773.
Inaugurato l’8 marzo 2001, il Civico Museo d’Arte Orientale è stato istituito dal Comune di Trieste ed allestito nel Palazzetto Leo dai Civici Musei di Storia ed Arte grazie al generoso contributo della Fondazione CRTrieste. I lavori di ristrutturazione del settecentesco Palazzetto Leo (Via San Sebastiano 1), donato al Comune di Trieste nel 1954 dalla contessa Margherita Nugent, sono stati iniziati dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali Architettonici Archeologici Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia con Fondi FIO 1986 e sono stati portati a compimento dal Comune di Trieste con progetto e finanziamenti propri nell’anno 2000. - Il Museo ospita le collezioni d’arte orientale, ma anche memorie e ricordi di viaggio, armi, strumenti musicali, testimonianze di vario tipo e reperti di carattere etno-antropologico, provenienti da tutta l’area asiatica, in particolare dalla Cina e dal Giappone, e acquisiti dai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Il percorso del Museo si sviluppa sui quattro livelli dell’edificio. (Fonte: Comune di Trieste)
La chiesetta sconsacrata di San Sebastiano e San Rocco: Sorta per desiderio testamentario del vescovo triestino Nicolò Aldegardis, che nel 1447 si auspicava la costruzione di una chiesetta dedicata al santo da erigersi dopo la sua dipartita, la realizzazione di San Sebastiano risulta essere in realtà più tardiva, né è plausibile la teoria seconda la quale la chiesetta risalirebbe addirittura al 1365 allorquando la Confraternita di S. Paolo dedicò il fondo "dannato e vacuo" dei Ranfi alla realizzazione di un edificio sacro che, andato in rovina, venne riedificato 85 anni più tardi proprio su commissione del vescovo.

Un'indulgenza di Papa Pio II accordata alla cappella unita ad una bolla di patronato, concessa ad Antonio de Leo proprietario dell'attiguo edificio, attestano l'esistenza di S. Sebastiano nel 1459. Tra il 1511 e il 1543 la chiesa venne sconsacrata a causa dell'imperversare della peste tanto che, forse, l'edificio venne addirittura demolito e sulle sue rovine ricostruita una nuova cappella dedicata non più solo a S. Sebastiano, ma anche a S. Rocco, santo protettore contro la peste. Nel 1602 la chiesetta perse però di importanza in concomitanza alla consacrazione della nuova chiesa di S. Rocco in Piazza Grande. Posta all'incanto da Giuseppe II nel1782 , fu quindi convertita in abitazione privata e venduta, nel 1785, al barone Francesco de Zanchi.

Costui divise l'interno in due piani, aprendo nuove finestre e modificando la struttura della facciata esterna. Nel 1871 l'edificio passò in eredità a Regina Abriani vedova contessa Nugent e nel 1951, per volontà testamentaria della contessa Margherita Nugent fu Laval, divenne proprietà comunale. Fu anche sede di un negozio di articoli casalinghi della ditta Cesca. Sulla finestra cieca del frontale è visibile un fregio con una conchiglia simbolo di San Rocco pellegrino a difesa della peste che era sempre un rischio per una città di mare come Trieste.
Lotto del centro storico di origine medievale con affaccio principale stretto e corpo allungato lungo le androne secondarie laterali. L'edificio risulta composto di due corpi edilizi, quello principale di dimensioni più grandi con affaccio sulla Via S. Sebastiano e sulla Via S. Rocco, una volta costituente il corpo della chiesa; quello secondario con affaccio sulla Via S. Sebastiano e sull'Androna dei Coppa, contenente anche il vano scala, un tempo costituente la canonica. Corpo principale costituito da due piani fuori terra, più un sottotetto. Struttura portante verticale in muratura mista di mattoni pieni di laterizio e pietra arenaria a corsi irregolari suborizzontali. Strutture portanti orizzontali interne miste con travatura in legno massello, integrate da putrelle in acciaio. Copertura a falde con struttura lignea composita a tripla orditura, con travature parallele alla linea di colmo, puntoni ed arcarecci in legno a sostegno di tavelle in laterizio e coppi curvi rossi uso Trieste, abbaini con copertura a falde e banchina rifinita ad intonaco, gronda e pluviale in lamiera. Corpo secondario costituito da quattro piani fuori terra, più sottotetto, sfalsati rispetto ai livelli del corpo principale. Struttura portante verticale in muratura mista di pietra arenaria e mattoni pieni di laterizio a corsi irregolari suborizzontali. Strutture portanti orizzontali in legno, ancorate alla muratura perimetrale a mezzo di tiranti metallici visibili in facciata. Scala del tipo appoggiato in pietra tra il piano terra ed il primo piano, appoggiata su travature lignee ai piani superiori. Copertura a falde a struttura lignea con trave di colmo appoggiata, puntoni lignei, doppia orditura ortogonale di arcarecci e tavolato ligneo, manto in coppi curvi rossi uso Trieste, abbaini con copertura a falde, banchina lignea e gronda in lamiera. Corpo edilizio principale con timpano triangolare con foro architettonico circolare centrale sulla Via S. Sebastiano. Prospetto suddiviso orizzontalmente in due parti; fascia al piano terra con serramenti in legno in corrispondenza del foro commerciale; porzione superiore in stile settecentesco con timpano triangolare di larghezza pari all'intera facciata. Facciate laterali semplici senza particolari architettonici di rilievo. Corpo edilizio secondario risalente allo stesso periodo storico, senza particolari elementi esterni connotanti. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra e a destra: La casa adiacente l'ex chiesetta di San Sebastiano e San Rocco fungeva da canonica e fu trasformata in casa di abitazioni, oggi in completo abbandono, dopo la sconsacrazione della chiesetta. Dalla canonica si poteve accedere al campanile, oggi demolito quasi totalmente.

Nell'anno 1694 in questa chiesa venivano conservati "i sacramenti per i moribondi", per somministrare i quali il vescovo Giovanni Francesco Miller deputava il sacerdote don Stefano Knes o Chinese[1]. L'edificio sacro venne restaurato nel 1749. I de Leo ebbero titolo di Rettori fino alla soppressione della stessa a seguito del decreto di Giuseppe II del 24 giugno 1782, venne chiusa nel 1784 e successivamente venduta all'asta assieme alla adiacente casa del cappellano, fu acquistata il 17 agosto 1785 dal barone Francesco Vito de Zanchi, patrizio fiumano stabilitosi a Trieste nel 1777, che la convertì in abitazione con annesso magazzino, sopra l'architrave di quest'ultimo è incisa l'iscrizione - QVID RETRIBVAM DOMINO.

La casa che fungeva da canonica aveva l'ingresso nell'androna dei Coppa, sulla chiave di volta dell'arco ancora oggi si può vedere uno stemma in pietra con due cuori fra le volute ed incisa la data del 1737, questa potrebbe corrispondere ad un rifacimento su una costruzione precedente, in quanto durante gli scavi fatti dopo la soppressione della chiesa ci furono dei ritrovamenti che fanno supporre la presenza di un antico sacello. I lavori di adattamento fatti dal barone portarono importanti modifiche alle facciate e agli interni della casa, per cui risultò difficoltoso ricostruire la configurazione originale. Fra le altre cose trovo interessante segnalare che all'interno, sul pianerottolo del primo piano furono trovate due piccole pile per l'acquasanta ed un affresco che raffigurava S. Sebastiano, quindi si può presumere che in quella stanza risiedesse la Confraternita di San Sebastiano e Rocco e che un corridoio la collegasse alla chiesa. (Fonte Margherita Tauceri)
Storia: Sotto la chiesa sconsacrata dei santi Sebastiano e Rocco, riaffiora la Trieste medievale. immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell'edificato attuale, d'origine seicentesca, sono infatti riemerse una serie di strutture articolate in vani quadrangolari con pavimentazioni in lastre o in scaglie arenacee, riferibili al periodo medievale della città di Trieste. Una complessa sequenza di edifici di epoca medievale, probabilmente a destinazione residenziale, è stata riportata alla luce durante gli scavi archeologici effettuati nell’ambito dei lavori di recupero della sconsacrata chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, situata tra Palazzo dei Leo e androna dei Coppa, nel quartiere di Cavana, una zona del centro storico di Trieste considerata ad alto rischio archeologico. Immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell'edificato attuale, d'origine seicentesca, sono infatti riemerse una serie di strutture articolate in vani quadrangolari con pavimentazioni in lastre o in scaglie arenacee, riferibili al periodo medievale della città di Trieste. Molta la ceramica databile al XIII-XVI secolo rinvenuta insieme a frammenti di vetro. E’ stato pertanto possibile, proprio sulla base delle associazioni ceramiche isolare due principali fasi d'intervento costruttivo: la prima degli inizi del Trecento, epoca in cui fu realizzato l'antistante perimetro difensivo, con i contestuali interventi di bonifica dell'area paludosa a mare delle banchine romane ormai non più in uso, la seconda ascrivibile al Quattro-Cinquecento, quando si consolidarono gli assetti urbanistici del quartiere". L’importante scoperta, come afferma l’archeologa Paola Ventura, ha consentito, per la prima volta, di mettere in luce, su un’ampia area e non solamente in trincee o sondaggi limitati, una sequenza di utilizzi dello spazio urbano, in piena continuità dal basso Medioevo ad oggi, correlando anche alle diverse fasi conosciute le strutture tuttora conservate in elevato”. (Fonte:: Soprintendenza Archeologia FVG)

I primi anni del '900 l'edificio passò in eredità al conte Laval Nugent, alla sua morte, avvenuta nel 1923, tutti i beni vennero trasmessi alla figlia, la baronessa Margherita Nugent Laval, che affittò questi spazi a commercianti e privati cittadini e nel 1951 lasciò l'immobile al sindaco Bartoli a condizione che la chiesa venisse riaperta al culto pubblico [2]. Con il decreto del 22 maggio 1959 della Soprintendenza ai Monumenti, Gallerie e Antichita' di Trieste, ritenuto l'edificio di notevole interesse artistico e storico viene sottoposto a tutela. Descrizione dell'edificio sacro: A destra del presbiterio si trovava un campanile, sulla facciata nello spazio fra le due finestre, si trovava un affresco che rappresentava i due Santi sopra si può vedere il fregio con la conchiglia [3] simbolo di San Rocco [4]. Internamente erano presenti tre altari in legno: il maggiore dedicato ai due Santi, accanto al quale, a terra, era posta una lapide romana collocata in precedenza nel muro esterno della chiesa precedente, e altri due, più piccoli, ai lati, uno dedicato a San Rocco, patrono degli appestati, e l'altro a Santa Barbara. A quest'ultimo era aggregata la confraternita dei civici bombardieri, che il 4 dicembre festeggiavano la Santa con una messa solenne e spari e mortaretti. (Fonte Margherita Tauceri)

Nel 2018 l'edificio e la chiesa sono state completamente restaurate.

Androna dei Coppa (perpendicolare a via San Sebastiano) Denominazione ottocentesca che ricorda la famiglia patrizia dei Coppa, di origine veneta. A trieste già nel 1389 è segnalata la presenza di un Giovanni Nicolò Coppa, i membri della famiglia vennero aggregati al Consiglio dei Patrizi nel 1468 e alcuni furono amministratori comunali. La famiglia si estinse con Giulio Coppa, nato a Trieste nel 1578 e qui morto il 9 febbraio 1660. - (Fonte:: Dino Cafagna)

A sinistra:

Androna San Sebastiano (prima laterale a sinistra di via San Sebastiano) Denominazione settecentesca.

"Introitum tuum et exitum tuum custodiat dominus"
(Il Signore custodisca il tuo entrare ed uscire)


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